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FEN

"The Malediction Fields" è un disco strepitoso. Carico di umori primordiali che rimandano alla condizione umana ed alla sua "eterna solitudine". Il disco di una band che si rispecchia ampiamente nelle parole che seguono, e che evidenziano la grande personalità di musicisti che va oltre il lato artistico ed entra nella dimensione personale. Dentro la quale si manifestano idee mai banali e concetti lontani dalle circostanze comuni. Signori e signore, i Fen. Salve ragazzi. Prima di tutto congratulazioni per il bellissimo disco. Lo adoro. Gira da così tanti giorni nel mio lettore che credo si stia fondendo... The Watcher: grazie mille. Grossa soddisfazione sapere ti piaccia in questo modo, soprattutto se pensi che per noi è stata abbastanza dura lavorarci su visto che lo abbiamo registrato, prodotto e mixato da soli. Siamo stati sotto pressione per questo. Ma, comunque, siamo riusciti a mantenere un controllo costante dall'inizio alla fine e siano molto contenti di come suoni il disco. Alla fine, l'atmosfera e le emozioni che sprigiona sono quelli che volevano venissero fuori. Richiesta di rito: che ne dite di presentarvi ai nostri lettori? The Watcher: i Fen si formano nel 2006. In formazione eravano io, Grungyn (bass/backing vocals) e Theutus (drums). Fin da subito i nostri propositi erano quelli di crare un black metal riflessivo ed aperto, influenzato dal progressive, dal post-rock e dal metal in genere. Sul finire dell'anno registrammo l'EP "Ancient Sorrow", poi ad inizio 2007 Draugluin(synths, backing vocals) si unisce alla band, e passiamo gran parte del tempo a provare e ad affinare il materiale per il nuovo disco. In più abbiano suonato diversi show dal vivo dividendo il palco con band che apprezziamo tantissimo come Agalloch e Negura Bunget. Bene. Ora parliamo dell'album. “The Malediction Fields” è un lavoro che coniuga alla perfezione più generi come il black metal, il post-rock, folk etc. Come nasce tutto questo? Come si sviluppa? I brani sembrano delle session che potrebbero non avere mai fine... The Watcher: gran parte del materiale si evolve in modo impulsivo, naturale. Il processo di scrittura è solo raramente pianificato. Alcuni brani sono stati scritti da me in completa solitudine, altri invece nel corso di varie jam durante le prove. E' un processo organico, anche se certi brani già ben definiti(come "Exile’s Journey") godono della partecipazione individuale di tutti i membri della band i quali hanno apportato le loro personali intuizioni. Grungyn: per me la fase compositiva è in assoluto un fattore fondamentale per ogni band. Puoi avere a disposizioni grandi strumentisti e spendere una barca di soldi per la produzione, ma se non hai le canzoni che funzionano a dovere non hai niente in mano. Noi componiamo sulla base dei nostri sentimenti e procediamo su questa strada. Diverse band provano all'infinito e modificano in continuazione. Noi non siamo così. A noi piace trattenere l'essenza di una scintilla creativa, poi i riff e gli arrangiamenti vengono da soli e la canzone acquista una sua identità. E' un'esperienza entusiasmante e si, hai ragione: quando lavoriamo attorno ad una sensazione, tutto quello che ne segue potrebbe andare avanti all'infinito. In fase di recensione ho parlato di gente come Mogwai e Godsped You! Black Emperor. Due band che sembra vi abbiano ispirato molto. Le ascoltate? Ascoltate solitamente il post-rock? The Watcher: si, ascolto quelle due band ed altre ancora come Red Sparowes e Explosions In The Sky. Ascolto anche lo shoegaze ed il goth anni '80 - band come Fields of the Nephilim, The Cure e Slowdive influenzano in modo assai rilevante il mio approccio al songwriting. L'uso degli effetti della chitarra, dello layering, del riverbero, il