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DARK TRANQUILLITY: CHARACTER

data

20/01/2005
88


Genere: Death Melodico
Etichetta: Century Media
Anno: 2005

Il cerchio si chiude, finalmente, e i maestri tornano a casa con una borsa piena di souvenir da mettere in bella mostra sugli scaffali. Metaforicamente parlando, questo è quanto basterebbe a descrivere “Character”, nuovo freschissimo album dei Dark Tranquillity, probabilmente (sicuramente?) il loro miglior album da “The Gallery”; e io, povero illuso pessimista, che viste le premesse del singolo mi aspettavo una delusione totale, rimango fregato. Come suona “Character”? Suona meglio di “Damage Done”, innanzitutto. Che era un signor album, per carità, ma che dava spesso la sensazione di ‘adagiamento sugli allori’, come a dire ‘tanto siamo tornati a suonare pestato, anche se ci infiliamo qualche brano mediocre non gliene frega nulla’. Da questo punto di vista, “Character” è infinitamente meglio, riuscendo a mantenersi eccellente per tutta l’intera durata. Non bastasse, gli elementi più elettronici sono più integrati e anche più sfruttati, in un balancement di altisssimo livello, nel quale è praticamente impossibile individuare anche una sola virgola fuori posto. Insomma Mikael e compagni hanno capito che “Projector” ed “Haven” erano ottimi album, quindi perché rinnegarli (a questo mi riferivo nelle prime righe parlando dei souvenir…)? E’ un disco che stupisce “Character”, quando ti trovi davanti a tempi grind (“The New Build”, per la serie ti spacchiamo il didietro fin dall’opener) a stop’n’go improvvisi (“Lost To Apathy”, “One Thought” “Through Smudged Lenses”), a pezzi di puro heavy metal (“Mind Matters”) o alla ballad conclusiva che non ti aspetti, ovvero “My Negation”, sei minuti di malinconia elettrica e matrimonio ideale tra “Lethe” e “Undo Control”. Il vademecum del buon redattore mi imporebbe di continuare a elencare in sequenza i pregi dell’album, ma detto con schiettezza, è davvero così fondamentale perdere tempo a elogiare la, scontata, produzione nordica o l’eccellente, e scontata, prestazione tecnica dei nostri (che mi sono sembrati in verità molto migliorati a livello ‘riffico’, come se ce ne fosse bisogno poi)? O del fantastico artowork nel quale la Cabin Fever di Sundin è riuscita a superarsi? Appunto, no. Ho sprecato fin troppe parole, è giunto il momento di tornare a crogiolarsi nella furia corale di “Character”; siete invitati anche voi, scettici e non. Music matters, altro che mind.

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