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MOTÖRHEAD

-Prologo- Il seguente report dei Motorhead è senza foto per una ragione molto chiara. La security mi ha detto ‘non si può’ (per fortuna avevo chiesto alla cassa poco prima e mi avevano detto ‘no problem’!), ‘ordini dall’alto’. Peccato che poi durante l’esibizione del trio britannico ci fossero all’incirca una quarantina di persone (!!) nel pit, tra cui svariati fotografi di tutte le sorte; evidentemente lo spazio per me non bastava. Credo, spero, che ciò non sia dovuto agli organizzatori, ma la cosa che più mi ha lasciato allibito è stato il modo in cui sono stato trattato dagli energumeni in fila sotto il palco; trattato come una merda, giusto perché mi piace essere schietto. Ma del resto chi sono io? Uno scribacchino di webzine. Nessuno. Ma passiamo al concerto, che è tutto di guadagnato. L’unica data italiana dei Motorhead, l’unica recuperata, ha rischiato fino all’ultimo di saltare. Il Venice Rock Festival non naviga in buone acque, e l’annullamento totale del Monsters Of Aor del giorno prima all’ultimo momento, sommato ad una ferrea ordinanza dei carabinieri a causa del baillame (guai a far casino in piena zona industriale, ma che semo matti?) avevano posto una pesantissima spada di Damocle sul regolare svolgimento del concerto. Grazie al cielo, non so come, i problemi sono stati risolti e già dal primo pomeriggio il cielo schiarito ha dato il benvenuto a centinaia di ragazzi proveniente da ogni dove, in attesa di vedere i loro beniamini dal vivo. Alle 21 in punto comincia a suonare il gruppo di supporto (chiunque, per ovvi motivi, ne ignorava la presenza),ovvero i PUNKREAS. Scelta piuttosto bizzarra. Ma, piuttosto, pericolosa conoscendo l’integerrimo pubblico metallaro del nostro coltissimo paese. Grazie al cielo sono volati solo, si fa per dire, un paio di sassi mentre per il resto innocui fischi, dita medie e pernacchie hanno fatto da sottofondo continuo all’ottima performance di Cippa e compagni, fieri come è giusto di supportare i Motorhead. I pochi brani si sono susseguiti velocemente, con gli apici toccati da “Voglio Armarmi” e “Satanasso” (introdotta da ‘mi raccomando voi che ascoltate heavy metal, occhio a non mettere il cd al contrario che diventate satanisti!’), ma quel che più va riconosciuto ai cinque è la degna reazione ad un pubblico palesemente ostile. Dritti come fusi senza fermarsi, senza insultare ma anzi incitando gli insulti (‘toh senti, anche un po’ di applausi…ma dai, insultateci un po’, ‘coglioni!’, ‘andate fuori dal cazzo!’, cose del genere’ o ‘su il dito medio, dai!!’) e riconoscendo ‘questo per noi è un suicidio, ma ne siamo fieri comunque’. Più che il valido concerto, mi resterà impresso per un bel po’ il viso paonazzo da nevrotico di certi sedicenti metallers offesi da cotanta eresia precedente i Motorhead. Punkreas, da oggi i miei nuovi idoli. Lo sterminato pubblico oramai aspetta solo loro; dopo un’attesa davvero estenuante protrattasi ben oltre la conclusione del soundcheck, fa capolino on stage il mitico power trio. Lemmy si presenta con l’usuale ‘Good evening; we are Motorhead, and we play rock’n’roll’, mentre Phil Campbell appare in una guise a dir poco bizzarra, con una maschera bianca decorata con tanto di cappuccio e mantello lungo, aggeggi dei quali si libererà dopo tre brani. Sarà proprio il simpatico chitarrista ad incitare maggiormente il pubblico, ballando, correndo da una parte all’altra dello stage e lanciando plettri ogni cinque minuti dimostrando di essere in ottima forma, al pari dei suoi compagni di merende. Mikkey Dee si dimostra il solito martello (e fa pure un assolo per sicurezza) mentre sua maestà Lemmy sembra non aver risentito minimamente dei malori risalenti al mese scorso. La scaletta ricalca piuttosto fedelmente i concerti più recenti e il dvd “Stage Fright”, con “Dr. Rock” e “Stay Clean” in apertura che aprono la strada a una barca di classici minori da tempo non eseguiti del calibro di “Over The Top”, “I Got Mine”, “Just ‘Cos You Got The Power” e “Dancing On Your Grave”. I suoni sono discreti, un po’ impastati con la voce di Lemmy lievemente bassa e la chitarra di Phil iper satura (da tapparsi le orecchie durante il suo fortunatamente breve momento solista), ma i Motorhead non sono certo band da patinatura, e tutti sono contenti ugualmente. Non mancano estratti dal valido “Inferno”, per l’esattezza “Killers” e “In The Name Of Tragedy”, la solita cover dei Ramones “R.A.M.O.N.E.S.” e “Sacrifice”. A causa dei carabinieri di cui sopra, il concerto deve finire anzitempo e Lemmy annuncia corrucciato ‘possiamo fare solo un’ultima canzone, e credo sappiate già qual è’. Ovviamente si tratta di “Ace Of Spades” che scatena il delirio, prima della conclusione in feedback totale che ormai è un simbolo, o meglio, la metafora sonora che i Motorhead e Lemmy non moriranno mai, a meno che qualcuno stacchi la corrente. Licenziate la security. MOTÖRHEAD setlist Dr. Rock Stay Clean Shoot You In The Back Love Me Like A Reptile Killers Metropolis Over The Top No Class I Got Mine In The Name Of Tragedy Dancing On Your Grave R.A.M.O.N.E.S. Sacrifice Just 'Cos You Got The Power Going To Brazil Killed By Death Ace Of Spades

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