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ARGONAUTA RECORDS

Si vede quando le cose sono fatte con impegno e passione. E' evidente che lì alla Argonauta Records ogni uscita, ogni flyer e concerto sono creati e "vissuti" come se fossero gli ultimi, bisogna dare sempre il massimo. I risultati si vedono, sono sotto gli occhi e le orecchie di tutti. Una label piccola, geograficamente di provincia, che in pochissimi anni sta diventando polo attrattivo per alcuni tra i migliori gruppi stoner, noise, doom, psych e post rock della Penisola e non solo.

La colonna sonora per la lettura.

L'occasione di sapere qualcosa (più di qualcosa, col senno di poi!) su come funziona un'etichetta e di avere una risposta a tante curiosità si è presentata con il secondo festival targato Argonauta e la chiacchierata col boss Gero inizia proprio chiedendogli com'è andato e quanto lavoro ci vuole per mettere su un evento come questo. Ciao Francesco, e grazie per questa possibilità di illustrare un po’ il mio lavoro e la mia creatura Argonauta Records. Questa seconda edizione del festival [con Muschio, WOWS, Jordaan, Filth in my Garage, Bantoriak e Sepvlcrvm] è andata molto bene, sono davvero soddisfatto sia delle bands sia del riscontro del pubblico. L’unico intoppo è stato che la band francese che avrebbe dovuto parte alla serata, gli stoner rockers Denizen, hanno rotto il furgone mentre viaggiavano verso l’Italia e non sono riusciti a raggiungerci. Per mettere su un festival del genere ci vuole davvero tanto lavoro, sostanzialmente dopo la prima edizione dello scorso anno con i miei collaboratori ci siamo presi un po’ di tempo per poi ributtarci in questa nuova avventura. Gli aspetti da curare sono tantissimi, così come le difficoltà logistiche. Per cui diciamo l’organizzazione dell’Argonauta Fest, sotto vari aspetti, anche quello promozionale, richiede circa un anno intero.

Ci sono stati cambiamenti rilevanti nell'organizzazione rispetto a quella dello scorso anno? Direi innanzitutto la location [quest'anno si trattava delle Officine Sonore di Vercelli], cercavamo un posto che avesse determinate caratteristiche, essendo comunque l’Argonauta un’etichetta molto giovane, siamo sempre ben disposti a valutare tutte le possibilità che si prospettano per poter crescere di anno in anno assieme alle nostre bands. Poi alcune limature a livello promozionale/comunicativo, paradossalmente concentrandoci su una dimensione più di nicchia (il volantinaggio ad esempio) rispetto che su larga scala ha portato a degli aspetti positivi che valuteremo anche per il futuro. -

Come risponde il pubblico a eventi come questo, e che tipo di pubblico vi trovate a accogliere? La cosa che più mi ha fatto piacere è che la stragrande maggioranza del pubblico presente conosceva molto bene l’etichetta e le band. I traguardi che abbiamo raggiunto in poco tempo sono anche merito delle persone che comprano i nostri dischi, per cui è giusto che vengano a festeggiare con noi. In quest’ultima occasione abbiamo anche avuto spettatori diciamo occasionali, gente che incuriosita è venuta a sentirsi un bel po’ di ore di musica, a bere e mangiare assieme a noi.

Qual è l'aspetto più delicato di questo tipo di eventi? Ci sono dettagli che molti snobbano, e poi invece si rivelano fondamentali per la buona riuscita del concerto? In primis direi tutti gli aspetti tecnici relativi alle performance delle bands. Quindi assicurarsi che la backline faccia al caso di tutti, intervenire dove e quando è necessario limare alcune discrepanze e poi avere un rapporto il più stretto possibile tra organizzatori, gestori, bands e pubblico. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di curare al meglio tutti questi aspetti, o almeno diciamo al meglio delle nostre possibilità. E poi la promozione sul territorio oltre che sui socials.

Secondo quale criterio avete scelto i gruppi che si sono esibiti e la location? Argonauta è un’etichetta con un vasto parco band attualmente, sia italiane che estere. Fosse per me farei un festival ogni mese, ma purtroppo per una serie di ovvie ragioni non è possibile. Ecco quindi che la scelta è ricaduta in primis su due bands che lo scorso anno non hanno potuto partecipare (Denizen, di cui sopra, e gli italiani Bantoriak). Dopodiché mi faceva piacere dare voce alle realtà che hanno iniziato a collaborare con noi nei tempi più recenti, alcune delle quali avevano addirittura l’album nuovo pronto a ridosso del fest o quasi.

