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TRIVIUM: THE CRUSADE

data

06/10/2006
84


Genere: Thrash Metal
Etichetta: Roadrunner Records
Anno: 2006

Eccoli di nuovo, i Trivium, quattro ragazzi di vent’anni che in un anno e mezzo sono passati da band di metal moderno buona per duecento persone nei club a promessa della musica pesante venerata in mezzo mondo. “Ascendancy” aveva per molti versi scosso il mondo del metalcore (che poi “Ascendancy” metalcore? Mah…) e non solo per merito di una qualità sbalorditiva; Heafy avrà pur avuto diciannove anni ma si sentiva che la stoffa i ragazzi ce l’avevano. E questo “The Crusade” arriva a solo un anno e mezzo di distanza, un anno e mezzo che li ha visti protagonisti di una serie praticamente ininterrotta di tour; oltre ad avere la stoffa, i ragazzi sono ben determinati. Cosa poteva essere “The Crusade”? Un ulteriore passo in avanti nella direzione intrapresa dal platter precedente? Certo, poteva esserlo, ma non lo è. Che cos’è dunque la nuova fatica dei Trivium? Semplicemente un potentissimo, freschissimo album di metal classico/thrash ottantiano riletto in chiave appena appena moderna. Avete capito bene, come se non lo sapeste già poi: niente drop-d sulle chitarre, accordature standard, eliminazione totale dello screaming (perché Matt, perché? Avevi/hai uno degli screaming più belli sulla piazza, e non lo usi. A poco servono puerili scuse come ‘lo usavo perché prima non sapevo cantare’, dunque i puliti di “Ascendancy” ce li siamo tutti sognati?) in favore di uno Hetfield style invero piuttosto riuscito ed un sound pregno di anni ’80 e classicamente metal. Pezzi hard rock tutti da cantare come “Anthem(We Are The Fire”), la romantica “This World Can’t Tear Us Apart”, tiratissimi brani thrash come la letale tripletta di apertura “Ignition”, “Detonation”, “Entrance Of The Conflagration” (brano dell’anno per quanto mi riguarda) e “To The Rats”, una piacevole title track strumentale di otto minuti… è difficile trovare punti deboli in “The Crusade”. E perché i Trivium coi ritornelli e la pletora di assoli ci sanno fare meglio di tanti professionisti, e perché anche i pezzi meno riusciti (“Becoming The Dragon”, “Contempt Breeds Contamination”, “The Rising”) contengono almeno un paio di passaggi che riescono a farsi ricordare. Resta però il malizioso dubbio che i Trivium abbiano gabbato tutti quanti, cercando di accalappiare più giovinastri possibili con “Ascendancy” per poi sterzare verso una direzione più ortodossa per ingolosire anche i puristi del metal integerrimo. Ma questo lo capiremo solo più avanti; nel frattempo godiamoci “The Crusade”, disco che certe band possono solo immaginare come sfrenata fantasia erotica.

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