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BON JOVI: Forever

data

06/07/2024
60


Genere: Rock
Etichetta: Island Records
Distro:
Anno: 2024

Il titolo del nuovo album ‘profuma’ di nostalgia: ‘Forever’. L’attesa è sempre grande, non fosse altro che dopo 40 anni vuoi sapere se ci sia ancora qualcosa da dire, e in questo momento più che mai far passare al setaccio le condizioni vocali del lead singer diventa una priorità. Prima prova vocale in studio per il buon Jon, dopo l’ormai celeberrima operazione alle corde vocali, risalente ad un paio di anni fa circa. Ebbene, questo disco vince senza dubbio per sincerità. A fare da apripista è il primo singolo "Legendary", brano che rievoca ricordi quasi sopiti. Quel maledetto arpeggio iniziale che ti catapulta immediatamente nel 2007, a ‘Lost Highway’, a quel country rock così accogliente e poi quegli "oh-ooh" ormai trend mark collaudato, diciamolo, solo una sorta di comfort zone. Cerchi di resistere, ma arrivati al coro lo scandire preciso e puntuale di Tico ti porta inevitabilmente a battere le mani a tempo e sorridere. "We Made It Look Easy" sembra passare in sordina, anche se il melodioso ritornello si fa apprezzare, perché in questo i BJ hanno ben pochi rivali. "Waves" è bellissima, evocativa, struggente e con un solo all’altezza eseguito da un signor chitarrista come Jason Isbell: la traccia sfuma con un fade out di ottantiana memoria. Con "Seeds" torna prepotente il messaggio del bicchiere mezzo pieno tanto caro a Jon Bon Jovi, e sfido i die hard fan a non sentire "Next 100 Years" (dall’album Crush) nel finale e non farsi venire la pelle d’oca. Violini e piano accompagnano la ballata dal sapore nostalgico "Kiss The Bride" dedicata alla figlia di Jon, Stephanie Rose. "My First Guitar" vuole essere un omaggio a sé stesso, quando il 17enne Jon imbracciava la sua chitarra e si sentiva una rock star. E ce lo racconta con un cantato a tratti sussurrato, a tratti strillato, perché immagino così ricordi quei momenti. Conclude il disco "Hollow Man", una ballad sofferente che racconta di un passato ormai superato. Perché nonostante Jon ad un certo punto canti: <<You Can’t Make It Rain Staring’ At The Sun...>>, credo sia riuscito anche in quell’impresa. Cosa c’era ancora da dire in sostanza? Ti guardi intorno, leggi un libro, vivi la vita, tieni il taccuino e l’acustica vicini e scrivi quello che vedi, quello che senti. L’imput arriva da solo.

A cura di Claudia "Jonny" Tara

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