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FROZEN CROWN

Quando premi sul lettore il tasto 'play', e senti che il disco in questione si rivela una vera botta di vita, è tangibile che si è di fronte ad una band che vuole fare le cose sul serio e mettere sul piatto un prodotto che vuole ergersi nei piani alti del metal italiano. E' il caso dei Frozen Crown, che con il debutto 'The Fallen King' etichettato Scarlet Records, afferrano in volante di un'auto da corsa e la dirigono a forte velocità in un percorso che non conosce ostacoli. Si è sentita questa forza anche nella prima data dal vivo in assoluto della band capitanata da Federico Mondelli e da Giada Etro, che ha già segnato un forte seguito ed un grande interesse, suggellato da una performance tutta muscoli. Alla fine dello show del Legend Club di Milano, abbiamo avuto il piacere di confrontarci con la mente dei Frozen Crown, Federico, che ci ha spiegato il percorso di formazione della band, con un'incursione breve, ma fondamentale, della chitarrista Talia Bellazecca.

Ciao Federico, e benvenuto su Hardsounds.it. Ti voglio chiedere innanzitutto come è nata questa band, se vi conoscevate già prima che nascessero i Frozen Crown, oppure se è stato un percorso di formazione più articolato. In realtà conoscevo soltanto il bassista, Filippo, che è un mio amico, e che tra l’altro è anche il tecnico dell’altra mia band che sono i Be The Wolf. Questo progetto è nato dalla mia voglia di fare fondamentalmente del metal, che era una cosa di cui sentivo il bisogno. Ho iniziato questo progetto con l’idea che fosse un progetto da studio, poi pian piano che scrivevo i pezzi sentivo innanzitutto l’esigenza di avere una voce femminile che potesse dare più tridimensionalità al tutto. Per questo motivo ho contattato Giada, che ho selezionato dopo diverse audizioni, perché cercavo una cantante di un certo tipo, inteso anche come figura dal vivo e con un’attitudine rock, oltre che come voce. Dopo aver incluso lei nella band, pian piano ci siamo proposti presso Scarlet Records e a Marquee Avalon che è l’etichetta giapponese, e a loro è piaciuto tanto il progetto che hanno deciso di proporre di fare una band vera e propria. Quindi ho coinvolto il mio amico bassista, il batterista che è suo cugino, e alla fine abbiamo incluso la chitarrista solista che è Talia. Di fatto abbiamo suonato tutti insieme e provato i vari pezzi molto tardi, quando ormai la registrazione del disco era praticamente ultimata.

Tu già conoscevi Giada, o l’hai conosciuta durante le audizioni? Conoscevo i Tystnaden e gli Ashes You Leave, ma non la conoscevo di persona, e non ero neanche certo che ancora fosse nei Tystnaden perché a livello promozionale avevano fatto dei video e dei singoli con la precedente cantante. Inoltre lei, sulla carta, è stata la cantante che meno si sarebbe prestata a questo progetto, perché i suoi due progetti non sono molto vicini al power o ad un genere, tra virgolette, sinfonico o vicino all’heavy classico, ma sono due progetti completamente diversi. Fondamentalmente il punto è stato che gran parte delle cantanti che ho provinato interpretavano il tutto con una voce estremamente di stampo operistico, non erano molto versatili, ed avrebbero dato al progetto la solita immagine di “female fronted metal band” o sinfonica à la Nightwish. Quello che mi è piaciuto di Giada era che aveva una vocalità più aggressiva, e anche capace di spaziare su situazioni più melodiche e calme.

Lei mi piace come cantante perché, a differenza delle altre colleghe che usano un timbro più lirico ed operistico, usa un’attitudine più rock-metal di stampo classico, e per un genere come il vostro che state approcciando è una voce molto valida. Certo, è validissima. Anche perché il genere, come hai potuto vedere anche live, per quanto possa essere considerato power metal, è un genere che mena ed è molto suonato, e non è il classico genere symphonic in cui c’è la chitarra che fa il riffino e poi sotto c’è un sacco di tastiere. Il nostro è un genere in cui le chitarre hanno un ruolo determinante ed è molto heavy.

Copertina di 'The Fallen King', uscito il 9 febbraio per Scarlet Records
 
Veniamo al vostro debutto discografico ‘The Fallen King’, un lavoro fortemente power metal. C’è stato qualcuno di voi che ha chiesto espressamente, dopo esservi formati: dobbiamo fare un disco power metal!? Oppure è stata una scelta comune, nata magari da una passione comune per questo genere? Essendo una band nata da me, ed in seguito da Giada, che siamo stati il primo nucleo della band, ci siamo spostati entrambi verso quella direzione in modo naturale, oltre che per la sua inclinazione anche per il fatto che trovo stimolante poter scrivere dei miei pezzi per un altro cantante, o comunque per un cantante che non fossi io. Di conseguenza tutti i pezzi sono stati modellati sulla sua voce, nel senso che quel genere lì con quelle tinte, con quei temi ed i titoli derivanti dalla mitologia e dall’immaginario poetico, è nato per quello che la sua figura mi ha ispirato, sia come voce che come attitudine. Il power metal è un po’ derivato dal suo ingresso, e se magari la cantante fosse stata completamente diversa, magari sarebbe stata una roba un po’ più elettronica, in stile Amaranthe, piuttosto che un po’ più dura, ma con voce femminile che facesse solo delle brevi incursioni. Invece, quando lei è entrata in gioco e l’ho sentita cantare, ho voluto che lei fosse la lead singer, piuttosto che una cosa equa come originariamente doveva essere. Ho preferito far cantare perché secondo me spacca.

