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RIOT NOT QUIET: 365 giorni di rock al femminile

Riot not quiet laura pescatori libro

Un enorme piacere aver avuto l’occasione di leggere il nuovo libro “Riot not quiet - 365 giorni di rock al femminile”, fresco di stampa, della bella Laura Pescatori che da qualche anno intrattiene gli ascoltatori di Radio Onda d’Urto con il suo programma Rebel Girl. Una piccola parentesi culturale a 360° dove l’impronta femminile ne fa da padrona. Non è un caso che il suo libro, edito dalla casa editrice libera di Chinasky Edizioni, permea sulla forza e la grinta delle donne nell’universo musicale. Trovo doveroso dire che l'autrice ha dedicato ai lettori un concept di riflessione verso tutto ciò che è stato fatto e percorso sin dagli anni ’50 da una moltitudine di donne che ha saputo dare il contributo alla causa per l’affermazione della donna nella musica contemporanea rock ed affini. "Riot Not Quiet" si presenta come un piccolo volume, con poco più di un centinaio di pagine. Il libro assume un valore molto più ampio presentandosi con una prefazione curata dalla mitica Alteria ed una postfazione della blackster Raffaella Rivarolo, più conosciuta come Cadaveria. Alteria fa da apripista all’aggrovigliato quesito sul ruolo della donna nella musica, lei che può ambire, con la sua lustra carriera da musicista, a decretare con chiarezza e razionalità quanto la musica rock può cambiare la vita intera di una persona dedita ad essa anche se appartenente al “gentil sesso”. “La libertà del rock e della musica in generale, consiste proprio nella possibilità di essere di chi lo sa sentire nella pancia, di chi ha la necessità di dire, raccontare, urlare o sussurrare rivoluzioni”.

Ed è proprio sulle rivoluzioni che Laura Pescatori esprime nella sua introduzione la piena dedizione al movimento nato agli inizi degli anni ’90 in America, quello delle Riot Grrrl. Per chi ne è estraneo, tutt’oggi, al valore e all’interesse politico-culturale di questo movimento riassumiamo dicendovi che nasce come sottogenere del punk rock originato da una miscela tra indie rock e hardcore punk. Qui la musica diventa il capro espiatorio di una voragine di ribellione che queste donne generano con una massiccia determinazione per urlare al mondo problematiche importanti come la discriminazione sessista, gli stupri e gli abusi, rivendicando giustizia per un pensiero collettivo immorale sul preconcetto femminile. La musica, come le altre forme d'arte sono state e sempre saranno "canale d'espressione", mi piace pensare che la musica sia soprattutto un qualcosa che "lavora" d'energia e che arrivi come tale, parlo della vibrazione, parlo di come noi siamo esseri sensibilmente recettivi a trasmutare in "verbo" l'utilizzo per l'affermazione che il carattere della musica brandisce come intento. Queste donne hanno saputo rompere i canoni e cambiare gli stereotipi, che il punk sia nato come musica di ribellione questo lo sapevamo perfettamente, e quindi quale miglior modo più efficace e veloce per farsi ascoltare? Con le Riot Grrrl è tangibile come il punk abbia spalancato le porte alle artiste, c’è da tener conto però, che parallelamente già da molti anni prima, le punk inglesi stavano combattendo la stessa battaglia, danneggiate solamente dal fatto che le americane ebbero la fortuna di essere molto più organizzate e finanziate, nonostante non vollero mai scendere a patti con qualsiasi etichetta discografica e rimanendo unicamente nell’ambiente underground.

Lita Ford Photo: Scott Burns Images

Ogni epoca ha il suo eroe e la sua eroina, ogni stato ha una bandiera che sventola smistando nelle sua gesta giorni, più o meno, bui ma soprattutto ogni area ha avuto degli "anti divi/e... voci a scolpire la sua storia.... a tratti queste realtà sono divenute fenomeno di rivendicazione e autoaffermazione. Con il punk,  parliamo del farci sentire sopra il chiasso che ci schiaccia con il suo cemento e le sue leggi e perchè no... la sua ipocrisia, ovvero, se andiamo a mettere il dito nella piaga, queste musiciste assuefatte forse un po’ troppo, dalle ragioni vitali per cui suonavano, risultavano delle dilettanti allo sbaraglio in termini di tecnica e di gusto. Questione opinabile per chi apprezza il genere, ma dal punto di vista prettamente personale trovo paradossale la pretesa di una considerazione nel mondo senza decretare una imponente o quanto meno razionale e qualitativa espressione compositiva musicale.

Focalizzando l’attenzione su quello che è in tutto e per tutto il punk, e sulle sue assolute non-pretese di essere un genere tecnico e accademico, allora tutto può essere lecito, anche non saper suonare per niente uno strumento, puntando tutto sul mero intento rivoluzionario che in quegli anni, giunge come sommossa nella società americana minandone la quotidianità stessa.

