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BLIND GUARDIAN ANTEPRIMA

Nonostante possa oramai definirmi "abituato" a questo tipo di eventi non posso nascondervi che per quest'occasione ero particolarmente in ansia. Si perché la calata italica dei bardi Krefeld per concederci l'anteprima dell'atteso nuovo album "A Twist In The Myth" è, prima che un dovere, anche un onore ed un piacere da parte di uno che i Blind Guardian li ha sempre messi al primo posto in qualunque sua classifica di gradimento musicale. Così eccomi ai Jungle Sound Studio di Milano, nervoso come un bambino al primo giorno di scuola, dove la vista dell'arrivo in lontananza di Hansi Kursch (Vocals) e Andrè Olbrich (Guitars), accompagnati da Pamela della Kizmaiaz, spazza via ogni nervosismo ed anche la tensione dovuta alle due ore di ritardo della band per via di alcuni prolungati impegni. Poche male, i due ci salutano calorosamente e, prima di entrare in studio, si scusano pubblicamente per l'accaduto ed in men che non si dica ci troviamo di fronte ad impianto stereo di tutto rispetto dove finalmente tutto ha inizio. "This Will Never End" L'inizio è dei migliori, mi trovo di fronte ad una track potente dominata dai pesanti riff della coppia Olbrich/Siepen che la fanno da padrone come nei vecchi classici, la scena però muta a favore di un refrain poco incisivo, almeno ad un primo ascolto, troppo distaccato ed armonioso rispetto a quanto viene fatto nell'intero brano. Probabilmente una soluzione più "rabbiosa" alla "Time What Is Time" l'avrebbe avuta vinta fin da subito. "Otherland" Qui rimango spiazzato, "Otherland" è un buon pezzo dalle ritmiche più contenute e più orientato verso l'ultimo lavoro, "A Night At The Opera". Il grosso del problema si pone fin dal primo ascolto del refrain corale la cui linea melodica ricorda dannatamente quella della bella "Punishment Divine", e questo pone fine ad ogni mio entusiasmo per questo pezzo e getta un po' scetticismo per gli ascolti a venire. "Turn The Page" Altro brano che ricalca le orme di "A Night At The Opera", una marcia più lenta rispetto all'indiavolata "Battlefield" che non ha saputo convincermi, meglio "voltare pagina"… "Fly" Il singolo è indubbiamente il brano più riuscito tra i quattro proposti: eclettico, ammaliante, melodico e graffiante. In bella vista vediamo il nuovo drummer Frederik Ehmke che si occupa minuziosamente delle parti riservate alle percussioni. "Carry The Blessed Home" Una bella ballata nella quale gli anni di esperienza dei bardi pesano sulla sua ottima costruzione, da risentire. "Another Stranger Me" Il nuovo singolo, che uscirà quest'autunno, è il degno successore di un bel brano come "Fly". Un brano diretto e lineare con pesanti chorus alla "Under The Ice" che convince fin da subito. Si direbbe proprio il brano più riuscito di questo nuovo album, la cui consistenza dovrebbe pesare parecchio in sede live. "Straight Through Mirror" Aperta dalla bella chitarra di Olbrich questa "Straight Through Mirror" è tra i brani più completi di "A Twist In The Myth". Grazie ad un sorprendente lavoro di Ehmke il brano si sviluppa in un crescendo verso un bel refrain tipico delle costruzioni corali di "A Night At The Opera". Brano promosso a pieni voti. "Lionheart" Ingannato dal titolo risonante mi sarei aspettato un brano di grande spessore e da ritmiche di un certo rilievo. Ed invece questa "Lionheart" delude risultando il lavoro meno orecchiabile e convincente. "Skalds And Shadows" Rispetto alla seppur bella "acoustic version" presente nel singolo mi sarei aspettato chissà quale sconvolgimento musicale per la sua versione originale. Ed invece, e forse è una fortuna, questo pezzo è praticamente identico alla sua versione acustica, eccezion fatta per delle maestose orchestrazioni che accompagnano l'armonioso refrain di Hansi che mi danno l'ennesima conferma della classe dei bardi. "The Edge" Un brano estremamente potente dettato da un sacco di buone idee e dai grandi arrangiamenti che però non arriva mai al "punto", distanziandosi sempre dal suo apice e prolungando quest'attesa fino alla sua conclusione. Pregevole il bel solo di Olbrich ma non basta per gridare al miracolo. "The New Order" E' la traccia conclusiva di questo "A Twist In The Myth", più lenta della precedente sulla quale le linee vocali di Hansi hanno maggiore spazio e compongono un brano classico a la Blind Guardian degli ultimi tempi. "Dead Sound Of Misery" (Bonus Track) Questa innocente bonus track getta tutti nel panico, tanto che qualche maligno la identifica come "malus track". Ci troviamo di fronte alla versione oscura di "Fly", riconoscibilissima in ogni suo arrangiamento rivisto e ri-proposto in chiave "dark"con dei nuovi testi e delle diverse parti di cantato. A conti fatti è però una curiosa proposta che ci fa capire, per l'ennesima volta, quanto grande è il potere di trasmettere emozioni in musica. Aspetto con ansia di leggerne il testo e di farne i dovuti paragoni. Eccomi dunque alla fine, questo "A Twist In The Myth" non può certo dirsi un album tra i più semplici di casa Blind Guardian. Un disco eclettico capace di toccare tutti gli aspetti classici delle loro composizioni con un occhio di riguardo verso quanto fatto con l'ultimo "A Night At The Opera". L'impatto sonoro sembra pagare la scelta, seppur voluta, di una produzione che metta sullo stesso piano tutti gli strumenti, privando di spessore e di mordente che sarebbe decisivo in diversi episodi. Asciugate le lacrime per lo split con Thomen Stauch possiamo finalmente goderci il buon Frederik, che si dimostra capace e pertinente nel suo incarico al quale oramai manca solo la verifica in sede live. Tirando le somme non posso sentirmi particolarmente soddisfatto dell'ascolto di questo nuovo disco, se non per alcuni take particolarmente convincenti. Un disco al quale sarà necessario dedicare ben più di un semplice ascolto la cui release sembra essere sempre così dannatamente lontana…

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