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BATHORY: TWILIGHT OF THE GODS

data

19/02/2004
87


Genere: Epic Metal
Etichetta: Black Mark
Anno: 1992

Il Crepuscolo degli Dèi. Tema carissimo all'immaginario dell'heavy metal, analizzato nelle sue caratteristiche più disparate e in ogni possibile modo fin dai primordi di questo genere musicale, e prosieguo ideale del concept nordico di Quorthon che era stato sin dall'inizio concepito come composto da due dischi. Ma "Twilight Of The Gods" non è assolutamente identificabile come semplice prosieguo di "Hammerheart". Anzitutto, è con questo disco che per la prima volta Quorthon si trova solo, e gestisce personalmente tutti gli strumenti e l'esecuzione dell'intero lavoro, ma ciò che più conta è che la musica è ancora una volta un passo avanti, completamente diversa da quanto proposto dai Bathory fino ad allora. Soffusi tappeti acustici, cori sempre più onnipresenti, brani lenti e aperture di melodia prima mai osate: insomma, un'ulteriore espansione del sound della band, che con "Hammerheart" pareva aver trovato una dimensione epica, qui portata alle sue conseguenze più estreme con tutti i pro e contro del caso. Diciamolo subito: il problema principale del disco sta proprio in un uso forse eccessivo di soluzioni lente, ripetitive, che lo rendono decisamente meno appetibile dei precedenti lavori di Quorthon, e contribuiscono a far sì che brani come "To Enter Your Mountain" o "Bond Of Blood" risultino molto difficili da apprezzare appieno. Certo è che quando Quorthon è in forma sforna canzoni pressochè perfette, che proprio nella loro maggiore melodia riescono a trovare spunti artistici di incredibile profondità. La musica è sempre carica di connotati epici e leggendari, i riff di chitarra sono sempre più scarni e "mirati", i brani lenti e massicci come non mai, ma la mordace aggressività del passato è praticamente scomparsa del tutto. La voce di Quorthon per la prima volta appare veramente melodica nella sua impostazione, adattissima per declamare le splendide lyrics del lavoro, non sempre incentrate sull'immaginario vichingo! E il disco è veramente vario e in continua mutazione: dall'epic metal battagliero di "Under The Runes", all'indimenticabile e drammatica "Twilight Of The Gods" (un compianto del moderno sfacelo dell'uomo e dei suoi valori), fino all'interminabile ma emozionante suite "Blood And Iron", o alla splendida, melodica e semplicissima "Through Blood By Thunder". Tutto all'insegna della sobrietà compositiva più raffinata e "discreta". Niente esagerazioni, la grandeur dei brani è dovuta semplicemente alle mirabolanti idee di Quorthon, non a espedienti fasulli, sound pompato o quant'altro. Certo è che senza le splendide armonie di voci e chitarre questo disco non avrebbe avuto molto di nuovo da dire... E' proprio la presenza dei primi veri arrangiamenti della storia dei Bathory a rendere speciale questo disco,, in cui si mescolano senza problemi riff epic metal, cori, arpeggi, e altre trovate più "acustiche", le cui armonie contribuiscono a creare un'incredibile sensazione di leggendaria purezza e antica malinconia. Che dire poi della conclusiva "Hammerheart"? Uno degli esperimenti più coraggiosi di Quorton, non è altro che un estratto de "I Pianeti" di Gustav Holst riadattato per essere cantato dall'inconfondibile voce del nostro, e trasformato in un sentitissimo e indimenticabile inno nordico. Peccato che questo disco sia stato compromesso dalle due trace sopracitate... senza questi "cali di tono" sarebbe stato probabilmente un disco perfetto, come i precedenti. E' un peccato non poter dare il massimo a un disco che contiene autentiche perle di ancestrale bellezza.

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