Quindi, tra le righe, mi stai dicendo che se aveste scelto un’altra cantante con un altro timbro e con un altro background, probabilmente avreste percorso una via un po’ diversa rispetto al power? Allora, diciamo che saremmo forse rimasti nei limiti di quello che viene definito power, però magari molto più simile agli Epica o ai Nightwish del primo periodo. I pezzi, comunque, sarebbero stati identici, come costruzione della melodia, del ritornello e della strofa. Però, per quanto riguarda il sound e anche l’immaginario della band, i testi eccetera, è chiaramente derivato tutto da lei. Il fatto di aver fatto un pezzo che si chiama “The Shieldmaiden”, che è questa figura della mitologia norrena di donna-guerriero, è il frutto del pensiero che Giada sarebbe stata il volto della band, grazie a quest’immaginario nordico che lei ti suggeriva.

Giada Etro live w/ Frozen Crown @ Legend Club, Milano - 09/02/2018

Voi vi chiamate Frozen Crown, ed il video di “Kings” è ambientato principalmente in terre fredde ed invernali. Avete quindi deciso di girare questo video “al freddo”; dove l’avete girato di preciso? L’abbiamo girato vicino Varese, al confine con la Svizzera, dato anche che il bassista ed il batterista sono di Laveno Mombello, e l’abbiamo girato in quelle zone, tra Laveno e Maccagno. Loro vivono lì e la nostra sala prove si divide tra lì, dove abbiamo la nostra sala prove di band perché ognuno viene da un posto diverso, e l’altra sala prove a Rho.

Avete anche una particolare predilezione per le atmosfere invernali? Certo, perché a livello di influenza e di ciò che fondamentalmente sia a noi che a chi non partecipa attivamente alla band dal punto di vista compositivo, siamo sempre vicini ad un metal di stampo scandinavo, che sia power metal finlandese o death metal svedese è una cosa che ci piace. A me, per esempio, piace molto il black.

Nel disco risaltano alcuni elementi per me fondanti: una ritmica sostanzialmente propulsiva e sempre a velocità sostenuta, affiancata ad un gusto melodico particolarmente efficace e chiaro sin dall’inizio. Apprezzo molto il fatto quindi di non scendere a compromessi e cercare fin da subito di avere un impatto immediato e frontale verso gli ascoltatori. Quali, e da chi in particolare, sono state le idee principali in fatto di composizione di musiche e di melodie, ed in fatto di arrangiamenti? Come ti ho già detto prima, essendo gli altri subentrati dopo, è chiaro che hanno avuto poco o nessuno spazio. Comunque le parti di batteria le ha fatte tutte Alberto Mezzanotte, in fatto di arrangiamento e registrazione. Per quanto riguarda la composizione delle melodie e di tutto il resto, Giada ha scritto un pezzo che è la ballad (“Chasing Lights”) e poi tre testi; il resto, per una questione di tempistiche nel senso che land completa si è formata a lavori già iniziati, l’ho scritto tutto io. Però non escludo che nel prossimo disco il contributo degli altri sia più considerato.

Si sentono molte influenze in questo album: dai Serenity ai Leaves’ Eyes, passando per Holy Martyr, Kamelot, Sonata Arctica e Nemesea. E’ stata una vostra chiara intenzione realizzare questo album sulla scorta delle vostre conoscenze musicali, o è stato un percorso più fluido che ha cercato di mantenere una propria autonomia ed identità? Io credo che le influenze siano sempre varie. Un conto sono le mie band preferite, che possono essere i Sonata Arctica di ‘Ecliptica’, o i Children Of Bodom dei primi tre dischi, oppure altre band che mi piacciono. Credo che comunque una persona sia influenzata un po’ da tutto, per esempio una delle mie band preferite sono i Nevermore, infatti la parte di breakdown nel nostro pezzo “Queen Of Blades” ha un riff un po’ alla Jeff Loomis, e quindi anche queste influenze che esulano dal power ci sono tutte. Trovi anche del black metal, specialmente nell’ultimo pezzo “Netherstorm”, quindi è tutto un po’ vario.

