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EDUARDO VITOLO

Per chi non lo conoscesse già, Eduardo Vitolo è uno scrittore/giornalista/blogger/conduttore radiofonico campano che con ‘Children Of Doom’ raggiunge il traguardo del quinto libro dedicato alla musica oscura. La bellezza di questa opera risiede, oltre alla sua quasi totale esaustività che nasconde un lavoro titanico di ascolto e ritrovamento delle notizie nonchè grossa competenza della materia, nella ricerca del nesso di relazione tra storia, religione, arte (pittura e scultura), musica e risvolti psicologici (cita persino lo psicologo Jung) ed esoterici che gravitano attorno alla nascita del genere musicale, suddiviso per scene geografiche (USA, Inghilterra, Svezia, Italia, Finlandia, etc etc). Come è arrivato a questa sinergia? Come avrà scovato la relazione tra il Blues ed il Doom (anche se ad onor di cronaca i Black Sabbath avevano citato il blues come loro fonte di ispirazione)? Questo e molto altro lo scoprirete leggendo il lavoro in questione che oltre a vere e proprie chicche quali i punti di vista degli artisti ed addetti ai lavori, rivela anche curiosità, leggende e vi farà tornare la voglia di ascoltare la maggior parte delle band che cita comprese quelle che avevate dimenticato, concludendo con l'assunto che quasi tutti i sottogeneri metal sono riconducibili al Doom. L’intervista che segue vi chiarirà diversi altri punti di vista dell’autore.

Come è nata in te la passione per la scrittura di storie horror e quella per la musica oscura? Questa è una storia che racconto spesso in varie interviste che ho fatto negli anni. Da ragazzino ero letteralmente pazzo dello “Zio Tibia Picture Show” e di “Notte Horror” su Italia 1, ma non disdegnavo anche film horror di serie Z che acchiappavo su diversi canali privati. L’horror cinematografico mi ha cambiato la vita in tutti i sensi. Infatti, tramite alcuni film quali Morte a 33 giri, Demoni, Sotto Shock, Nightmare, Maximum Overdrive e molti altri ho scoperto che esisteva una scena musicale allora per me completamente sconosciuta ed assolutamente eccitante: quella del Rock “duro” e del Metal. Come dico sempre, avevo scoperto un nuovo mondo per me totalmente inesplorato. Tutto combaciava a pennello: la musica citava l’immaginario horror e i film avevano colonne sonore invischiate col Rock, o semplici partiture che consistevano in un riff di chitarra, o in uno spezzone tratto da un brano. Subito scattava la ricerca, ma era quasi sempre inutile, perché non c’erano ancora internet e You Tube. Credo di non essermi mai divertito così tanto a scoprire cose nuove! Da allora sono diventato un appassionato di Rock & Metal e se sono orrorifiche, ancora meglio!

Sei blogger, conduttore di trasmissioni radio dedicate al metal, e scrittore; continui a collaborare con riviste di musica metal? Allora: il blog “Il Mondo di Edu” lo porto avanti dal 2008, ma con meno passione anche perché ho davvero poco tempo per recensioni e articoli in generale, ma periodicamente qualcosa riesco ancora a pubblicare. Non sono più il conduttore di  Moshpit dal 2015, ma sono ancora in ottimi rapporti con Giancarlo e Tony e negli ultimi tempi ho curato per il format di Radio Base una piccola rubrica registrata sui dischi nuovi da me consigliati ogni settimana. Per quanto riguarda le riviste ho collaborato per diversi tempo con Splatter e Classix Metal, però negli ultimi due anni mi sono dedicato esclusivamente a 'Children Of Doom' accantonando questo tipo di contributi. Per il futuro non escludo nulla e potrei ancora scrivere su qualche rivista del settore.

