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FRONTIERS ROCK FESTIVAL II - Day 1

Quello del Frontiers Rock Festival è divenuto, già dopo la seconda edizione, un appuntamento di grande rilievo per tutti i supporter ed i fan della scena hard-rock, un angolo di paradiso in cui poter apprezzare nomi ed artisti figli di un circuito musicale lontano da quello della scena mainstream, e di conseguenza proprio per questo motivo pressoché impossibili da ammirare in tournee al di sopra non solo del suolo italiano, ma anche di quello internazionale. Ancora una volta la lenta e ridicola gestione degli ingressi (proprio come accaduto nella prima giornata della scorsa edizione - e punto di conseguenza da migliorare ASSOLUTAMENTE in vista di una possibile terza edizione), rischia di farci perdere parte dell'esibizione della brava Angelica, la quale si dimostra in possesso di un notevole carisma vocale ben al di sopra di quanto intravisto nel proprio album di debutto del 2013. Tutta la band (nella quale fa capolino il nostro orgoglio italiano Alessandro Del Vecchio) riesce ad amalgamarsi al meglio per sostenere l'ottima esibizione canora della singer scandinava, ben supportata dal preciso drumming di un rinomato nome come quello di Daniel Flores.

Decisamente più heavy, ma non meno efficaci risultano invece gli heavy metaller britannici Praying Mantis, capaci di offrire una prestazione on stage di tutto rispetto caratterizzata da chitarre al fulmicotone ed un sound generale tanto corposo quanto tagliente. Il singer John Cuijpers si muove con disinvoltura tecnica sia sui brani più attuali, sia sul materiale maggiormente classico, il quale ha il pregio di riversare sul pubblico pagante una elettrizzante e stagionata dose di puro NWOBHM d'annata. Di pasta molto più moderna sono invece gli acclamati Eclipse, sempre trascinati al meglio da un Erik Martensson vitale come pochi altri frontmen, davvero incapace di star fermo anche solo per pochissimi secondi. Esibizione di grande pregio coadiuvata da una band d'insieme di grande spessore, con l'unica pecca di offrire una setlist in cui, purtroppo, vengono a mancare molti dei grandi successi melodici maggiormente amati dalla frangia di pubblico di astrazione più classica.

I primi sbadigli per chi scrive si materializzano invece con l'arrivo sul palco dei Burning Rain, annunciati a sorpresa poche settimane prima dell'evento in sostituzione degli svedesi Circus Maximus. Una scaletta purtroppo deludente, infarcita di cover di Whitesnake, Montrose e Led Zeppelin toglie tristemente spazio ai brani inediti della qui discussa band americana, tanto da indurci a godere una boccata d'aria fresca in previsione dei tanto attesi nomi successivi. E non è un caso che proprio gli FM diano subito dai primi secondi un vero e proprio cambio di marcia a questa prima giornata del festival: la classe del combo d'oltremanica è semplicemente superiore, la loro perizia tecnico/artistica elevata ed il tiro sonoro delle proprie classiche composizioni assolutamente irresistibile. Un Overland in forma semplicemente smagliante è il fulgido timoniere di un gruppo semplicemente grandioso, capace di muoversi con estrema efficacia sia tra i grandi classici del passato, sia tra le composizioni di natura più recente: il primo vero e proprio top show della giornata!

Grande curiosità aleggiava invece intorno agli Harem Scarem a causa della pesante defezione di Pete Lesperance pochi giorni prima dell'evento, dovuta ad una frattura del braccio a seguito di una rovinosa caduta sulla neve. Il sostituto Michael Vassos si rende però partecipe di una convincente prova on-stage, fondendosi al meglio con l'operato dei propri compagni di avventura in cui spiccano un Darrem Smith decisamente in palla, ed un Harry Hess sempre carismatico come pochi altri frontmen. La risposta dei fan accorsi è semplicemente gratificante, e ciò si riflette al meglio sul combo canadese voglioso di lasciare vero e proprio marchio a fuoco su questa seconda edizione del Frontiers Festival. La vera e propria nota stonata di questa prima esaltante giornata arriva invece da quello che dovrebbe essere il grande headliner di questa prima parte di manifestazione, e cioè l'oramai leggendario ex singer di Rainbow e Deep Purple Joe Lynn Turner. Tutto infatti all'interno dell'esibizione dell'ugola del grande progetto Sunstorm sembra essere stato studiato per la mal riuscita del concerto in questione, a partire da una scaletta ridicola tronfia di cover a marchio Rainbow-Purple (e per giunta provenienti dalle studio releases pre-Turner, un nonsense veramente totale), sino ad arrivare ad una prestazione vocale di bassa lega dello stesso singer americano, assolutamente incapace di innalzare in qualche maniera un momento musicale veramente squallido. Il "capolavoro" è stato raggiunto in chiusura dell'esibizione, con un vero e proprio esodo di massa del pubblico deluso dal lancio delle prime note di chitarra di "Smoke On The Water", ed un indispettito Turner portato a chiedere al microfono che cosa stesse succedendo al di fuori del locale...una situazione che definire imbarazzante è veramente poco. Un brutto scivolone, quindi, per una giornata invece assolutamente elettrizzante, la quale ha regalato un vero e proprio fiume di emozioni a tutti i presenti accorsi per l'occasione, saziati nel migliore dei modi da una miriade di composizioni che hanno asfaltato, mattone per mattone, la lunga strada delle grandi sonorità hard melodiche internazionali.

Link al FRF II - Day 2: http://www.hardsounds.it/live_reports/932

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