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MARCHE FUNÈBRE: Einderlicht

data

06/10/2020
70


Genere: Death Doom Metal
Etichetta: Hypnotic Dirge Records
Distro:
Anno: 2020

Quarto full-length per la compagine belga Marche Funèbre che nei suoi dieci anni di attività circa ha saputo ritagliarsi un posticino all'interno del vasto e variegato panorama doom death europeo nel quale militano imponenti nomi di spicco del genere. Ascoltando le sei tracce corpose in termini di minutaggio che compongono questo 'Einderlicht' risultano massicce le influenze che il quintetto trae da band seminali come i My Dying Bride o i Paradise Lost. Le sonorità claustrofobiche e pachidermiche di "Scarred", ammantante di un certo gusto di decadente romanticismo ricordano molto, soprattutto nei picchi più alti di lirismo, quelle dei My Dying Bride, mentre un brano come "The Eye of the End" risulta più concentrato sul versante melodico, amalgamando con maestria i ritmi serrati vicini al black metal con un azzeccato riffing melodico più in stile Paradise Lost. Il senso di decadenza romantica di cui abbiamo già accennato diventa ancora più evidente nella quarta traccia intitolata "The Maelstrom Mute" che riprende nelle liriche il celebre componimento poetico "Verrà la Morte i Avrà I Tuoi Occhi", scritto da Cesare Pavese e pubblicato postumo dopo il suo suicidio. Le melodie cupe e di desolata disperazione esprimono appieno l'oblio e il senso di solitudine e di sconforto provato dal poeta a seguito di una terribile ed insostenibile delusione amorosa per l’attrice americana Constance Dowling e rappresentano anche una forma di omaggio dei nostri verso la cultura italica del novecento. Si ritorna subito a ritmi molto più serrati con "Deformed", brano più diretto e aggressivo che però nel suo ampio minutaggio non risulta privo di quei caratteri essenziali che sono il trademark dei Marche Funèbre come il gusto per la melodia, il riffing ripetitivo ed ipnotico di chitarre e i momenti di pura introspezione. La conclusiva titletrack è l'unico brano cantato in olandese e segna ancora una volta un ritorno a quelle sonorità dal sapore decadente in stile My Dying Bride. Il brano inizia in modo delicato accarezzando i timpani dell'ascoltatore con degli intrecci melodici dove massiccia si avverte la presenza della linea di basso, per poi aprirsi su una ritmica pesantemente distorta e più aperta. Nel corso dei quasi undici minuti trovano spazio i momenti di quiete e i momenti di tempesta; momenti di pura malinconia intervallati da un drumming serrato e un growling graffiante ai limiti della disperazione. Anche sul piano contenutistico i temi trattati nelle liriche trovano grande attualità. Sicuramente si segnalano "Deformed", il cui testo si incentra sulla perdita della speranza, da parte dell'Uomo del nuovo millennio, una sorta di sfiducia, smarrimento e solitudine che traspare anche in "When All is Said" dove l'Uomo viene collocato all'interno dei suoi rapporti umani sempre più virtuali e sempre meno reali. Proprio la virtualità di questi rapporti è ciò che innesca una continua competizione con quello che viene ostentato quotidianamente sulle pagine dei sempre più numerosi social network ed è ciò che genera quel senso di frustrazione, di inadeguatezza e di scoramento trasmessi magistralmente dal brano e che costituiscono il trait d'union dell'intero lavoro.

"In times of innumerable interactions
Brought forth by modern age
Infinite legions of lonely souls
Dwell in empty rooms"

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