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MICHAEL SCHENKER GROUP: Don't Sell Your Soul

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26/09/2025
76


Genere: Classic Rock, Hard Rock
Etichetta: earMusic
Distro:
Anno: 2025

Gli album firmati Michael Schenker Group sono sempre stati collegati ad una voce che ne marchiava il prodotto (Gary Barden, Graham Bonnet, Kelly Keeling, Robin McAuley, etc). In ‘Don’t Sell Your Soul’, il nuovo progetto del 2025, il secondo di una trilogia iniziata con ‘My Years With Ufo’ (2024), la voce s'incarna in più vocalità: Erik Grönwall in prevalenza su Robin McAuley [3,9], Roberto Dimitri “Lia Liapakis [8] e Michael Voss [4,6]. Ma è la qualità dei riff che caratterizza sempre di più l’essenza Michael! Non è più una questione di suono, ma di composizioni di note dallo stampo riconoscibile, non ripetitivo del suo stesso fare. Spesso le nuove tracce hanno due decorsi nella stessa composizione: uno dall’anima heavy e l’altro bivalente, a seconda del caso introspettivo/svagato, a portare l’ascoltatore controcorrente. Ruffiano, dalle “affascinanti distrazioni schenkeriane”, il nuovo prodotto si presenta per un più ampio raggio, proprio per la diversificazione vocale. Spesso nell’ascolto mi sono chiesta dove fosse il “completamento” di Michael, quell’ingrediente cucito addosso alla sua pelle. Allora ho fatto un gioco: ho isolato la componente Schenker da tutto il resto. Ecco, quella viaggia anche da sola è l’essenza di tutto in ogni traccia. Se poi nel gioco ci aggiungi un colpetto di tastiera, una voce particolare, un giro di basso, a quel punto potresti trovare una sfumatura (hard rock, melodica, stradaiola, heavy) più incline al tuo gusto. Lui è in qualche modo il punto di partenza ed è anche la componente che dà senso al tutto: la sua musica può essere ascoltata anche senza aggiungere parole, e altri strumenti, perché funziona sempre. Il surfista Schenker non cade, quella componente si stampa in poco tempo nella tua memoria, si ripete, entra nel cervello, si espande, ne puoi visualizzare il “grassetto”, e sentirne la precisione, il suo carattere distintivo. Un prodotto nobilitato dall’ospite McAuley (una sorta di McAuley Schenker Group per voce, batteria e tastiera) e una line-up già collaudata in tour con ‘My Years With Ufo’, dove probabilmente Schenker (70 anni) dà più fiducia al giovane Grönwall (In tour lo spinge ad accompagnarlo con una Gibson J-45). Si parte con un riff che tira una pacca alla spalla dei Maiden in “Dont Sell Your Soul” (se vogliamo anche “Destiny” (‘Save Yourself ‘, McAuleySG 1989) e si termina con un riff che è un gesto di riconoscimento al power/speed metal (“Surrender”), nell’intermezzo altre nove tracce dall’essenza Michael. Un po’ fragili “Danger Zone”, “I Can’t Stand Waiting” (prolisse e ripetitive) e “Sign Of The Times” con la voce nasale di Michael Voss. Davvero fantastica “Eye Of The Strom” dove Michael riesce a primeggiare addirittura sulla vocalità unica di McAuley, e sull’atmosfera di stoviglie rotte, con un “depistaggio schenkeriano” di primo ordine. Sembianze al rock di Alice Cooper dal ritmo incognito in “Janey The Fox”, che evade in un ritornello leggero. La traccia più innovativa (rispetto al background MSG) è “The Chosen One”: Erik è bravissimo ad appoggiarsi sulle vocali in questa canzone (si ferma, si poggia e ci rimane) e tutta la composizione gravita su mistero e celebra gesta eroiche, epiche e termina con un finale chitarristico controcorrente. Voce roca e scarna di Lia in “It’s You” a conferire sapore di metallo grezzo dal risvolto catchy. Dal potere di un ventaglio per l’espressività di linguaggio dell’atmosfera di “Sixstring Shotgun”, in ogni piega si sprigiona il cromatismo vocale di McAuley. Un po’ deludente la scontata e stradaiola “Flesh and Bone”. Non resta che aspettare la terza opera della trilogia (che potrebbe anche collimare sulle sue origini da scorpione). Up the MSG!

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