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NOMAD SON

Abbiamo intervistato un cordiale Albert Bell, bassista dei Nomad Son, autori lo scorso anno di uno dei migliori dischi doom/heavy metal del 2013. Ciao Albert, come va? E' la prima volta dei Nomad Son intervistati da Hardsounds.it. Partiamo da 'The Darkening': che cosa vuoi dire con questo titolo? Ciao Francesco! Tutto bene, siamo stati impegnati con la band e la nostra vita al di fuori dei Nomad Son. Ma torniamo alla tua domanda, bene, volevamo un titolo di un album che unisse ed fosse rappresentativo di tutti i temi e paesaggi che abbiamo esplorato sul nostro nuovo album e ho pensato che 'The Darkening' (che in origine era un titolo di una canzone per una traccia avevo scritto alcuni anni fa per un altro progetto che purtroppo non vide mai la luce), cattura tutti i concetti oscuri e le immagini che ho cercato di esporre per i testi delle canzoni dell'album perfettamente. L'ho suggerito ai ragazzi ed erano tutti d'accordo. Come è stato il processo di songwriting ? Ci sono differenze tra 'The Darkening ' e il precedente? Sono trascorsi tre anni da 'The Eternal Return', così abbiamo avuto più tempo per scrivere, sviluppare e pre-produrre l'album. Ciò ha consentito che scrivessimo più pezzi di quanti ne fossero strettamente necessari, assicurando così più coerenza e legami tra i brani che alla fine sono finiti su disco. Il songwriting è sempre lo stesso. Alcune delle canzoni iniziavano con jam session in sala prove, per poi svilupparsi in strutture più raffinate. Sia "The Devil’s Banquet” che “Age of Contempt" sono nate così. Spesso ognuno di noi sviluppava singolarmente la struttura di una canzone per poi farle ascoltare agli altri ed esporle agli input di tutti. Così la title track è nata dalla penna di Chris (Grech, chitarrista), ottimo compositore molto creativo, mentre io ho lavorato sulla struttura di “Descent to Hell”, “Only the Scars” e “Light Bearer”. Infine, "Epilogue" ha unito le idee di Julian (Grech, organo) e Chris; io e quest'ultimo abbiamo scritto in squadra (come spesso facciamo) "Orphaned Crown". Questo brano è maturato da una veloce jam nel suo home studio. L'abbiamo scritta in un paio d'ore, i riff scorrevano e si sommavano alla perfezione, mantenendo la tradizione che una o due canzoni alla fine escono sempre fuori quando io e Chris attacchiamo gli strumenti agli amplificatori! Lo adoro! Anche la musica di "Caligula" è stat creata nel suo studio, con Julian che ha contributo con alcuni grandi giri di tastiera e poi con me e Chris a sviluppare il tutto. Dopo aver terminato la musica, come al solito ho scritto tutti i testi, assicurandomi che fosse tutto in collegamento con l'umore e i paesaggi esplorati nell'album. Ogni singolo membro ha poi lavorato sulle canzoni, aggiungendo le sue idee e assicurando il suo contributo finale. E' stato abbastanza faticoso e laborioso, ma questo assicura che tutti possano considerare le canzoni come proprie. I Nomad Son mettono in gioco lo sforzo creativo di tutti i musicisti. Parlaci delle mie canzoni preferite del CD : "Age Of Contempt " e "Caligula". Sapete che gi Ex Deo hanno scritto un intero LP su Caligola? Tematicamente "Age of Contempt " si concentra sulla depravazione del genere umano moderno e di tutti i mali sociali che ci tormentano. Anche "Orphaned Crown" offre simili spunti di critica. Io spesso uso i miei testi per sfogare la rabbia per come il mondo "evoluto" sia fuori controllo, stiamo perdendo di vista quei valori fondamentali che dovrebbero essere la nostra guida nella vita. "Caligula" è un omaggio all'imperatore romano, la cui eredità deve ancora essere valutata bene. In sostanza, invito i fan a guardare oltre alla storia propinataci dai film o dalle dicerie, molto spesso deformata e spoglia del valore documentale. Per questa canzone mi sono informato sulle fonti storiche e ho cercato di ristabilire l'equilibrio, per così dire. Gli Ex Deo non li avevo mai sentiti nominare, ma ora andrò ad ascoltarmeli!

