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SONATA ARTICA

30 Novembre 2019, Live Club di Trezzo sull’Adda. Il viaggio da Roma richiede più tempo del previsto, ma riesco ad entrare alle 21.00. I Sonata sono accompagnati dai Temple Balls e dagli Edge of Paradise. Ascolto davvero poco della prima band di apertura, purtroppo. Sono calorosi e grintosi, si capisce dal seguito che hanno sotto al palco. Alle 21.30 la band ci saluta, comincia il cambio palco per ospitare i Sonata Arctica. Questa è la settima volta che sono ad un loro live, la seconda a Trezzo: tanta emozione come la prima volta. L’attesa mi permette di carburare con la mia Canon per scatenarmi nelle foto appena comincia lo show che prende il via con l'ingresso della band accompagnata dall'intro strumentale. Si comincia con uno dei brani dell’ultimo album, “A Little Less Understanding”. Saranno cinque in totale i brani tratti da 'Talviyö'. Con “Closer To An Animal” si passa all’album 'The Ninth Hour'. Ci stiamo riscaldando tutti. Dal palco però qualcosa manca. Tony sembra più calmo del solito, sarà stanco per il tour con i Kamelot e di quello attuale?

Proseguono con un brano del nuovo album, “Whirlwind”. A me questo album è piaciuto molto. Diverso, ma molto piacevole all’ascolto. Arriviamo a “The Day”. Insolito pezzo in scaletta, apprezzata la scelta. Molto interessante la performance del chitarrista Elias Vilijanen ed il cambio di chitarra tra i pezzi nuovi e quelli precedenti. E comincio a riconoscere Tony su “I Have A Right”: il pubblico apprezza. Questo pezzo funziona sempre. Brano contenuto in 'Stones Grow Her Name' (2012). E l’atmosfera è giusta per “Cold” e “Storm the Armada”, entrambi dall’ultimo album. E poi cosa ti ritrovi in scaletta questa volta? “X Marks The Spot”. Questo brano, dall’album 'Pariah’s Child' (2014), è energia pura ed è proprio quello che trasmettono suonandola e cantandola live. Ho sempre voluto vederli e non solo ascoltarli. Grazie!

Con i successivi due brani ci ricomponiamo, prima con “Who Failed the Most” dall’ultimo album e poi con “Tallulah” da 'Silence' (2001). La quiete prima della tempesta con “Black Sheep” e “Full Moon”, rispettivamente da 'Silence' e da 'Ecliptica' (1999). Il delirio tra il pubblico: energia, calore, cori, esattamente quello che scaturisce questo brano. E la tempesta di emozioni continua con “Losing My Insanity” da 'Stones Grow Her Name'. Arriviamo ai saluti, e ci salutano con “Life”, inno alla vita. Nel complesso davvero un’ottima performance, bel concerto. Vissuto a pelle da entrambe le parti. Ed è proprio questo che amo dei Sonata Arctica. Non stanno facendo uno spettacolo, non recitano parti, non suonano strumenti e cantano versi: sono loro lo spettacolo. Si divertono sul palco e noi con loro, mentre la voglia di rivederli di nuovo affiora all'istante, sperando in un Tony più in forma...

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