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ANATHEMA: Weather Systems

data

23/04/2012
95


Genere: Alternative Atmospheric Rock
Etichetta: Kscope Records
Distro:
Anno: 2012

Reduci dal sensazionale 'Falling Deeper', rivisitazione in chiave acustico-orchestrale dei più noti succesi della band, gli Anathema amalgamano mirabilmente tali sonorità col percorso intrapreso con il precedente album di inediti ('We're Here Because We're Here', 2010), e cioè un emozionante e pregevole alternarsi di chiaroscuri al servizio di un pop rock alternativo (spesso acustico) di gran classe. Certo è che proprio dal suddetto lavoro gli ex doomster hanno messo a nudo una vena molto più solare (per i loro soliti standard, s'intende) che li eleva ad un livello etereo semi intoccabile ed irraggiungibile dall'alto del quale oggi i cinque di Liverpool ci fanno dono dello struggente e magnifico 'Weather Systems' che, come si evince dal titolo, condensa al suo interno umori atmosferici cangianti che nulla hanno di prevedibile, scontato o già sentito. L'accoppiata iniziale "Untouchable Part I" e "Untouchable Part II" è da brividi e da sola vale intere discografie pop rock d'alta scuola: l'ascolto potrebbe benissimo terminare qui e ne usciremmo comunque spiritualmente arricchiti, ma bontà loro così non è ed allora i fratelli Cavanagh ci prendono per mano e ci accompagnano con sicurezza lungo un caleidoscopio sonoro ed emotivo senza eguali, che tocca vette compositive sublimi e che si traduce in un vero e proprio sogno ad occhi aperti. "The Gathering Of The Clouds" e "Lightning Song" formano un unico lungo e memorabile insieme che, con andamento splendidamente in crescendo, letteralmente decolla (e ci fa prendere il volo) grazie ad una apertura elettrica ed ariosa da infarto. "Sunlight", dopo le nuvole evocate dai titoli precedenti, ci riporta al tiepido calore di un sole primaverile in un crescendo (ancora) che pochi (forse nessuno) saprebbero surclassare per intensità, per poi lasciare che "Storm Before The Calm" ci avvolga col suo ipnotico incedere a metà strada tra Simple Minds e Depeche Mode, con coda melodica da lacrime di gioia. "The Beginning And The End" vuole fin dal titolo idealmente rappresentare in un'unica composizione la quadratura di un cerchio che parte dagli esordi e si chiude con il suono attuale, mentre la triste e malinconica "The Lost Child" causa la formazione di fosche (ma sempre immensamente affascinanti) nubi, ad oscurare parzialmente, ma delicatamente il cielo, coprendo altresì l'ambiente circostante con un velo di sottile ma intensa pioggia, prima che "Internal Landscapes" riporti il sereno sopra le nostre teste grazie ad una intensità emotiva tale da renderla uno dei picchi più alti del disco, perfetta conclusione di un'opera che possiamo unanimamente definire come una di quelle giornate di fine settembre, quando l'autunno alle porte rivendica la propria identità intessendo grigie nuvole, squarciate però da ampi e caldi raggi di sole di un'estate che non ne vuol sapere di cedere il passo...

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