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SIRENIA: AN ELIXIR FOR EXISTENCE

data

23/02/2004
85


Genere: Symphonic Gothic Metal
Etichetta: Napalm Records / SPV
Anno: 2004

Inizio dal fondo... "Su una zattera di fortuna, mi accingo a solcare l'oceano...tranquille acque mi cullano e mi allucinano...morbide note accarezzano la mia pelle, un flebile canto di ammalianti sirene mi conduce laddove non avrei mai dovuto recarmi...la mia scelleratezza mi porta a sfidare le forze della natura e d'un tratto l'impeto del mare si impossessa di me...le gonfie e gloriose acque servono da severo monito e nell'atto di inghiottire la mia vita, si tramutano in fresche gocce di rugiada che, al sorgere del sole, inumidiscono teneramente il mio viso con lacrime d'argento e mi riportano lì dove sono ora...FINE". Questo mio vaneggiamento, altro non è che l'emozione che un brano come "Seven Sirens And A Silver Tear" è in grado di suscitare, grazie alla sua magnificenza. E' il brano conclusivo di questa seconda prova discografica dei norvegesi Sirenia, la band che Morten Veland ha costituito all'indomani della sua fuoriuscita dai Tristania. Tornando un attimo indietro ed analizzando "An Elixir For Existence", ci si accorge di come il sound dei Sirenia si sia maggiormente personalizzato, staccandosi in parte da quello del primo album "At Sixes And Sevens" (molto legato agli stilemi dei Tristania), arricchendosi di elementi nuovi, sicuramente non rintracciabili nel percorso parallelo della ex band di Veland. L'album si apre in modo trionfale con una "Lithium And A Lover" da brivido. Le caratteristiche del brano mensionato sono quelle che in modo più o meno marcato si troveranno in tutti gli altri brani, generando così una coerenza nel disco tale da farlo sembrare realmente un viaggio attraverso le vicissitudini della vita. Si diceva degli elementi vecchi e nuovi del disco: oltre al tipico sound gothic metal fatto di growl, screams e di voci pulite maschili e femminili, grossa importanza assumono sonorità elettroniche a supporto (voci filtrate, effetti campionati...). Questi nuovi elementi affiancati ai tipici cori gloriosi in stile Tristania e Therion ed a cambi improvvisi di atmosfera, a rallentamenti, a parti malinconiche, costituiscono il cuore di una grande opera qual'è il disco in questione. Non mi soffermo sulle altre canzoni, visto che, come detto, sono tutte dei tasselli di uno stesso mosaico, tappe di uno stesso viaggio. Faccio eccezione, però, per "Save Me From Myself", un brano devastante nel suo malinconico incedere con voce femminile, violino, campionature e percussioni: commovente per la sua capacità di disegnare in musica la storia di una vita vissuta dall'interno dell'anima! In conclusione, la già menzionata "Seven Sirens And A SIlver Tear", strumentale, onirica, ammaliante, ossessiva...un brano da ascoltare per sognare. Musicalmente, da menzionare la perfetta opera dei guest di Veland, vero "tuttofare" nei suoi Sirenia (e visti i risultati va bene ache così!) ed in particolare, di Henriette Bordvik che con la sua voce suadente, si discosta dal tipico cantato da mezzo soprano, per avvicinarsi di più a quanto fatto in passato da Liv Kristine nei Theatre Of Tragedy. Ultimo dettaglio: le composizioni. I brani sono tutti intelligentemente scritti e pensati per comunicare in musica, parole ed emozioni, diverse sfumature di uno stesso concetto: la vita, l'esistenza, l'interpretazione di ciò che siamo e di ciò che accade. Proprio perchè la vita è molto imprevedibile e varia, per lo stesso motivo, con un certo grado di paralelismo, le canzoni dell'album presentano varie sfaccettature interne e vari momenti che vanno dai più riflessivi e drammatici, ai più violenti ed esagitati, passando da atmosfere classiche o acustiche, a scenari coral-trionfalistici, da momenti tipicamente rockeggianti, a situazioni al limite del black/death; il tutto, come detto, infarcito di un fondo campionato ed elettronico...insomma, un bel calderone, piacevolmente e sapientemente miscelato e bilanciato!

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