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CHILDREN OF BODOM: ARE YOU DEAD YET?

data

27/09/2005
70 sulla fiducia


Genere: Thrash Punk Deathcore Melodico
Etichetta: Spinefarm/Universal
Anno: 2005

Hanno fatto bene i Children Of Bodom a mettere il punto di domanda nel titolo del loro nuovo lavoro; nessuno sapeva cosa aspettarsi dopo l’ottimo “Hate Crew Deathroll” (disco che scrollava loro di dosso le tentazioni power del rognoso “Follow The Reaper” e li distanziava saggiamente da ciò che loro stessi avevano creato e che era lì lì per diventare trend imperante), il secondo disco ‘rosso’ che li aveva fatti scoprire a tanti ragazzini che fino al giorno prima ascoltavano le compilation del Festivalbar. “Are You Dead Yet?” arriva a due anni di distanza, e conferma quanto di buono l’evoluzione dei bambini finlandesi aveva promesso; purtroppo, e qui cominciano le dolenti note, lo fa in maniera poco incisiva. Se l’opener “Living Dead Beat” si rivela entusiasmante nella sua velocità non esasperata e strofe e ritornelli ultra cathcy, già dal secondo pezzo si sente puzza di riciclaggio. Sembra di stare a sentire degli scarti di “Hate Crew”! E Alexi Laiho non è uno che di solito dà in pasto ai suoi fan i rimasugli del platter precedente. L’evoluzione continua, tanto che si possono ravvisare addirittura leggerissime reminescenze ‘nu’ e metalcore, ma lo scheletro della band rimane fortunatamente quello, una band che sa ancora fare le scarpe ai suoi cloni; “Punch Me I Bleed” ribadisce che sui lentoni gli inarrivabili sono sempre loro, “In Your Face” e “Bastards Of Bodom” puntano tutto sulla velocità, mentre la già conosciuta “Trashed, Lost & Strungout” e la chiusura di “We’re Not Gonna Fall” miscelano abilmente melodia e tempi semi-veloci. Ma alla fine non è che rimanga granchè. La stessa track conclusiva (e chi conosce la band sa che ogni brano di coda è sempre un gioiellino) lascia l’amaro in bocca; finisce troppo presto, quando sembra che stia per esplodere. Suvvia Alexi, ci hai abituato a cose decisamente migliori di questa, migliori di pezzi insignificanti come “Next In Line” o “If You Want Peace…Prepare For War”. “Are You Dead Yet?”, alla fine della fiera, è un buon lavoro, senza dubbio superiore a tantissime uscite che affollano gli scaffali, ma non è all’altezza dello status che i CoB hanno saputo costruirsi negli anni. Ma resti chiaro che “Follow The Reaper” rimane in fondo alla classifica. Da fan scalmanato lo ascolterò, lo consumerò, ci spenderò 21 euro (grazie major, voi sì che vi impegnate a contrastare la pirateria), ma qua si parla di giudicare il più oggettivamente possibile. E oggettivamente “Are You Dead Yet?” è un disco riuscito solo a metà.

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