Qual è il libro che ti ha dato più soddisfazione a livello personale, quale per la critica e quale a livello commerciale? A livello commerciale il libro che più ha venduto (anche per la distribuzione capillare di Mondadori Edicola) è “Black Sabbath Neon Knights. Testi Commentati”. A livello di critica credo che finora  quello che mi ha dato più soddisfazioni è “Sub Terra, Rock Estremo e Cultura Underground in Italia (1977 – 1998)". È andato davvero oltre le mie più rosee aspettative tanto che a distanza di anni trovo ancora gente che lo compra e ne parla in giro. A livello personale ho grandissime aspettative per 'Children Of Doom' e finora sono state ripagate. Per tanti addirittura è il mio libro migliore in assoluto e ne sono felice ed orgoglioso.

Quali sono i tre dischi a cui sei più legato e perché? Sono tre dischi che riguardano la mia formazione di appassionato e collezionista: Metallica, 'Master Of Puppets', perché tramite questo disco (o meglio una cassetta tdk registrata da un amico), ho compreso che il Metal avrebbe fatto parte della mia vita. Poi 'Altars Of Madness' dei Morbid Angel, preso senza conoscerli, in vinile, appena uscito, nel negozietto di dischi vicino casa. Una scoperta enorme che mi ha aperto le porte del Metal estremo che ancora oggi seguo, senza mai stancarmi. In ultimo dico 'The Eye' di King Diamond perché è l’artista che più rispetto e adoro in assoluto.

Il libro su Bartoccetti (Jacula Antonious Rex) è raggelante ed apre un mondo che oggettivamente pochi avrebbero immaginato (medium e musica). Come ti è venuta l'idea di fare la sua biografia? Che personaggio è Bartoccetti? Nel 2012 fui contattato via mail da Antonio Bartoccetti, raccontandomi, nel suo inconfondibile stile, la volontà di affidarmi “Magister Dixit”, la sua prima biografia ufficiale. Aveva già letto “Sub Terra” ritenendolo uno studio molto interessante e particolare che andava oltre la musica. Inoltre, eravamo già in contatto, in quanto avrei voluto inserire, sempre in “Sub Terra”, sia Jacula che Antonius Rex, ma la cosa non era andata in porto per problemi (miei) organizzativi. Da lì abbiamo deciso di lavorare a un progetto più ampio e preciso che Tsunami Edizioni ha poi pubblicato. Bartoccetti è un personaggio ermetico e oscuro, con squarci di ironia e saggezza che lo rendono unico nel genere. Una personalità complessa, affascinante e amante del mistero che da sempre ha contraddistinto la sua esistenza degna di un romanzo gotico o di un film horror.

La bellezza del libro 'Children Of Doom' risiede, oltre alla sua esaustività che nasconde un lavoro titanico di ascolto e ricerca delle notizie, nel nesso di relazione tra storia, religione, arte (pittura e scultura), musica e risvolti psicologici (citi persino Jung nel libro). Come sei arrivato a questa sinergia? Ti ringrazio molto per i complimenti sul mio lavoro per il libro. Dai tempi di Sub Terra mi è sempre piaciuto raccontare le tematiche culturali, artistiche e filosofiche legate ai generi più disparati e quando è partito il progetto 'Children Of Doom' sapevo già che il primo capitolo del libro avrebbe raccontato l’evoluzione del concetto di “Doom” nella storia, nell’arte e nella simbologia. Del resto come hai potuto leggere è un genere che si presta bene a questo tipo di “interpretazioni”. Infine sono un appassionato lettore di Jung e nel mio piccolo lo studio da anni e spesso avverto l’esigenza di citarlo nei miei libri visto che lo reputo molto attinente ai contesti musicali e culturali che cerco di raccontare.

