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CIGNO

Serata inaugurale dell'estate della zona Testaccio di Roma, area attrezzata veramente bene specie se paragonata alle precedenti edizioni: palco piazzato alla fine dell’area, bar e paninoteche tutt'attorno; ideale per passare una serata al fresco e contrastare una delle prime serate della calura romana. Ad inaugurare l'evento una delle next big thing dell'underground italiano, per il quale anche la rivista Rolling Stone si è esposta in lodi sperticate. Chiedo venia a All You Can Hate e Dlemma, band che hanno aperto la serata, che non troveranno copertura in questo live report a causa di un arrivo in ritardo sul luogo del delitto.

Cigno si presenta sul palco col colbacco ed a torso nudo (quasi un ossimoro data la temperatura, ma in perfetta simbiosi con la sua immagine pubblica), e fuga immediatamente ogni dubbio sulla band, costituita da sette elementi: tre chitarre di cui una suonata dal leader all’occorrenza, due synth, batteria, basso e voce; tra tutti i membri ha attirato l'attenzione il chitarrista cinese che si dimenava come un Bruce Lee in forma smagliante, dotato di un eight pack (addominali scolpiti) da far impallidire Gianluca Vacchi. “Il Tuo Schiavo Sta Arrivando” con il ritornello <<maledetto il sacro lavoro>> inaugura il set con un livello di volume alquanto basso che non permetteva di godere appieno dell’esplosiva potenzialità del sound, evidenziando un giro reiterato di basso e liriche incentrate su una litania inerente al lavoro. “Il Condannato Viene Scortato Fino Al Luogo Di Esecuzione” caratterizzato da un drumming incessante, ha visto all’opera tutti gli elementi della band, ricreando un tribalismo che rimandava la memoria alle lotte di classe dei primi lavori dei Test Department. “Protestanti” dopo una lunga intro recitata esplode in un rock tellurico. “Mare Nero” è un rituale oscuro e pagano in stile Current 93 versione industrial, con una preminente base di theremin di nipponica memoria (Acid Mother Temple); faceva balenare nella mente immagini di un film psichedelico/horror anni 60.

“Leningrado”, uno dei brani migliori/tormentoni dell'ultimo lavoro, 'Buonanotte Berlinguer', dotato di ritornello accattivante: “dite a mia madre che non tornerò” è stato eseguito in chiave dimessa, togliendogli parte dell’oscura ed accattivante incisività. Un gruppetto di "facinorosi" (restando nel lessico utilizzato dall’artista in uno dei suoi brani) cantavano ad alta voce le canzoni eseguite sul palco, modificandone il testo con citazioni dei brani di Jovanotti; non si capiva se fossero o meno amici della band in quanto era maggiore il fastidio arrecato che l’incitamento profuso. Una parodia incalzante simil CCCP è “La Classe Operaia Va In Paradiso” con tanto di bandiera della CGIL sventolante sul palco. Si prosegue fino a chiusura del set con una serie di tracce di rock duro a due/tre chitarre, talvolta intarsiate di lapilli jazz e sfuriate percussive sul malcapitato bidone in ferro utilizzato a mò di batteria, quando non barbaramente seviziato con un trapano. In tutta onestà devo riconoscere che ho assistito ad un bel concerto, ma date le premesse dei testi e dell’hype generato attorno al personaggio, mi sarei aspettato un po' più di dissacrazione in scena ed una maggiore presenza di spaccati industrial/esoterico che traspaiono di più nei dischi.

SETLIST:
Intro 
Il tuo schiavo sta arrivando.
Il condannato viene scortato fino al luogo di esecuzione
Protestanti
Mare nero
L'alluvione del padrone
Leningrado
La classe operaia va in paradiso
Errico Malatesta
Antéchrist
Censure e torture, Stefano Cucchi tra le fiamme
Avantieri
Buonanotte Berlinguer 
Postcapitalismo
Outro

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