Una componente interessante della band è la giovanissima Talia alla chitarra, che sembra avere un talento ed una consapevolezza dei propri mezzi, anche sul palco, invidiabile per la sua età. Come è stato per te l’approccio dentro questa band che ha tutte le carte in regola per giocarsi un ruolo importante in futuro? Talia: Non essendo il mio genere principale perché io ho sempre suonato thrash metal ed heavy metal, non è stato neanche un approccio così impossibile, anzi mi sono trovata molto bene. Sul palco stasera non dico che mi sono sentita estremamente limitata, ma forse un pochino, perché il power metal è composto principalmente da ritmiche, e neanche più di tanto da shred e cose molto tecniche che io adoro fare e sono stata molto abituata a fare. L’approccio con questa band prevalentemente power metal è stato molto facile, e soprattutto molto divertente, dato che posso permettermi di muovermi di più sul palco, e quindi interagire di più col pubblico, che è una cosa che faccio anche quando suono thrash metal. Quando faccio power metal, non dovendomi dedicare più di tanto sulla chitarra, posso farlo perfettamente.

Talia Bellazecca e Filippo Zavattari live w/ Frozen Crown @ Legend Club, Milano - 09/02/2018

Nel live di stasera, e in complesso nel disco, mi sono piaciute le tue parti estreme nei brani nei quali sono state utilizzate. Hai già potuto approcciare questo range vocale in passato, e come si approccia questo range rispetto al clean? Io, fin da subito, ho cantato gli Iron Maiden ed i Judas Priest, per esempio. Però la mia prima vera band, da ragazzino di (credo…) 14 anni, era una band che faceva death metal melodico molto influenzata da band come i primi Anathema di ‘The Silent Enigma’, oppure i My Dying Bride, e quindi si può definire una band doom-death. Era una band che è stata influenzata tantissimo anche dai Novembre, che sono una delle mie band preferite, e quindi ho iniziato a cantare in scream fin da subito. Poi, semplicemente, ho smesso del tutto dai 20 anni fino a ora praticamente; adesso ho semplicemente ripreso questo modo di cantare perché mi andava di farlo, e parto dal presupposto che è una roba che mi diverto a fare, e riprendere a cantare estremo non è stata neanche una cosa che mi pesa a livello di sforzo.

Quindi è un percorso naturale che non ti sforza? Certamente, non mi sforza. Ti dico che mi ispiro tantissimo ad Anders Friden e Mikael Stanne, e ti faccio un esempio un po’ stupido: anche a livello di testi, nei Be The Wolf credo mi abbia influenzato di più Mikael Stanne che qualsiasi altro artista rock. Magari molte persone mi chiedono se mi ispiro a  Chris Cornell o ai Fall Out Boy, anche se non mai ascoltato un disco di questi ultimi. Anche se qualcuno sente quel tipo di voce, a me piacciono altri tipi di voci, come per esempio Ritchie Kotzen. Comunque i ricordi estremi me li porto sempre dietro. Ti faccio un altro esempio: un altro pezzo dei Be The Wolf che si chiama “One Man Wolfpack” ha un intro che è veramente molto simile a “Pulled Under At 2000 Meters A Second” degli Anathema, che è uno dei pezzi più duri di ‘A Natural Disaster’. Per me è stato sempre un circolo, non è mai stata una roba che esclude un’altra. Ovviamente le persone che vedono poi il prodotto finito, vedono solo power metal o solo rock, però in realtà non è così. Per dirti, uno dei miei gruppi preferiti sono i Borknagar, e Vortex è uno dei miei cantanti preferiti. Pochissime persone che mi conoscono sanno chi sia Vortex.

Federico Mondelli live w/ Frozen Crown  Legend Club, Milano - 09/02/2018

Qual è secondo voi il brano manifesto dell’album? Ah, è molto difficile. Comunque, io direi “The Shieldmaiden” perché ha tutti gli elementi ben percepibili: ha la voce di Giada ben presente ed è uno dei pezzi più tecnici a livello vocale; è un brano che ha velocità e potenza; volendo, ha anche lo scream; reputo che abbia una melodia tra le più belle del disco; e in più, ha una parte con un tempo dispari, e quindi è un po’ più diversa rispetto agli altri brani. Riallacciandomi ai discorsi di prima, quella parte dispari mi ricorda molto i Novembre, anche se ovviamente nessuno di loro sa chi siano.

Per finire, cercate di convincere gli appassionati di metal con un pensiero il più preciso possibile ad ascoltarvi ed a seguirvi. In questo disco non c’è la presunzione di voler fare qualcosa di nuovo, qualcosa di innovativo e di rivoluzionare qualcosa. Questo è un disco fatto con amore e da appassionati di musica. Quindi, se vi piace il metal questo non può non piacervi perché racchiude veramente tutto ciò che c’è nel metal di una volta, fatto bene. Quando dico metal di una volta, intendo il power metal degli anni ’90, per esempio. Il discorso fondamentale, secondo me, è che a chi piace il metal è difficile che questo disco non piaccia, a meno che non abbia gusti più raffinati.

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