Una delle band che più mi ha impressionato nel Doom oltre ai Candlemass, che ho avuto il piacere di vedere live con Messiah Marcolin(titanici), sono i Confessor che ho visto dal vivo nel 1991 a Brindisi. Sapevi che dal vivo il cantante stecca di brutto? Diciamo che mi ero accorto che non fosse perfetto (ma chi lo è dal vivo?) nel dvd “Live in Norway” del 2006, mentre negli anni ’90, pur avendo comprato in cassetta “Condemned”, non ho mai avuto la fortuna di vederli dal vivo e mi sarebbe piaciuto da morire. Sono un grande fan dei Confessor. Ricordo che all’epoca c’era un famoso giornalista Rock che lo paragonava a Robert Plant. Indubbiamente usa dei toni così alti che dal vivo è quasi impossibile proporli come su disco (tra l’altro sono anche ritoccati). Ma rimane uno dei perfomer più memorabili del Doom in assoluto.

Come hai scovato la relazione tra il Blues ed il Doom? Nelle mie ricerche ho trovato molte dichiarazioni su quanto il Blues fosse stato importante per la formazione di tanti musicisti legati al Doom da qui la decisione di inserirlo nel libro. Le connessioni musicali e tematiche sono evidenti e gente come Black Sabbath, Blue Cheer, Coven, Randy Holden e molti altri sono stati parecchio influenzati dai Bluesmen del Mississipi. In realtà non è la prima volta che scrivo di Blues: lo avevo già fatto nel saggio Horror Rock, la musica delle tenebre (Arcana, 2010), soprattutto del Blues maledetto di Robert Johnson. Mi piace il Blues e lo ascolto regolarmente. Nasce tutto da lì.

Qual è il nesso di relazione tra i Neurosis (inventori del postcore) i Cult Of Luna (loro epigoni) ed i Lento (fratelli minori italiani che da questo genere hanno virato fino al mathcore) ed il doom? I Neurosis sono una band complessa e altamente produttiva che in svariati anni ha saputo fondere in uno stile, ormai unico, Doom, Postcore, Hardcore, Industrial e Folk. A mio avviso sono una delle evoluzioni più importanti del Doom “contaminato” ai giorni nostri e hanno ispirato una caterva di band tra cui anche i Cult Of Luna e i Lento nostrani del capolavoro “Icon”.  Se ascolti la “All Star Band” del Doom Shrinebuilder (con membri di Sleep, Melvins, The Obsessed e Neurosis) puoi capire come i Neurosis sono stati fondamentali nel portare questo genere nel ventunesimo secolo. Tutto il Doom/Post Metal deve qualcosa ai Neurosis.

Non pensi che Doomraiser e Officium Triste avrebbero meritato qualche riga nel tuo 'Children Of Doom' oltre ad una mera citazione?  Ricevo un sacco di mail e commenti dove mi chiedono perché non ho approfondito quel gruppo o quell’altro. Normale. Siamo tutti appassionati di qualche gruppo e vorremmo che se ne parlasse in modo esaustivo in un libro o in un articolo. Ma il lavoro di stesura di un libro si basa su meccanismi diversi e Children Of Doom consta di oltre 400 pagine nella sua stesura definitiva, e tanto materiale (che presto pubblicherò sul blog) è stato perfino accantonato. Se avessi voluto parlare di ogni band che suona Doom nel mondo lo starei ancora scrivendo. A me interessava raccontare l’evoluzione del genere negli anni ed è in questo modo che ho predisposto tutto il lavoro.

Quali sono le cose strane che succedevano durante le registrazioni dei dischi di Paul Chain? Come hai potuto leggere nell'intervista a Marco Melzi della Minotauro Records, presente nel libro, succedevano un sacco di cose strane. Paul Chain all'epoca era interessato ad altre forme di misticismo ed esoterismo, lontano dalle esagerazioni e dall'oscurità dei primi Death SS. Sono fatti davvero singolari, degni di un film horror e mi dai quindi l'opportunità di rimandare il lettore alle pagine di 'Children Of Doom' per saperne di più.

Vuoi aggiungere qualcosa? Vorrei prima di tutto ringraziarti per avermi dato l’opportunità di rispondere alle tue interessanti domande, e colgo l’occasione per salutare tutti i lettori di Hardsounds. Doom On!

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