In concomitanza al nuovo disco, avete pubblicato una riedizione di 'First Light'. Quali sono i tuoi pensieri riguardo a quel disco? Cambieresti qualcosa? Abbiamo tutti a cuore i nostri album e 'First Light' non fa eccezione. Contiene alcune grandi canzoni che racchiudono l'essenza della band in quel momento e i progressi fatti. Ci siamo divertiti molto nella scrittura e nella registrazione, credo che abbia resistito molto bene alla prova del tempo e sia ancora molto rappresentativo della band. L'unico punto debole -secondo me- è la strumentale "Delirium". Inizialmente doveva essere una intro di “At the Thresholds of Consciousness” e ora con il senno di poi penso che avrebbe funzionato meglio così. Ma -come ho già detto- il disco rimane un nostro simbolo. Ha venduto molto bene e abbiamo pensato che i tempi fossero maturi per una ripubblicazione, visto che molti fan venendo ai concerti ce lo chiedevano, essendosi fatti sfuggire l'uscita originaria del 2008. La nostra label Metal On Metal ha avuto poi l'idea di inserire nella ristampa anche un dvd con diverso materiale tratto dai nostri show in Europa, senza dimenticare l'ottimo rapporto qualità-prezzo. A questo proposito, visto che il dvd ha due ore di brani dal vivo e un'intervista... Cosa vuol dire per voi suonare dal vivo? I concerti sono la nostra essenza. Danno la possibilità ai fan di testare l'intensità della band direttamente. Penso che gli spettacoli inclusi nel disco siano indicativi. Tutti quegli show sono stati memorabili e rimangono pietre miliari nella nostra carriera fino ad oggi. Li abbiamo apprezati tutti, indipendentemente dalle dimensioni del luogo e del pubblico. Diamo sempre il cento per cento e siamo sempre trepidanti, in attesa di calcare il palco e suonare davanti a diversi tipi di pubblico. Preferisci le vecchie band doom o le nuove leve? Sono decisamente un vecchio fan della scena, quindi le mie radici sono nel doom classico, dai Black Sabbath naturalmente, ai Witchfinder General, Trouble, St Vitus, Pentagram, Candlemass, Count Raven, Revelation, Penance, Dream Death, The Black, Solitude Aeturnus, e così via. Ci sono anche band più recenti che mi appassionano, come Doom Shine e Magma Rise. Abbiamo avuto il piacere di averle entrambe allo scorso Malta Doom Metal Festival, che sta diventando con autorità un punto importantissimo di riferimento per i doomster europei e non. Le tastiere sono molto importanti per il vostro sound, mettono qualcosa degli anni Sessanta/Settanta nella vostra musica. Lo scopo della creazione dei Nomad Son è stato quello di unire la nostra passione per l'heavy rock dei '60/'70 (Atomic Rooster, Uriah Heep, ecc...) con il doom e l'heavy metal degli anni Ottanta. Penso che questo ci renda abbastanza unici nella scena, che sta diventando sempre più sterile e ripetitiva, incline ai trend. Jordan (Cutajar, cantante) sembra essere più aggressivo che in passato, nel suo stile vocale. Avete influenze extreme metal latenti? Attingiamo da una costellazione di influenze musicali che ci hanno a lungo ispirato e ci hanno reso quello che siamo. Ciò significa hard rock e anche primo thrash metal. Ero e rimango un grande fan di Venom e Celtic Frost, per esempio, e di cose come Atomkraft, Avenger, Tysondog, Tank e così via, tutte quelle band thrash/speed metal della prima metà degli '80 che hanno forgiato il sound successivo. Quindi sì, qualcosa di estremo c'è. Jordan ha un ampio spettro di influenze, dai Dio ai Trouble, ai Judas Pries, fino ai Krux. Credo che giostrare questa moltitudine di ispirazione gli sia giovato molto in efficacia. Penso sia importante analizzare l'aspetto tematico dei vostri testi, che parlano di reigione e cristianesimo. Siete mai stati discriminati per questo motivo? Come ho già detto in altre interviste, i Nomad Son sono una band secolare, ma con una prospettiva cristiana nei confronti della vita. Non siamo una band evangelica, non vogliamo inculcare niente a nessuno. Tuttavia, detto ciò, siamo molto consapevoli delle carenze della religione istituzionalizzata in tutte le sue forme, troviamo grande valore nei principi fondamentali del cristianesimo e spesso attingiamo dalla Scrittura e della teologia / escatologia cristiana per le cose che scrivo. Eppure questo è solo un aspetto dei testi su cui mi soffermo -come ho già detto, gli spunti di riflessione possono essere anche sociologici, politici o molto personali. Di solito i metallari prendono abbastanza bene i nostri testi, anche se mi rendo conto che alcuni potrebbero volerci evitare per questo motivo. Trovo questa chiusura mentale piuttosto inquietante. La mia collezione di dischi comprende anche band di cui non condivido la visione del mondo. Devi essere proprio debole nelle tue convinzioni se pensi che il semplice ascolto di un disco o di una canzone possa cambiare la tua opinione su qualcosa! Siamo ai saluti. Vuoi aggiungere qualcosa? Grazie per il vostro interesse e per averci fatti conoscere ai lettori di Hardsounds. Speriamo di trovarvi on the road in Italia un giorno, per poter parlare di doom e metal davanti a un paio di birre! Saremmo onorati se dopo aver letto l'intervista andaste a cercarci sui social. Hails and ales! [simpatico gioco di parole]

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