tutto accoppiato ad una malinconia di fondo sono tutti tratti che cerco di esplorare con i Fen. Concettualmente, questi diversi generi, al di là delle differenze prettamente stilistiche, sono tutti evocativi, atmosferici e tendono a creare quel tappeto malinconico di fondo di cui si fa menzione sopra. Su questo il disco non lascia spazi a dubbi: non c'è via di scampo dall'oscurità. E' il segno dei nostri tempi? E' il modo in cui filtrate dentro quello che ci circonda? The Watcher: noi vogliamo che chi ascolta la nostra musica intraprenda un viaggio. La nostra musica tende a trasmettere un senso di appartenenza, un senso di totale immersione e coinvolgimento. A tal proposito "The Malediction Fields" è un disco attraverso il quale puoi viaggiare con la mente ben oltre il semplice ascolto. Grungyn: quando compongo il tempo non ha importanza. Molti oggi cedono all'idea di essere rilevanti e si perdono in inutili elaborazioni, mentre il nostro obiettivo è quello di creare un tessuto sonoro evocativo in cui ognuno può identificarsi. Il materialismo, la corsa verso il prestigio, la religione sono tutti prodotti frutto dell'imperfezione della natura umana, ma i Fen per me rappresentano qualcosa di più puro, di fondamentale, uno dei rari aspetti della vita che significano veramente qualcosa. Quando suoniamo, entriamo come in trance ed il risultato è una creazione viva, urgente, pulsante. "Colossal Voids" è il mio brano preferito. Trasmette alla perfezione un senso di vuoto e frustrazione, ma è anche la canzone meno "potente" del disco, in più quella con voce pulita. Questo significa che i brani che componete coinvolgono lo stesso al di là dello stile. Io lo chiamo semplicemente talento. The Watcher: "Colossal Voids" è stata scritta da Grungyn(il quale canta anche nel brano). Sembra sia la canzone che ha suscitato lereazioni più disparate, c'è chi l'apprezza e chi non del tutto. Sinceramente, non ero molto favorevole ad includerla nell'album proprio perché è per lunghi tratti priva di rabbia. Comunque, resta una canzone assai gradevole, riflessiva, attraversata da un dolore di fondo che la rende davvero speciale. Grungyn: penso sia una canzone importante da includere nel disco perché mostra anche l'altro lato della band. Malinconica e sognante come nel migliore stile shoegaze, e rappresenta la quiete che si oppone alla disperazione. Uno dei vostri molti pregi è quello di far convivere generi differenti in un equilibrio a dir poco perfetto. Quanto è un processo naturale, e quanto è pianificato. The Watcher: è un processo misto che varia dalla pianificazione al percorso naturale. A volte avviene con la fusione dei due aspetti. "Lashed by Storm", ad esempio, inizialmente era un brano assai rabbioso e non sembrava funzionasse poi tanto in studio. Poi, durante le prove per la registrazione del disco abbiamo cominciato a sperimentare cambiandone la struttura finale. Grungyn: siamo consapevoli del fatto che quando si parla di metal estremo, questo è condizionato da un approccio solitamente unidirezionale. E questo per me è fonte di grande frustrazione. Mentre le post-rock band sono più sensibili verso un approccio più dinamico ed aperto. La variazioni costanti per la musica sono fondamentali tanto quanto lo sono le stagioni. E tutto rimanda al viaggio che vogliamo intraprendere con la nostra musica. Parliamo della confezione del lavoro. La produzione è buona, funzionale ai brani, mentre l'artwork è pertinente al significato del titolo del disco. "The Malediction Fields" pare essere un posto reale. Lo è? E perché sarebbe maledetto? Ha a che fare con il vostro monicker dato che Fen significa "palude"? The Watcher: grazie per il commento sulla produzione. Questo è un altro aspetto che mi rendeva abbastanza nervoso visto che abbiamo fatto tutto