THE ACACIA STRAIN: You Are Safe From God Here

Gli The Acacia Strain tornano con un disco che, a prima vista, sembra voler ribadire la solidità di una carriera ormai ultradecennale. E in effetti la produzione è impeccabile: suoni massicci, mix pulito, ogni strumento occupa il suo spazio con una precisione chirurgica. 

Il problema, purtroppo, è tutto il resto. L’album scorre bene, fin troppo bene. Così bene che alla terza traccia hai l'impressione di averlo già ascoltato tutto; e non perché sia memorabile, ma perché non c’è davvero nulla che la band non abbia già fatto in passato; o che altre formazioni del genere non propongano da anni. Qualche episodio funziona, per carità. "The Machine that Bleeds" apre con un’energia convincente e un riff che almeno prova a mordere. "Swamp Mentality" è uno dei momenti più riusciti: gran muro sonoro, ottima sezione ritmica, atmosfera cupa al punto giusto, anche se la sensazione di déjà-vu resta costante. "A Call Beyond" tenta di ampliare un minimo l’orizzonte sonoro, mettendo sul tavolo un intreccio più atmosferico e qualche scelta compositiva più rifinita. È probabilmente il brano più riascoltabile, anche se resta comunque incastrato nei soliti stilemi che la band continua a macinare da anni. È un disco onesto, solido, professionale. Guadagna un po' di punti per l'album il suono della chitarra, con il Boss HM-2 a palla che offre il tipico "Swedish chainsaw' sound" che personalmente adoro. Ma è anche tremendamente prevedibile. E quando una band storica come la TSA decide di giocare così sul sicuro, il risultato è inevitabilmente un album che si lascia ascoltare, ma che non lascia il minimo segno.