WALTER TROUT: Sign Of The Times
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20/09/2025Walter Trout è un fiume in piena, dall’ironia pungente, e con l’album ‘Sign Of The Times’ trasforma le preoccupazioni in musica. E’ un disco dissonante, cupo, rabbioso, un manifesto di perplessità sulle circostanze che porta l’urgenza di chi vuole esternare preoccupazioni, ma anche risollevare umanamente e ringraziare chi personalmente lo ha sostenuto (“Mona Lisa Smile”). Composto con la consapevolezza di chi finalmente può guardarsi con gli occhi “di un altro” e dare un peso al male che si è autogenerato e che ha avuto un riflesso intorno a lui (“Hurt No More”, dove l’introspezione prende un risvolto positivo). Cerca di evitare i cliché del blues rendendolo disarmonico. Suona più aggressivo, anche i cadenzati blues pestano di cattiveria (“Artificial”, “No Strings Attached”), crea tensione che sfocia in sensazioni irrisolte; si avvale di accordi stridenti, aspri, quasi stonati, lamentosi, con accenni al gospel (“Sign Of The Times”), che invece di risollevare incrementano pressione. Non manca la tradizionale armonica (“Too Bad”), le composizioni luminose (“I Remember”), e malinconiche (“Blood On My Pillow” puzza di rotture). Settantaquattro anni e “ti invita” a riflettere, e ad essere “più partecipe” alla vita ed ai suoi live, con una traccia in particolare, “Struggle To Believe”, che vale l’acquisto dell’intero disco. Crea con una jam in studio un’atmosfera davvero incisiva, con una sezione ritmica colossale, aria carica di energia e dalla forza d’urto di “Young Man Blues” del ‘Live At Leeds’ (The Who, 1970). Spesso le sue performance in Italia sono state eseguite in posti improbabili e con spettatori costretti a stare seduti, ma tanto lui il rock blues lo continua a fare! Consigliato per un orecchio allenato alle dissonanze.


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