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LAURA PESCATORI: FemIta

Copertina front

Dopo aver letto il suo interessante “Riot not Quiet – 365 Giorni di Rock al Femminile”, una sorta di libro-calendario con piccole pillole musicali al femminile da ascoltare quotidianamente, mi avvicino con molto piacere a questa nuova fatica di Laura Pescatori, anch'essa dedicata al prolifico, ma spesso poco valorizzato universo musicale “rosa”. A differenza del libro precedente, "FemIta - Femmine rock dello stivale" è dedicato alle artiste di casa nostra (note e meno note), e consiste in una raccolta di interviste fatte prevalentemente nel 2019. Una lettura imperdibile per chi come me, avendo un background musicale prevalentemente britannico ed americano, ha sempre avuto un occhio forse un po' distratto su ciò che accadeva sotto il proprio naso. L'autrice nella prefazione riconosce di avere la mia stessa lacuna e con questo libro vuole, riuscendoci egregiamente, colmarla. A dire il vero il termine "rock" nel sottotitolo del libro è un pò limitativo, perchè in "Femita" viene data la parola a numerose artiste appartenenti ai più disparati generi musicali: dal punk al cantautorato, dal rock al folk, dal pop al jazz. Ogni intervista è una finestra aperta sulla vita reale di queste musiciste che hanno dovuto affrontare diverse difficoltà non legate alla propria abilità strumentale o compositiva, bensì esclusivamente al proprio sesso. Sì perchè, dobbiamo ammetterlo, nel mondo dello spettacolo (come in moltissimi altri ambiti) il lavoro fatto da una donna è giudicato con approssimazione e sospetto, se non addirittura con atteggiamento di scherno. Accade ancora oggi nel 2020. Sempre meno per fortuna, ma accade. Come dice giustamente l’autrice, capita di sentire frasi del tipo “suoni la chitarra bene come un uomo”, “quando c’è una donna all’interno del gruppo crea scompiglio”, “il rock è una cosa da uomini”, “sarà qui come groupie”, “se è a quei livelli è perché l’avrà data via bene”, “oillele oillala faccela vede faccela toccà” e via discorrendo…”. Tutto molto sminuente. Questo libro mi ha fatto scoprire quanto la nostra penisola sia piena zeppa di valide compositrici che hanno fatto il doppio della fatica per crearsi una "nicchia nella nicchia", di solito ad appannaggio degli uomini. E anche grazie ad autrici come Laura Pescatori, viene acceso un riflettore su questo mondo a volte un po' sommerso e sottovalutato.

Sono numerosissimi gli aneddoti interessanti raccontati dalle circa 40 artiste raccolte in questo libro, che vanno dalle vicende artistiche a quelle più strettamente personali, dalle battaglie sostenute per conquistare un palco e per farsi ascoltare fino alla sacrosanta e meritata consacrazione. La maggior parte delle ragazze intervistate sono state parte attiva del decennio 1990/2000, periodo florido e purtroppo effimero di risveglio culturale e musicale in Italia. Tanti i racconti, in un perfetto mix di episodi divertenti ed altri invece molto amari. Leggendo si ha la consapevolezza che in Italia dobbiamo ancora crescere moltissimo sull’argomento “parità di genere”, anche in ambito che dovrebbe essere più aperto come quello musicale e artistico. Molto esaustive in questo senso sono le interviste ad Helena Velena (personaggio decisamente sui generis, senza filtri e senza peli sulla lingua) o alle Bambole di Pezza, portavoci della lotta al sessismo, al patriarcato, alla violenza e alla omofobia. Interessanti anche le testimonianze relative alle esperienze all’estero, come quelle delle Svetlanas, prima censurate in Russia per essersi “permesse” di scrivere testi ironici su Putin, poi bloccate dalla presenza di naziskin in alcune loro date in terra americana e infine minacciate di morte perchè considerate comuniste. O come quelle delle Cleopatras e delle loro vicissitudini in Inghilterra, nazione estremamente più ricettiva e attiva in fatto di “uguaglianza di genere”. Non mancano le interviste ad alcune “vecchie glorie”, sempre interessanti e sorprendenti da leggere. Tra loro citerei Jula De Palma (icona jazz dagli anni '40 agli anni '70), censurata dalla RAI per la sua interpretazione “troppo appassionata” di “Tua” al Festival di Sanremo del '59. Cose che oggi fanno davvero sorridere, ma che ci aprono gli occhi su quanto fosse complicato per una donna esprimersi, tra mille paletti e restrizioni. O Giovanna Marini, cantautrice folk celebre per la divulgazione dei canti dei contadini e degli operai negli anni '70 (a cui restituì dignità ed eco), e per la sua collaborazione con Pasolini poco prima della sua morte. O anche Teresa De Sio che racconta un divertente aneddoto sul suo trisnonno ginecologo che fece nascere Frank Sinatra! Potrei citare ogni singola artista presente in questo libro, ognuna delle quali meriterebbe più spazio ed esposizione mediatica. Vi consiglio di prendere questo libro, segnare i nomi di ogni band o artista citate e di andare a ricercare la loro musica nell’etere. Così potrete voi stessi farvi un’idea di un fenomeno vivo e scalpitante che aspetta di essere giudicato solo per il reale valore artistico, e non per i centimetri di una gonna o di un tacco.

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