Non è una locandina, è un vero capolavoro. L'autore è Marco Castagnetto.

Passiamo al tuo lavoro. Si tratta di un vero e proprio lavoro? Quali sono le tue occupazioni? Come lo vivi? Ormai Argonauta è diventato il mio lavoro a tutti gli effetti. Sarebbe diversamente impossibile portare avanti un simile roster di band, spingendolo nei vari canali distributivi e promozionali che si sono acquisiti nel corso degli anni. Le difficoltà non sono poche, in molti mi danno del pazzo, haha, ma io procedo a testa bassa, non mi intimorisce niente e nessuno e soprattutto non ho più intenzione di rimandare al domani le cose belle che si possono fare oggi. Ecco perché ad esempio non appena entro in contatto con una band che mi piace, non ci penso su due volte e si va subito al sodo. Quindi per rispondere alla seconda parte della tua domanda, da una parte c’è tanto entusiasmo e dall’altra una certa meticolosità che metto in ogni aspetto che curo, che prevede una programmazione sistematica di ogni passo affrontato dall’etichetta.

Quanti siete in Argonauta? Come è la giornata tipica della tua label? L’etichetta è gestita da me in un luogo ameno che chiamo ufficio, circondato da dischi, fumetti, film, libri, poster e montagne di altre cose tremendamente “nerd”, haha. Ho la fortuna di avere amici, collaboratori esterni, che mi danno una grossa mano sotto diversi aspetti in base alle mie direttive e dai quali accetto più che volentieri consigli e idee. Concerti, nuove band, promozione, grafiche, sono tutti aspetti che non riuscirei a gestire al meglio se non avessi una squadra rodata di persone fidate che credono in un certo modo di portare avanti il lavoro, cioè che per riuscire ad ottenere 10 bisogna sbattersi per 100. La mia giornata tipo consiste nel tenere vivo e vigile l’interesse di tutte le parti in causa verso tutte le grandissime bands con cui ho la fortuna e il piacere di lavorare. Come sai oggi ci sono tantissime uscite su base settimanale, perdersi in mezzo a questo vastissimo mare è un attimo e le colpe non possono ricadere sempre solo su chi la musica la dovrebbe comprare. Bisogna adoperarsi per far andare avanti le cose, con metodo e una certa dose di realismo.

Quante uscite avete avuto fino ad ora? Prossimi colpi? Ad oggi ho stampato la 45esima uscita, un traguardo davvero enorme, se si pensa inoltre che questa è rappresentata da DEE CALHOUN, il cantante dei leggendari doomsters statunitensi IRON MAN. I nuovissimi colpi poi sono i QUEEN ELEPHANTINE da Providence e i finnici THROES OF DAWN, fermi da molto tempo, ma pronti a tornare con un album pazzesco, immagina sonorità vagamente tra Solstafir e Porcupine Tree. Avremo poi un Autunno caldissimo con le uscite di tante giovani e validissime bands, come gli italiani INDIVIA e il nuovo album degli olandesi OBESE, con noi già alla seconda prova.

Date molta libertà ai vostri gruppi, o li tenete sotto controllo, supervisionando le loro mosse? Libertà totale, a patto che mi tengano informato sulle loro mosse, haha. Scherzi a parte, al netto di un certo lavoro di supervisione, le band hanno totale libertà, poi chiaramente io sono qui per dare il mio consiglio e opinioni su tutti gli eventuali aspetti della collaborazione.

L'aspetto visivo per la Argonauta è sempre stato determinante, dalle copertine ai flyer, lo stile è sempre stato dalla vostra parte. Come gestite questi profili? Intanto ti ringrazio e mi fa piacere che questa cosa, questa nostra attitudine, venga percepita anche all’esterno. Mi piace curare al meglio l’aspetto visivo, sono un appassionato di un certo tipo di arte, che fa dell’immediatezza e della riconoscibilità uno dei suoi punti di forza. Ecco perché cerco di caratterizzare al meglio anche questo tipo di discorso. Anche le bands si sentono molto coinvolte quando si parla assieme di queste caratteristiche e fino ad ora tutto è sempre andato liscio, cosa che ha aiutato non poco l’etichetta a distinguersi e a crescere in poco tempo.

