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GENTLEMANS PISTOLS: Hustler's Row

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27/01/2016
72


Genere: Hard Rock, Blues Rock
Etichetta: Nuclear Blast
Distro: Warner Music
Anno: 2015

La Nuclear Blast è nota tra gli addetti del settore, siano essi musicisti piuttosto che esperti dal punto di vista giornalistico, per essere la più importante etichetta discografica in ambito metal. Nelle sue schiere compaiono anche band che hanno un approccio del rock più genuino e rivolto a quei gusti un po’ retrò e vintage. È il caso per esempio di Graveyard e Blues Pills. Ed è anche il caso dei qui presenti Gentlemans Pistols, tra le band di un certo rilievo in ambito classic rock. Il terzo album del complesso britannico, ‘Hustler’s Row’, parte in quinta con il rock adrenalinico di “The Searcher”, diretto e con un groove bello spedito. E dopo una parentesi più fumosa come quella di “Devil’s Advocate On Call”, si riprende il binario del blues-rock pieno di carica e di vigore con “Time Wasters”, un brano che può rientrare anche nel repertorio di una band che fa del blues-rock il suo corpo e la sua anima, come i Rival Sons. I giochi di chitarre, ad opera del frontman James Atkinson e dell’ex chitarrista dei Carcass Bill Steer sono il pezzo forte della canzone, e in cui la voce dello stesso Atkinson può giostrarsi a suo piacimento. Questi elementi sembrano poi avere una stretta continuità ed un collegamento con la successiva “Private Rendevous”, continuità che agevola l’ascoltatore dandogli quei sensi di piacere che si hanno quando ci si appresta davanti a del buon rock. In questo disco non ci sono solo le cavalcate rock dei primi brani, ma anche momenti in cui gli stati d’animo e tutto ciò che si ha dentro vengono esternati e filtrati con grande passione dalla voce di Atkinson È il caso per esempio di “Stress And Confusion”. Ed anche frangenti in cui il rock dei Pistols cerca di farsi in un certo senso più sensuale, più accattivante, grazie ad una “Lady Teaser” che vuole ammaliare l’ascoltatore con le sue movenze sinuose. “Dazzle Dizzler”, col suo reiterato refrain di chitarra, tutto sommato si tiene in piedi, grazie alle doti vocali di Atkinson, ma al contrario dei pezzi precedenti non si eleva e non spicca. Ben diverso è il discorso quando si appresta ad ascoltare “Coz Of You”, con il groove che torna a farsi prepotente grazie ad un’alchimia completa tra tutti gli elementi. Si conclude con la title-track, in cui Atkinson cerca di prendere in prestito, se non la voce, quantomeno l’approccio di Robert Plant e ne fa un buon uso soprattutto nelle strofe più tranquille, creano attorno uno spazio che il resto della band dedica ad un rock più controllato e misurato, chiudendo con eleganza l’album. Un album che si dimostra molto attivo, nonché calibrato nei modi giusti e nei punti giusti. Un album di matrice sottilmente zeppeliniana, e che si addentra in territori cari soprattutto ai Rival Sons. Un album sicuramente gradevole e che volentieri lascia spazio a sonorità che si rivelano interessanti, ma anche portatrici sane di immaginari che sono caratteristici quando l’ascoltatore si sente pervaso dalle atmosfere del rock classico.

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