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BLACK SABBATH: PARANOID

data

25/01/2008
100


Genere: Hard Rock
Etichetta: Warner
Anno: 1971

’Paranoid’ è un album ancora più famoso, duro, complesso e personale dell’esordio dei Black Sabbath. Un manifesto dell’inquietudine e allo stesso tempo un manifesto contro la guerra, quella dei porci di "War Pigs"; torna l’idea del vivere morendo e della morte come spunto per una serie di suggestioni musicali: il destino dell’uomo fotografato spietatamente nei riffs e nelle cantilene della più maledetta delle band fondatrici dell’hard rock e del metal, in gran parte delle sue forme, essendo qua presenti i semi del Doom nonché elementi Progressive senza contare i mille altri spunti che vanno dall’ espressionismo alla concretezza dei pezzi più massicci e strutturati. Iommi specialmente in ‘Paranoid’ ha fatto la storia e leggenda, non per le sue melodie ma per la sua capacità di rallentare e cadenzare il suono, aprendo crepacci ritmici, come per esempio nell’elefantiasi sonora di "Hand Of Doom", un cadavere che cammina. Ozzy, notevolmente cresciuto in questo secondo disco, è più cantilenante che mai, quasi bambinesco a volte, le sue sembrano filastrocche perverse. L’album è un magma di idee vincenti e studiate, nulla sfugge dall’attento controllo di una band scrupolosa e cosciente di essere all’apice della sua rivoluzione nella storia della musica. Politicians hide themselves away They only started the war Why should they go out to fight? They leave that role to the poor Come si vede sopra, "War Pigs" è una canzone di protesta che invece di mostrare un mondo alternativo fatto di pace & amore, illustra il paradosso, il destino di questa umanità, con le sue barbare contraddizioni di barbaro e violento progesso/regresso, lo stesso che è scolpito nei contrasti sonori nel brano, allo stesso tempo primitivo e alienato. La title track è un pezzo molto breve, è un singoletto che sembra una cosa a se rispetto al resto dell'album. Riempitivo? Canzoncina bella dura e birichina da lanciare in classifica, per aprire la strada al disco? Si tratta di un brano scoordinato rispetto agli altri e piuttosto disimpegnato, ma la sua fama non è immeritata, visto che si tratta pur sempre di un brano che ha concorso pesantemente alla formazione del suono "metallico". Immensa "Planet Caravan", oltre a dimostrare la versatilità della band, rappresenta una della ballate acidamente blues più sognanti e allucinate della storia, pur nella sua durata non di certo estesa, che forse contribuisce a darne quella secca densità. Lo sgomento e il terrore riemergono nella robotica "Iron Man" e nelle visioni atomiche di "Electric Funeral", tutte leggende dell’hard rock e pane quotidiano per decenni di musicisti.

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