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PARADISE LOST: IN REQUIEM

data

13/05/2007
82


Genere: gothic metal
Etichetta: Century Media
Distro:
Anno: 2007

Undicesimo album in studio per i veterani Paradise Lost da Halifax (UK) e altro centro sicuro. Li avevamo lasciati meno di due anni fa con l'album omonimo, album che ha riscosso ottime critiche un po' ovunque, quindi eccoci al passo successivo, 'In Requiem' che parte da dove il precedente era idealmente terminato per continuare su un terreno ogni volta differente da quello che ci si può aspettare o prevedere. In questo caso 'In Requiem' dà una bella botta, decisiva, al processo che sta lentamente "disintossicando" il gruppo da tutte le influenze synth-pop del recente passato per (ri)consegnarlo ad un'audience metal. Non a caso più di una volta mi sono tornati in mente due album come 'Icon' (1994) e 'Draconian Times' (1995) per la commistione fra parti melodiche e parti più aggressive. Merito di una line-up finalmente collaudata al 100%: il vecchio ed il nuovo finalmente si incontrano e si amalgamano alla perfezione, molto meglio che sull'album precedente. Era difatti nelle intenzioni del gruppo arrivare a comporre canzoni che esprimessero un certo bilanciamento fra luce e oscurità, fra melodie e parti aggressive, obiettivo che in questo caso mi sembra sia stato raggiunto in maniera eccellente. La produzione, sempre ottimamente pulita e potentissima, riesce a innalzare le canzoni ad un livello superiore e se le dinamiche "Never For The Damned", "The Enemy" e "Requiem" si stampano subito nella mente dell'ascoltatore, "Unreachable" e "Beneath Black Skies" richiedono più di un ascolto per la loro complessità e per la struttura multi livello, ma il risultato finale, pur passando da due strade differenti, è il medesimo. Un 'Paradise Lost' parte 2? Sicuramente le strutture più significative dell'album precedente le possiamo ritrovare anche qui, ma come già accennato, è quel pizzico di aggressività, sono le schitarrate metalliche, a fare la differenza, quindi in definitiva consiglio questo album un po' a tutti coloro che amano le frange più oscure del metal, senza scadere nel pacchiano e/o ridicolo.

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