da soli. Ho usato il mio studio portatile da 16 tracce digitali per fare tutto. Rispetto agli standard moderni la produzione è abbastanza primitiva, ma questo limite è stato un ulteriore stimolo a dare il meglio durante la fase creativa. Il risultato finale rappresenta completamente quello che abbiamo creato, niente tagli, niente aggiunte e quant'altro la tecnologia moderna è in grado di manipolare. In merito al siginificato di "The Malediction Fields", direi che qualcuno potrebbe anche intenderlo come un luogo reale dato che rappresenta la desolazione e la depressione che inchiodano noi tutti. In quanto ad essere umani, noi tutti fatichiamo ad afferrare il senso della nostra esistenza, e "The Malediction Fields" è un modo per dare una forma metaforica a questo tormento. E' un dolente e maligno paesaggio che possiede sia un lato mistico, sia uno sinistro. Potrebbe anche rappresentare le terre tormentate d'Inghilterra. Come direbbe Draugluin(il tastierista. n.d.r.), la terra sotto i nostri piedi ospita millenni di storia, secoli di dolore e di stragi. I paesaggi hanni diverse storie da raccontare e la storia d'Inghilterra è tradizionalmente immersa in eroici fallimenti e perdite. Grungyn: Le "Paludi" sintetizzano questa idea al meglio. E' un surreale, tetro paesaggio nel quale molti misteri giacciono sepolti e dimenticati. Come nella psiche umana in cui ci isoliamo, dove sopprimiamo i nostri pensieri più bui, i nostri più intensi tormenti. Siete inglesi, e la natura, il clima ed i paesaggi sono per voi fonti d'ispirazione. Ma non credo sia tutto. Cos'altro vi ispira, la pittura, la poesia...? The Watcher: non c'è una fonte precisa a cui attribuire le mie ispirazioni. Amo l'arte e la letteratura, ma non credo stimolino la mia creatività più di tanto. Più che altro sono pensieri personali, sentimenti, umori ad ispirarmi. La costante battaglia interiore contro l'oscurita è fonte di creatività. Il bisogno di esprimerlo è ricorrente, quasi un'ossessione, ed i Fen sono un modo per farlo costantemente. Mentalmente ed emozionalmente tu potresti obiettare come io viva sempre sull'orlo, al limite, ma comporre musica e scrivere testi per i Fen mi induce potenzialmente a convertire energie negative in qualcosa di costruttivo. E' l'espulsione del mio dolore, una purificazione. Come sono i vostri live-set? Vi concentrate essenzialmente sull'aspetto musicale, oppure anche su quello scenografico? The Watcher: i Fen dal vivo sono un po' diversi da quelli su disco. On stage l'impatto è più immediato, arrabbiato. Non siamo quel tipo di band che ricrea passo-passo quanto inciso su disco. Ogni nostro spettacolo cambia a seconda dell'umore del momento. Come sempre, proviamo a rendere partecipe il pubblico del nostro viaggio, ed i migliori spettacoli solo quelli in cui riusciamo a fonderci anche con solo poche persone presenti all'evento. Comunque, non abbiamo un budget sufficiente per avere una scenografia elaborata, anche se ne abbiamo discusso. Grungyn è desideroso di utilizzare proiettori, illuminazioni ambient ed altra tecnologia capace di potenziare l'atmosfera che generiamo. Grungyn: un tour è già stato pianificato. Se tutto va per il verso giusto a settembre saremo in Germania di supporto ai Dornenreich per due settimane. Non vediamo l'ora di poter condividere la nostra musica con chi in Germania ci apprezza. Bene, è tutto. Grazie per la chiacchierata, è stato un piacere. Concludete l'intervista come vi pare, dite quello che volete, liberamente. The Watcher: c'è ancora una piccola cosa da dire: speriamo che a viaggiare assieme a noi sia stato bello. Ma questo è solo l'inizio. Chi può dire quando avrà termine? Alla prossima, allora. Magari in tour, magari dopo un altro grande disco. Grazie.

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