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CULT OF LUNA + BRUTUS + A.A. WILLIAMS

Sarebbe stato a dir poco entusiasmante poter assistere ad un live dei Cult of Luna assieme a Julie Christmas, i quali hanno costruito insieme quel gioiello che è stato l’album ‘Mariner’. Purtroppo, questa collaborazione si è tradotta in una serie di poche date dal vivo in giro per l’Europa, che hanno escluso un loro passaggio in Italia. Ma il fan italiano non è tipo da farsi demordere, ed a distanza di tre anni dalla pubblicazione di quell'album è stato comunque ricompensato. La post-metal band di Umea, Svezia, ha percorso vent’anni della loro carriera, ed alle soglie del ventesimo anno ha pubblicato, di nuovo, un album sontuoso quale è ‘A Dawn To Fear’, sicuramente tra le migliori uscite attuali del genere. Questa pubblicazione ha coinciso con un nuovo tour che, finalmente, tocca anche l’Italia, per una serata che si è svolta all’Alcatraz di Milano martedì 3 dicembre, e che segue una serie di date andate sold-out. A supporto sia della data italiana, che dell’intero tour europeo, c’è anche il rock energico dei belgi Brutus, e l’atmosfera rarefatta della cantautrice londinese A.A. Williams, che ha aperto la serata.

Forse a causa di un orario che non permette di liberarsi facilmente dagli impegni lavorativi, la mora cantautrice sale sul palco, assieme ai suoi colleghi bassista e batterista, davanti ad uno sparuto numero di ascoltatori, ritratto un po’ singolare per chi è solitamente avvezzo agli eventi dell’Alcatraz. Poco male, anzi in questo contesto si è potuti assistere con la giusta concentrazione ad una performance dove la Williams mette in mostra tutta la sua natura ancestrale, con una voce che sembra provenire direttamente dalle più dense e fredde foreste del Nord, a cavallo tra il folk di Emma Ruth Rundle e il fascino gelido ed introspettivo di Aleah Stanbridge. Ad accompagnare il suo repertorio, tratto principalmente dal suo debutto omonimo di quest’anno, che fa già capire come possa suscitare grandi emozioni da oggi a venire (si consiglia vivamente di dare un ascolto, oltre che al suo album, anche al suo contributo nel brano “Exit In Darkness” assieme ai Mono e che farà parte del loro nuovo EP: ne verrete rapiti...), una sezione ritmica più che buona, dove soprattutto fa capolino le battute di batteria ben calibrate di Wayne Proctor, e che hanno creato il mood adatto. Inoltre, A.A. ha alternato la sua voce a dei riff di chitarra elettrica capaci di ferirci interiormente, che colpiscono all’istante. Nonostante la breve durata del set, si è assistiti ad una performance formidabile, che potrebbe essere ancora di più premiata se proposta in location più contenute, dove poter assaporare ad una distanza immediata la sua presenza ammaliante.

Torna in Italia il power trio belga Brutus, il quale ha pubblicato quest’anno il nuovo album ‘Nest’, già acclamato da diverse ‘zines del settore. Principalmente, la loro ricetta è un rock che tende a sposare territori metal vicini al post e all’hardcore, anche se l’ardore di questi generi sembrerebbe mancare nella loro proposta. I brani suonati possono sì ben figurare, ma è sembrato mancare, nel complesso del set, quello spunto ulteriore e quella capacità di innescare la scintilla spiazzante che avrebbe potuto far salire l’adrenalina dentro di noi. Sicuramente, la parte del leone l’ha fatta la cantante e batterista Stefanie Mannaerts, la quale ha mostrato superbe doti di picchiatrice aggressiva. Certo, non è per nulla facile far combaciare l’uso della batteria con il canto; a maggior ragione quando, per cantare, ti devi voltare di novanta gradi verso il microfono, producendo un risultato non pienamente convincente, dove le urla della musicista, certe volte, sembrano rimanere fini a sé stesse, e non capaci di creare impatto. Ha comunque, come anche i suoi compagni, una buona tecnica musicale, che ha fatto crescere alla distanza uno show che è risultato, alla fine, di buon livello e che è stato accolto favorevolmente dal pubblico.

L’area davanti al palco B dell’Alcatraz, prima dell’inizio dei Cult of Luna, si è finalmente gremita, segno che il vero interesse della serata era solo per il combo svedese. Alle 21 precise, sotto una coltre di luce grigia, salgono sul palco i sette componenti, che iniziano ad intonare “The Silent Man”, traccia di apertura dell’ultimo album ‘A Dawn To Fear’. L’inizio è subito di quelli potenti, giusti, incisivi, e soprattutto focalizzati nel fornire un’esperienza musicale e sensoriale totalizzante. A dire il vero, i primi due brani della scaletta non godono di un buon bilanciamento sonoro, in cui le chitarre (per quanto si siano potute sentire) risultavano pressochè sporche, e in cui era invece ben presente il contributo dei due batteristi Andrea Johansson e Thomas Hedlund (quest'ultimo alle prese anche con percussioni varie). Anche lo screaming di Johannes Persson si mostra fin da subito efficace e ben indirizzato, dimostrando di guidare una band pienamente concentrata. Con “Nightwalkers” si risolvono quelle piccole increspature tecniche, e da lì fino alla fine ci si immerge in uno spazio sonoro cosmico di una lucentezza scintillante. Un muro di decibel e di bordate post-metal che non danno sosta anche ad headbanging poderosi, a cui si avvicendano momenti più soffusi che assorbono i nostri sensori, permettendo di creare un flusso linfatico che riempie le nostre vene. “I, The Weapon” risulta essere di una bellezza e di una forza disarmanti, nella quale emerge una pulizia che non è solita  trovare all’Alcatraz, e questa pulizia fa aumentare il nostro senso di irrequietezza umana. “And With Her Came The Birds”, con i suoi fraseggi più introspettivi, ci introduce poi al pezzo da novanta del nuovo album, “Lights On The Hill”, un’autentica sinfonia post-metal che ci avvolge pienamente, con quella sua ritmica che sembra essere infinita, e che ci dona un senso assolutamente liberatorio.

I passi finali di questa entusiasmante serata si traducono nell’accoppiata “In Awe Of”-“Passing Through”, tratti da ‘Vertikal’, che non vuole che noi ci facciamo facilmente deconcentrare, e che invece ci presenta belli uniti nel farci inebriare dalle loro note che, come massi rotolanti dalla cima di una montagna, scorrono impetuose e ci colpiscono perfettamente. Il tutto si conclude degnamente con “The Fall”, che ci dà gli ultimi segnali strabordanti di post-metal genuino, e che segnano uno show che ci ha offerto una band in grande forma, ben unita ed equilibrata, con la sana voglia di spaccare il mondo, e con l’intenzione seria di perforarci e di scuoterci a suon di decibel.

Setlist CULT OF LUNA:
The Silent Man
Finland
Nightwalkers
I, The Weapon
And With Her Came The Birds
Lights On The Hill
In Awe Of
Passing Through
The Fall
 

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