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SKID ROW

Un New Age letteralmente straripante di gente ha accolto con giubilo ed entusiasmo la calata trevigiana degli Skid Row, band che a quanto pare è ancora nei cuori di tutti i fan italiani nonostante le ultime deludenti uscite discografiche e la ormai assodata mancanza di Sebastian Bach. Ad aprire la serata ci pensano i Side One, ormai veterani della scena underground veneta. Ho avuto modo di vedere in azione la band diverse volte, e purtroppo anche in questa occasione confermo la mia impressione negativa; i Side One sono una band pressochè nulla dal punto di vista musicale (peraltro priva della benchè minima originalità stilistica o anche solo di immagine), e nel loro set l’unico brano valido è stata la cover di “Rebel Yell”, eseguita in modo discreto, oltre ai suoni praticamente perfetti. Sulle note dell’immortale “Blitzkrieg Bop”, fanno il loro ingresso sul palco Solinger e soci, accolti da un boato pari a quello di una bomba atomica. L’atmosfera è elettrica, i suoni sono privi di sbavature e, complice la forma perfetta della band si capisce subito che il concerto di stasera sarà di quelli da ricordare a lungo. Effettivamente gli alfieri dello street non hanno fatto mancare nulla dai brani che hanno pescato a piene mani da “Skid Row” e “Slave To The Grind”; e se gli estratti da “Revolutions Per Minute” e “Thickskin” si sono rivelati discreti dal vivo, l’abisso qualitativo che li divide dai grandi classici è stato evidente, mentre innocua è risultata la cover dei Ramones “Shock Therapy”. A parte questa, la sola conclusione affidata alla prevedibile “Youth Gone Wild” valeva il prezzo del biglietto e anche di più; una band che ritenevo alla frutta, ma mi sono dovuto ricredere, e non di poco.

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