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GIOVANNI LINDO FERRETTI

Con questa sono tre le volte che siamo venuti ad assistere ad uno show dell'ex leader dei CCCP/CSI/PGR negli ultimi tre anni, non siamo rimasti sorpresi dalla partenza in chiave soft che il buon Lindo é solito utilizzare per scaldare l'audience, come di consueto, accorsa numerosa anche se il locale non era pieno al limite della capienza (si parla di un club da oltre 2000 posti). Se l'inizio era prevedibile, altrettanto non si può dire del Ferretti, con lui la sorpresa è sempre dietro l'angolo; si è lasciato crescere i capelli finendo per assomigliare al Robert De Niro attuale, sempre coadiuvato dai due fidi ex Ustmamò Ezio Bonicelli e Luca A. Rossi (chitarre e violino). Finito il warm up inizia la collezione di classici (estratti da tutte le sue creature, nonchè pietre miliari della musica alternativa italiana e fondamentale compagnia fin dalla gioventù per chi scrive, ne consegue che riascoltare quei ritornelli ci ha fatto tornare indietro nel tempo) che costituirà la spina dorsale del set: "Tu Menti" ha visto il cantato del Ferretti di una tonalità più acuta della versione originale, non proprio consona alla struttura del brano. Da questo momento in poi il concerto si può dividere in tre parti distinte: - 1. Un siparietto di cover: "Amandoti" (che Ferretti stesso ha scritto per Gianna Nannini) fa scappare qualche bacio ed abbraccio tra le coppie in sala, arrangiato in maniera molto piacevole con il violino in gran spolvero sul trademark della voce di Lindo; "Rendez Vous" (di Amanda Lear) mixata con "Mi Ami" fa risaltare un non perfetto bilanciamento dei suoni tanto che la batteria andava in distorsione, quando tutti credevano che il brano fosse finito il singer riparte con il ritornello di: "spermi indifferenti per ingoi indigesti" senza musica a fare da sottofondo. - 2. "And The Radio Plays", "Radio Kabul" e "Tabula Rasa Elettrificata" (secondo dei bis) tutti resi in versione reggae hanno tenuto alto il tasso dancereccio e di partecipazione del pubblico con cori annessi, così come "Battagliero" ha aperto le danze da balera. Piccola digressione del frontman che ci edulcora sul fatto che siamo nel pieno dell'era digitale, dove tutti siamo connessi 24 ore al giorno e dove si è perso persino il senso della domenica, che è diventata un giorno come un altro (facebook, posta elettronica, whatsapp), mentre in passato era un giorno di festa in cui la famiglia si radunava attorno ad una tavola lautamente imbandita per l'occasione. Una toccantissima "Occidente" dal repertorio CSI ci contagia con un riff/arpeggio degno del miglior blues malato opera di Nick Cave. Giovanni si è mostrato a più riprese compiaciuto verso gli apprezzamenti del pubblico e particolare è stato il suo muoversi a scatti come quello di un ipotetico robot ubriaco; - 3. "Per Me Lo So" in versione elettronica ed una drum machine molto eighties nella sua roboanza, "Emilia Paranoica" (primo dei bis) con tanto di base dark ambient (nell'utilizzo della batteria elettronica e nelle chitarre) ci lascia un po' interdetti, ma come già accennato a inizio report con lui il colpo di scena è sempre da tener presente come in un film di hitchcock. Epilogo dello show e degna cornice per un pubblico festante non poteva mancare "Punk Islam" con una batteria elettronica poderosa a sfiorare l'ebm, il pogo 'controllato' (vista l'età media dei presenti che sfiorava i 40 anni) e i cori dei fan. Sempre unico nel bene e nel...saper sorprendere.

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