Se guardo però indietro, a livello anche sociale e politico, non me ne volete se mi piace ricordare le gesta di tutte quelle Grandi donne che hanno saputo tener testa agli uomini, con un’ intelligenza culturale sopraffina ed invidiabile, diventando idoli di ambizione femminile che ancor oggi si fanno sentire. Parliamo di donne come Hatshepsut, la prima donna sovrano d’Egitto che incoraggiò le arti ed il commercio, e l’ultima del Regno Tolemaico, Cleopatra, abile statista, oppure Budicca, la giovane regina delle tribù degli Iceni, famosa per aver guidato la più sanguinaria rivolta anti-romana delle tribù dell’isola, ma anche Wu Zetian, una delle donne più potenti della Cina che fondò una propria dinastia. Eleonora di Quiana, tra le più ricche e potenti donne dell’Alto Medioevo, Isabella di Castiglia ed Aragona che governò con diligenza la Castiglia. Nomi anche più recenti come una Giovanna d’Arco, Elisabetta I d’Inghilterra e la Regina Vittoria, Caterina II di Russia o l’imperatrice Elisabetta d’Austria, Grace Kelly o Margaret Thatcher. Nell’arte fioccano i nomi di Simone de Beauvoir, Artemisia Gentileschi che aprì la strada all’ideologia che l’arte potesse essere rappresentata anche dalle donne, e poi le più recenti, Tamara De Lempicka, Frida Kahlo, Rebecca Horn, Marina Abramovic, Sophie Calle, Francesca Woodman, Vanessa Beecroft e quante altre ancora… Un piccolo excursus doveroso a tributo di tutte queste figure che la storia del pensiero mondiale si illumina dalla loro straordinaria potenza, Donne che sono diventate fondamentali per la loro acutezza e coraggio, e che hanno saputo affrontare con splendida audacia periodi storici complessi e tematiche ostiche.

Un tasto sottile quanto scomodo è da intendersi anche alla traslitterazione del concetto di Femmineo in movimento Femminista, forse una diretta classificazione, forse un mutamento dovuto alla scomoda realtà che ne fà da scenario di Donna nell'arena della vita, tale visione non forgia che una sorta di passato che urla la sua esistenza. E' curioso quindi, vedere come la figura della Donna "il sacro femmineo" sia stata fenomeno di culto e d'interesse nella storia sin dagli albori dei tempi; dopo il primigenio culto stellare in termini di identificazione e classificazione del ciclo del tempo, l'uomo ha identificato la Donna come relazione Lunare legata al susseguirsi dei giorni/mesi vedendola esponente totemico tra "corpo che muta/Luna che muta", il suo corpo, la sua biologia intrinseca era direttamente correlata a questo misterioso Astro che regalava fertilità e governo sulla terra, una terra che l'uomo stava scoprendo ( o riscoprendo? ). L'attualità contemporanea conserva tutt'ora una reminiscenza in una terra dove ad esempio il culto patriarcale, famoso ed ostico argomento, ha creato una sorta di scala dei valori dove la Donna ha dovuto letteralmente lottare nel riaffermarsi. 

Molto è stato fatto fino ai giorni nostri, ma molto ancora è da fare. Questo libro si dipana nei 365 giorni del calendario solare, scandendo i giorni da un fiume di inarrestabili musiciste che sin dagli anni ’50 del Novecento hanno saputo lasciare la propria impronta nella musica rock e punk, ma anche jazz, folk e pop, correlando sapientemente la citazione con un brano che funge da chicca per apprezzare sin da subito ogni artista citata. Tra le più emblematiche vengono citate le figure delle Bikini Kill, le Hole, le Pussy Riot, Nina Hagen, Cass Elliot, Skin, Bjork, Lita Ford, Jean Baez, Kathleen Hanna, Patti Smith, Siouxsie Sioux, Beki Bondage, Janis Joplin, Melissa Auf Der Maur, Anneke Van Giersbergen, Dana Fuchs, Yoko Ono, Aretha Franklin, Tina turner, Kate bush, Cristina Scabbia, Etta James e moltissime altre.

L’ultima riflessione su questo lavoro interessante e quantomeno doveroso nel ricordo e nell’importanza che queste donne ci hanno lasciato, è di Raffaella Rivarolo che conclude sottolineando al lettore quanto questo “calendario” possa fungere da spunto ed invito all’approfondimento attraverso ricordi, scorci di vita, nascite e morti, i quali decretano negli ultimi sessant’anni una onorevole storia musicale fatta di Donne.

“Scandisce il tempo, ma è senza tempo questo almanacco.”

Nella foto: l'autrice Laura Pescatori

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