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D'ESPAIRS RAY

Per la prima volta in italia, dopo il successo riscosso da un po’ di tempo nel resto d’Europa, arriva una delle band nipponiche più amate e seguite del movimento Visual Key (che comprende realtà affermate e di prim’ordine come Moi Dix Mois e Dir En Grey) ovverosia i D’espairs Ray, freschi della pubblicazione nel nuovo continente del debut “Coll:set”. Ad aprire la serata ci pensano i tedeschi LIMBOGOTT che si presentano sul palco abbigliati in modo decisamente accattivante (i due frontman sembravano uscire da un film horror anni ’80, come potete vedere nelle foto); e ad essere accattivante è anche la proposta del quintetto teutonico che deficita tra l’altro di un bassista. Il genere che fa scaldare l’audience a dovere è un cyber metal moderno, ricco di ritornelli di facile presa ulteriormente irrobustito da una sana dose di sample e da una capacità di palco di alto rango: puntando quasi tutto sul recente “Pharmaboy” i Limbogott riescono ad entusiasmare il non numerosissimo pubblico già accalcato in massa sulle transenne. Un antipasto di raffinata culinaria musicale che speriamo di poter gustare di nuovo fra non molto. Quando comincia il cambio palco in attesa dei D’ESPAIRS RAY comincia il delirio delle ragazzine. Ebbene sì, potere del marketing, visto che gran parte del pubblico presente sembrava la fotocopia uscita da un manga delle hysterical girls già viste in azione con band tipo HIM o, per andare sul cattivo gusto, Take That e Backstreet Boys. Lo strepito causato dalle peraltro poche decine di ragazzine infatuate di un look che pone, almeno da parte dell’audience, ben poca attenzione sulla musica è davvero notevole. Tolto ciò, il quartetto con gli occhi a mandorla ha fatto il suo ingresso on stage accolto da un boato e ha sciorinato con algida classe la quasi totalità di “Coll:set”. “Dears”, “Grudge”, “Abel To Cain” sono state solo alcune delle cannonante riproposte con perizia da Izumi e compagnia; suoni ottimi, precisi e cristallini hanno reso l’esecuzione dei pezzi ancor più magistrale, facendo divertire sia le ragazzine di cui sopra (in certi momenti il pavimento del Live Club tremava per via dei salti) che tutti gli altri. Scommessa quindi tutto sommato vinta, quella che ha voluto portare il Visual Key in Italia; speriamo si possa continuare così.

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