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ROBERT PLANT

I campani hanno assistito nel giro di un mese circa al ritorno a Pompei di un sempre perfetto David Gilmour e all’entusiasmo coinvolgente di Elton John all’arena di Pompei; il 22 Luglio è stato il turno del cantante dei Led Zeppelin, Robert Plant con i suoi Sensational Space Shifters. Ci viene da dire che finalmente la buona musica non si ferma a Roma, ma esistiamo anche noi!

Ad aprire la serata è il Mike Sanchez & The Portions, che in mezzora circa di spettacolo fanno divertire il pubblico napoletano con il loro rock ’n roll vecchio stile, meritavano qualcosa in più di trenta minuti. Il tempo di sistemare il tutto e verso le 22 è la volta di Plant che apre le danze con due tracce estratte dal suo repertorio solista (“Poor Haward” e “Turn It Up”). Il pubblico (almeno quello che continua a seguire Plant) gradisce ma niente a che vedere quando dal “piccolo” palco risuonano i classici dei Zep, ma tutti riarrangiati su uno stile ben diverso da quello a cui siamo abituati. Il concerto dura circa un’ora e mezza, e la setlist proposta è la stessa di Milano fatta eccezione per un piccolo omaggio ai partenopei, una versione di “Torna a Surriento” (in lingua inglese), e si sa, i napoletani ci tengono a queste cose, scatta un’esultanza da stadio. Verso il finale abbiamo assistito al festeggiamento del compleanno di Dave Smith (batteria), dove il pubblico ha intonato un “Happy Birthday” mentre veniva consegnata la torta sul palco. Ma torniamo alla musica, non potevano di certo mancare i classici dei classici della musica, “Whole Lotta Love” e “Rock and Roll”, chiamate in causa sul finale con un pubblico che, all’apparenza (o forse no), aspettava solo queste due canzoni. A chiudere definitivamente lo stow è la ballad “Going To California”. 

Facciamo il punto della situazione e diamo due numeri:

Robert Plant ormai sessantottenne (e sottolineiamo questa cosa) riesce ancora a divertire e divertirsi giocando molto con il pubblico, cosa ormai sempre più “sottovalutata”. Una cosa bisogna dirla, non è stato un concerto per i nostalgici dei Led Zeppelin, ogni canzone suonata è stata revisionata e riarrangiata in chiave folk ed etnica (vediamo l’uso del tamburello in quasi ogni canzone), ma va bene anche questo, è pur sempre Robert Plant e l’età è sì un numero, ma si sente anche: voto 9

Sensational Space Shifters: voto 7
Mike Sanchez & The Portions: voto 8

Location: l’Arena Flegrea non è come quella di Pompei ma resta comunque uno dei posti più suggestivi dove suonare, ma il divieto di fumare pur essendo un luogo aperto non è stato gradito dai fumatori che erano obbligati a recarsi all’entrata dei cancelli. Da sottolineare l’enorme palco, ma Plant o chi per lui ne ha sfruttato nemmeno la metà, tutti posti a sedere, ma la visuale era perfetta in qualsiasi punto degli spalti: voto 7

Organizzazione: al di là dei pochi controlli all’esterno, non si parlava di eventi giganteschi, la nota stonata di tutta l’organizzazione son stati i bar presenti nella location. Ci teniamo a dire solo che: ore 21.00 “Birre alla spine finite, solo in bottiglia calde”, il concerto iniziava alle 22.00. Non si è capito perché a concerto iniziato un bel gruppo di ragazzi è entrato nel “burrone” che divideva il palco dagli spalti. Buon per loro che hanno visto il concerto in primissima fila, ma la cosa non è stata molto gradita dai paganti di quello che doveva essere il posto più “vicino” possibile a Robert Plant: voto 4

Setlist:

Poor Howard
Turn It Up
Black Dog
Rainbow
What Is and What Should Never Be
No Place to Go/Dazed and Confused
All the King’s Horses
Babe I’m Gonna Leave You
Little Maggie
Fixin’to Die
I Just Want To Make Love To You/Whole Lotta Love

Encore 1:
Bluebirds Over The Mountain/Rock and Roll

Encore 2:
Going To California

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