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ABORYM: WITH NO HUMAN INTERVENTION

data

16/02/2003
98


Genere: Black Industrial
Etichetta: Code 666
Anno: 2003

Il terzo sigillo. Il terzo capolavoro. Certo potrei chiudere qui la recensione, o potrei andare avanti all’infinito tessendo le lodi e i meriti della band romana prima, e quelli della loro terza fatica poi, ma mi limiterò a un’analisi quanto più obiettiva… I quattro demoni lisergici capitolini questa volta hanno centrato in pieno il bersaglio, questo è sicuro; il secondo album “Fire Walk With Us”, di due anni fa, risentiva forse di un drum programming troppo esasperato e di suoni troppo freddi e clinici, che non riuscivano a coinvolgere del tutto, nonostante il livello assolutamente sublime dei brani. “With No Human Intervention” fonde invece il trademark Aborym con una maggiore consapevolezza che porta ad una rinnovata aggressività senza pari; è assolutamente stupefacente come si possa passare da brani assolutamente black come la title-track a opus come “The Triumph”, un trip in continua mutazione, che si districa tra atmosfere asfissianti e in parte melodiche, passa per una sfuriata devastante e si chiude con dei beat alienanti. Ogni brano è una sorpresa, ogni ascolto è un passo più vicino verso l’inferno… “Does Not Compute”, una scheggia di drum’n’bass techno impazzita, la già citata “The Triumph”, il remake di “Metal Striken Terror Action” (a sua volta già rifacimento di “The Black Deicide” apparsa sullo storico demo “Worshipping Damned Souls”), il delirio techno ebm di “Chernobyl Generation”, forse un po’ troppo prolissa ma assolutamente malata nel suo incedere meccanico, e la chiusura sublime di “The Alienation Of A Blackened Heart”, dove lo special guest Natterfrost direttamente dai seminali Carpathian Forest offre una prestazione vocale superlativa, a coronare un brano scritto appositamente per la sua voce (sembra quasi di sentire gli stessi Aborym che coverizzano i Carpathian!). A proposito di voce…spendiamo qualche parola per Attila, un vocalist che riesce sempre a stupirmi e ad ammaliarmi; mai come in questo album il singer ungherese aveva variato la sua voce a tal punto per passare da scream inumani, a voci pulite da brivido, senza mai tralasciare il suo classico timbro da non morto che ha sempre usato…pazzesco, semplicemente pazzesco. Ottime anche le spoken parts recitate da Bard Faust, una leggenda… L’unico, minuscolo difetto che posso trovare in questo disco, e che è anche l’unico motivo per non dare il massimo dei voti, è la forse eccessiva prolissità dell’album; attenzione, non voglio dire che alcuni brani siano solo dei riempitivi (tutt’altro, sono tutti allo stesso altissimo livello), ma solamente che un disco di 14 pezzi di questo genere può risultare pesante o di difficile assimilazione, ma sono solo dettagli che non pregiudicano l’elevatissima qualità intrinseca di “With No Human Intervention”.

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