DRAGONFORCE

Nessuno è infallibile, tantomeno io, ecco quindi perché, potendo puntare su quanto pubblico ci sarebbe stato al Rolling Stone per il concerto dei Dragonforce, avrei scommesso decisamente su una cifra molto vicina allo zero, visto che comunque, durante il mese di Febbraio, solo a Milano, sono previsti ben nove concerti immancabili. Beh, previsione decisamente errata a quanto pare, perché stasera, per il ritorno a Milano dell’extreme power band, quasi si sfiora il sold-out. Ad aprire la serata ecco i singolari e folkloristici finlandesi Turisas, freschi della release a fine 2008 del loro primo DVD live. La popolarità raggiunta negli ultimi mesi dal combo finnico è davvero notevole, e non mancano i gruppi di ragazzini (perché di ragazzini, anche molto molto giovani, è composta buona parte dell’audience presente stasera, molti dei quali, si beccano ad una prima occhiata, neppure tanto metallari, attirati qui grazie alla presenza dei Dragonforce nel videogame di successo Guitar Hero) indossanti kilts, finte armature e truccati in viso di rosso e nero. Le note di "Battle Metal" accolgono la band onstage accompagnata da qualche problema tecnico, problema risolto poi sin dalla seguente "A Portage To The Unknown". Se la forza della band si può individuare nella coppia Olli Vanska e Netta Skog, rispettivamente violino e fisarmonica, il frontman Mathias Nygard non è affatto da meno, e, pur essendo, in sede live, decisamente lontano dal vocalist che si può apprezzare su disco, è comunque dotato di un carisma eccezionale, che sfrutta in continuazione facendo inneggiare il pubblico ai suoi. Il set è davvero frizzante, ed il pubblico, compresi i numerosi padri in attesa dei figli (!!!) seduti sulla gradinata, è molto divertito. Durante lo show c’è spazio anche per il bassista Sami, che oggi compie gli anni, e che accompagnato dal pubblico inneggiante “Happy birthday to you” esegue un assolo fuori programma. Prima della conclusiva "To Holmgard And Beyond", c’è spazio anche per la cover dei Boney M "Rasputin", ed il concerto si chiude tra gli applausi del pubblico. Rapido cambio di palco ed è il turno degli headliner, gli incredibili e supersonici Dragonforce, che irrompono con "Heroes Of Our Time". Anche per gli inglesi i problemi tecnici non mancano, ed il cantante ZP è spesso ridotto al ruolo di semplice presenzialista. I pezzi si susseguono senza dare possibilità di tirare il fiato, ma quello che colpisce maggiormente i presenti è la straordinaria naturalezza con la quale tutta la band esegue la sequenza infinita di note ad una velocità che lascia davvero stupefatti; attrazioni bonus sono anche il chitarrista Sam Totman, che tra pose buffe e facce plastiche, si scola cinque bottiglie di Corona durante il concerto, ed il tastierista Vadym Puzanov, davvero ipercinetico, che anche quando non deve usare il suo strumento balla in lungo ed in largo per il palco, e che quando deve suonare, lo fa con una tastiera portatile per essere sempre in contatto con il pubblico. A metà esibizione è posto il solo di tastiera, che Vadym esegue accompagnato dalla carinissima Netta, in un duello tastiera fisarmonica vinto dall’headliner per i soliti problemi tecnici che questa volta colpiscono la bionda finlandese. "Last Journey" chiude prima dei bis, che si rivelano essere "Valley Of The Damned" e l’acclamata a gran voce "Through The Fire And Flames", durante la quale è il turno dell’eccezionale Herman Li di assaggiare la sfortuna, rimanendo senza chitarra proprio durante il pezzo più amato dai fans. A concerto finito mi trattengo un paio di minuti, giusto il tempo per constatare quanti padri erano presenti stasera per accompagnare i propri figli… beh, grandi, i miei complimenti, questo è un buon atteggiamento!