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VENOM: METAL BLACK

data

04/04/2006
48


Genere: Thrash 'n Roll
Etichetta: Sanctuary
Anno: 2006

Diciamoci la verità, i Venom dopo tre dischi importantissimi per il mondo metal se la sono spassata per una ventina d’anni abbondanti vivendo di rendita sul loro glorioso tempo andato. Live albums, compilation, reunion vere e finte, il Venom camp dopo “At War With Satan” non è stato altro che un circo equestre dove Cronos ha recitato il ruolo del capocomico fino al ritorno nel 2000 con “Resurrection”, che in realtà non faceva resuscitare proprio un bel nulla e anzi, faceva prevedere una bella lapide di marmo sopra il glorioso monicker inglese. A quanto pare però il trio britannico ha la scorza dura, e si ripresenta stoico con questo nuovo album che già da titolo e copertina non fa presagire nulla di buono; una line-up che vede alla chitarra non più Mantas ma tale Mykvs, e che tenta di consegnarci quello che nelle intenzioni dovrebbe essere il seguito di “Black Metal”. La partenza di “Antechrist” spiazza un po’. Il brano è un thrash ‘n roll di buona fattura, non entusiasmante ma tutt’altro che disprezzabile, se non fosse che i Venom giocano a tirare fuori la produzione anni ’80 ottenendo un risultato abbastanza risibile, per la serie ‘giocare agli eighties vi fa sembrare dei pagliacci’ (discorso che non vale certo solo per i Venom). Da qui in poi “Metal Black” è discesa libera; tra pezzi realmente vergognosi come “House Of Pain”, “Rege Sathanas”, “A Good Day To Die” e altri perlomeno discreti (“Assassin”, “Death And Dying”) il platter si trascina stancamente con i suoi interminabili quattordici brani verso il finale della title track, lasciando nelle orecchie il nulla completo. Si salvano giusto la performance di Cronos e qualche assolo del già citato Mykvs. Un disco che se non avesse sopra il marchio Venom uscirebbe per una semi sconosciuta etichetta del Kazakistan e sarebbe probabilmente snobbato alla grande. Ancora una volta non c’è resurrezione, e vien da pensare che alla fine i Venom siano una band che ha avuto solo la fortuna di essere nel posto giusto al momento giusto, venticinque anni fa. E in tutta onestà di essere clemente con il voto solo per via del nome che ci sta sopra non mi va, non stavolta.

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