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VOIVOD

E alla fine riesco a vedermi i Voivod, il 21 agosto, e rimpiango di non averli visti 30 anni fa. Non fraintedetemi, gran concerto. Ma, al solito, andiamo per ordine. Spazio Boss è una struttura collocata nel Parco Salvador Allende a La Spezia, l'ampia striscia di giardini pubblici che costeggia il fronte del porto e il lungomare. Lo spazio all'aperto è perfetto per i concerti estivi. La logistica del parcheggio, per chi viene da fuori, è leggermente complicata, perché di fatto siamo ai margini del centro città.

Arrivando in loco, noto che i Voivod non hanno stage. Solo uno striscione col logo della band, quello classico di 'Killing Technology' (la stripped down hc attitude...). L'affluenza è buona, e curiosamente ci sono una gran quantità di t-shirt Voivod, tra i presenti. Evidentemente il gruppo ha una certa fanbase, nel centro-nordest italiano. Platea con distribuzione dell'età spostata verso i 40, direi. Come sempre più spesso succede, qualche ex thrasher si è portato dietro figlio o figlia.
In attesa dei Septem, che apriranno, incrocio Away dalle parti del bar. Ha la sua t-shirt Doom d'ordinanza.
Quando i Septem iniziano mi fanno un'ottima impressione. Tutti i pezzi sono al posto giusto, sono decisamente un bel gruppo, nota di merito specialmente per il frontman, ottima voce, e le chitarre. Ma... purtroppo manca loro quel che manca oggi al 99% dei gruppi metal: brani realmente efficaci.  Il loro songwriting risulta decisamente scolastico.  Il pubblico comunque reagisce molto bene al loro sound, un misto di speed-thrash e metal più classico, vocals stile Queensryche con inserti quasi growl a carico di uno dei due chitarristi. Decisamente bravi a scaldare il pubblico, col frontman che invita ripetutamente la platea a salutare i Voivod.

Quando Away e soci salgono sul palco, attaccano nientemeno che con "Ripping Headaches" (Rrroooaaarrr, 1986). La band appare in forma incredibile, con "the new guy", Rocky, al basso, perfettamente integrato. Mongrain sui brani vecchi replica gli assoli di Piggy, o giù di lì. Away alla batteria è un treno inarrestabile. Snake un frontman perfetto.

Chewy

E iniziano a scorrere i brani, presi perlopù dai lavori anni ottanta.  Tra un brano e l'altro il pubblico scandisce "Voivod, Voivod". Snake dice che stasera ci offriranno alcune sorprese e annuncia "Order of the Black Guard". Il pubblico esulta, e parte un pit che però si estingue velocemente. Sarà così per tutta la serata, sui pezzi classici, come "Killing Technology", che provoca un'altra gran vampata di entusiasmo. Snake dice che la band ha anche un "funny side", e parte "The Prow". Sentita dal vivo è veramente un pezzo post HC, molto più che nella versione di studio. Qualcuno dal pubblico chiede "Tornado", e Snake risponde "Vedo che qui siete per la vecchia scuola, ma noi continuiamo a fare dischi e dischi da anni" e attaccano "Post Society". Dopo un'immensa versione live di "The Unknown Knows" ci si avvia verso la parte finale del concerto. Viene proposto un brano nuovo, "We Are Connected", uscito sia sull'EP "Post Society" che su un 7' split con At The Gates. Snake trova il modo per ringraziare i Septem, e il suo definirli "ottimo gruppo, specie le chitarre, gran voce" non sembra una semplice espressione di cortesia. Poi dice che ora è arrivato il momento di gridarlo ancora e insieme, il nome della band. E arriva il tritono che apre il primo brano di "War And Pain", "Voivod". Questa volta la fiammata di pogo è più intensa delle altre, sul serio. Sentita dal vivo è davvero un pezzo D-Beat, specie per la batteria di Away. Snake chiede al pubblico di ricordare assieme a lui lo scomparso Piggy, e la platea scandisce il suo nome. E' al chitarrista venuto meno nel 2005 che è dedicata la loro classica cover di "Astronomy Domine" dei Pink Floyd. Snake su questo brano non riesce a dissimulare la commozione. Quando sulle sue note finali saluta il pubblico ha una lacrima che gli riga il volto.
Gran concerto per un gruppo in forma perfetta. Essere il chitarrista dei Voivod non è facile, ma Mongrain ci riesce benissimo, veramente degno erede di Denis D'Amour. L'unico rimpianto che ho è di non averli visti anche trent'anni fa, nel loro periodo d'oro.

"Stairway scare and death rules there
Lime and limpid green
The sounds surrounds the icy waters underground."

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