Ci sono stati fino ad ora momenti critici che ti hanno fatto capire quanto dura sia la vita per una piccola etichetta? Momenti critici ce ne sono di continuo, non mi voglio nascondere dietro un dito. Il lavoro è complesso, in giro c’è molta confusione, anche tra i ruoli che tutte le varie parti in causa dovrebbero avere. Ma fortunatamente diciamo che avevo già messo tutto in preventivo, è importante non farsi cogliere totalmente impreparati, ogni volta che si presenta un problema mi piace coglierne l’opportunità di muovermi diversamente e magari imparare io stesso cose nuove.

Ci sono band che avresti potuto aver pubblicato e con rammarico non l'hai fatto? Diciamo che il “rammarico” è un sentimento che non mi appartiene. Tuttavia, soprattutto all’inizio del mio cammino con la label, sono entrato in contatto con una manciata di bands che - vuoi perché ero troppo “giovane”, vuoi perché le loro esigenze non erano proporzionate alla mia realtà di allora – hanno poi firmato l’una con Metal Blade e l’altra con Napalm Records. Mettiamola così, a queste bands è andata probabilmente meglio, haha. Ma almeno mi consolo per il fatto di essere un discreto talent scout.

Facciamo un favore ai musicisti che ci leggono. Cosa ti colpisce di una band che ti manda i propri pezzi? Quali sono le cose invece che ti fanno cestinare di colpo la proposta? Insomma, che devono fare sti ragazzi? Non esiste una linea guida, non c’è una vera e propria regola che dica “se fai A + B ottieni C, cioè il contratto”. Come è altresì importante per una band capire che essere bravi non significa in automatico ricevere una proposta di contratto. La bravura oggettiva è secondaria a quelli che sono i miei gusti musicali e a quello che una band mi dà o meno durante l’ascolto. Di una band poi mi colpisce innanzitutto quando ha la capacità di dimostrare di avere tutto sotto controllo, cioè di avere ben chiari gli aspetti che comporta un contratto discografico. In poche parole, la stampa dell’album non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso. Conosco bene l’ambiente e tante sono le bands, non parlo di Argonauta ma in generale, che si spengono subito dopo avere stampato il CD. È una cosa normale perché, soprattutto qui in Italia, ci sono poche gratificazioni a fronte di tutto l’impegno che occorre per fare musica propria, però quello che mi sento di dire è questo: “Avete il disco pronto e finito? Bene, ora diamoci da fare, il bello inizia adesso”. Posso essere più specifico invece sulle cose da NON fare. Ad esempio, inviare una mail vuota, contenente solo un link soundcloud o youtube, mi spiace, ma con tutta l’offerta che c’è in giro e considerando che la giornata è fatta di sole 24 ore, serve uno sforzo in più per presentarmi la vostra band. Se siete italiani, non scrivetemi in inglese, non è carino, sembra che stiate facendo un copia e incolla ossessivo che vi richiede comunque del tempo, dedicatelo invece a studiare e conoscere bene il tipo di etichetta a cui state scrivendo. Conosciamoci e poi vediamo il resto. Le cose semplici, da “like” da tastiera non fanno per me, sorry. E poi cosa c’è di più semplice di un “ciao” e due righe che mi spieghino velocemente chi siete.

Non dimentichiamo che suoni anche nei Varego. Come sta andando con loro? Il doppio ruolo di musicista/label manager non ha alcuna ripercussione sulle due attività? Ripercussioni direi di no, da una parte cerco di tenere le cose ben distinte, dall’altra gli sforzi e l’esperienza accumulati con una realtà sono poi tornati utili nell’altra e viceversa. I Varego sono una band un po’ particolare, viviamo tutti in posti diversi e ci vediamo quando possibile, per questo il nostro processo compositivo non è snellissimo. Tuttavia mi fa piacere poterti dire che il nostro nuovissimo album è praticamente pronto e vedrà la luce dopo l’Estate 2016 con alcune date già in programma per l’Autunno.

Cosa lascerà la Argonauta ai posteri? Haha, speriamo tanta buona musica che possa essere ricordata negli anni. E poi magari un certo metodo di lavoro che, se non preso proprio da esempio - non sono così megalomane - magari possa essere di ispirazione per qualcuno che voglia avvicinarsi alla musica restando “dietro alle quinte”.

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