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THUNDERSTORM: AS WE DIE ALONE

data

14/04/2007
80


Genere: Doom Metal
Etichetta: Dragonheart
Anno: 2007

Ho sempre considerato I Thunderstorm da due punti di vista differenti: da una parte i nostri hanno sempre ostentato una “pericolosa” coerenza, che non li ha mai spinti, se non ad addirittura sperimentare, perlomeno a variare in maniera significativa la loro proposta; dall’altra, non si può che riconoscere loro una capacità interpretativa di questo genere assolutamente di primo piano, e una costante qualità in occasione delle loro uscite. Non è quindi un caso se il trio sia ormai da anni considerato come il primo tra gli esponenti del Doom tricolore (soprattutto all’estero), stima che è valsa la partecipazione a più edizioni del celebre Doom Shall Rise. “As We Die Alone”, quarto lavoro del gruppo, non cambia di certo le carte in tavola: è comunque frutto di una maturità musicale ormai consolidata e si rivela, senza tanti fronzoli, il loro disco migliore. In tutta sincerità, devo ammettere che, avvicinandomici, ero piuttosto sicuro di cosa avrei trovato: le mie aspettative si sono rivelate in effetti veritiere, ma questa non è stata sicuramente una cosa negativa. Il classico marchio di matrice Sabbathiana, ormai personalizzato a dovere, è al solito una vera gioia per le orecchie: addirittura troviamo la componente settantiana particolarmente in evidenza, a rendere ancor più psichedeliche le composizioni. “Hawking Radiation” è la perfetta opener dal riff schiacciasassi, intramezzata da una piacevole apertura melodica; con “Death Rides On The Highway” i ritmi si fanno più sostenuti, mentre la stupenda “We Die As We Dream (Alone)” si affida di più al lato emozionale della musica, sfociando in “I Wait”, intensa e malinconica. “Hypnowheel Of Life” è un altro classico mid tempo; “L” un allucinante e psicotico intro di basso a “S.L.O.W.”: come si evince dal titolo, una pesantissima e pachidermica dedica al Doom. Dopo gli arpeggi di chitarra di “Preacher’s Dream”, si prosegue con la maligna “The Mad Monk” e, a chiudere, una riuscitissima cover della splendida “Voodoo Child” in ricordo dell’immortale figura di Jimi Hendrix. In conclusione, sia chi già è avvezzo allo stile della band sia chi ne sia a digiuno, può avvicinarsi a questo lavoro con la consapevolezza di trovare grande ispirazione e molta onestà.

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