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LITFIBA

Cosa differenzia i Litfiba della Trilogia da quelli riuniti nel 2010 con 'Grande Nazione'? Se intendiamo i dischi degli anni Ottanta ('Desaparecido', '17 Re' e 'Litfiba 3') tantissimo, un abisso. Se invece prendiamo in considerazione la lunga marcia trionfale che a suon di sold out porta la band in giro per l'Italia, molto, ma non troppo. Il fatto è che il suono di quelle canzoni era troppo particolare, legato ad un periodo storico preciso, erano brani cuciti addosso al Pelù e al Maroccolo di quell'epoca. Questo per dire che gli anni si sentono, ma dire che sono portari bene è dir poco. Davvero non ci aspettavamo che suonassero esattamente come su disco, ma la trasformazione di "Guerra" lascia basiti: più rotonda, non colpisce e anzi perde il suo significato, e sì che nella data di Napoli, cui abbiamo assistito, c'era da urlare con ben altra rabbia contro gli "uomini neri" della camorra. Anche 'Eroi Nel Vento' risente del suono troppo live, mentre "Cane" e "Gira Nel Mio Cerchio" hanno scatenato la platea facendo tremare la Casa Della Musica. In sè, le canzoni sono tutte highlight, ma è bene sottolineare la resa ottimale di "Istambul", che riesce quasi a calmare i pogatori ubriachi, così come "Louisiana". Due ore nette di concerto, in cui avremmo preferito sentire più le tastiere e meno la chitarra amatoriale (non spariamo sulla croce rossa, sarebbe fin troppo facile sparlarne) del simpatico Ghigo Renzulli, tanto per avere un suono più anni Ottanta, dominate dall'ottimo basso di Gianni Maroccolo, grande e sornione, dal volto rubizzo, e da un Pelù in stato di grazia. È pur vero che i brani erano in una tonalità più bassa rispetto alle versioni studio, ma a cinquant'anni suonati l'inafferrabile cantante aveva in mano il pubblico con la sua inconfondibile e magnetica voce, accompagnando la performance con mimica e gesti che abbiamo imparato a conoscere negli anni. I predicozzi sono limitati alle introduzioni di alcuni pezzi, quindi generalmente non c'è nemmeno stato bisogno di incitarlo ad andare oltre. Molto meglio mentre interpreta in maniera unica canzoni come "Transea" che non dietro al bancone del trash talent show di turno. Ottima la organizzazione, a parte l'omissione dell'orario di apertura dei cancelli. Tutto come da copione, scaletta già nota, con pubblico dall'età media abbastanza alta che ringrazia in visibilio. La famiglia che ha portato nelle prime file la bimba ad occhio e croce dodicenne merita solo elogi, così come un tizio di una cover band campana dei Litfiba, conciato esattamente come Piero, un sosia praticamente, non merita nemmeno la nostra pietà.

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