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THE VINTAGE CARAVAN

È ormai tale la voglia che si percepisce da più parti di ripercorrere sonorità vintage e di riportarle nel ventunesimo secolo, mantenendone l’indole originaria, ed edulcorandola delle sonorità moderne per renderla attuale e credibile al giorno d’oggi. Un contesto come l’outdoor del Circolo Magnolia di Segrate (MI) risulta quindi ideale per ospitare sonorità di siffatta caratura e che risultano sempreverdi. Giovedì 23 giugno si sono esibite sul palco secondario del Magnolia due band che fanno del ritmo psichedelico ed a contatto con lo spazio, e del puro e classico rock’n’roll il loro credo più massimo.

La prima caratteristica si può senza dubbio associare ai milanesi Giöbia, paladini nostrani della psichedelia fumante, evidenziata e resa all’ennesima potenza grazie al loro ultimo stupendo lavoro ‘Magnifier’, il quale ha creato la sterzata decisiva alle loro sonorità, e catapultando l’ascoltatore verso orizzonti stellati senza nessuna forza di gravità. In circa tre quarti d’ora di performance, Stefano Basurto e compagni sfoderano un’esibizione semplicemente sublime, con un’acustica che ha permesso di distinguere bene i vari strumenti che vengono tutti risaltati. La band dal vivo è come sempre affiatatissima e desiderosa di suonare i pezzi migliori, molti dei quali tratti proprio da ‘Magnifier’. L’atmosfera che creano è una sensazione che non si può descrivere a parole, ma deve essere vissuta da dentro, direttamente dal vivo, lasciandosi guidare dai ritmi costanti, continui e trascinanti che il duo basso-batteria riesce a costruire, e su cui la chitarra di Stefano riesce a tessere trame efficaci in compagnia dei synth avvolgenti e spaziali della misteriosa Saffo Fontana. Infatti l’attenzione del pubblico nei loro confronti è stata totale, ed il senso di attrazione è stato evidentemente tangibile. Ormai nel Nord Italia e all’estero sono diventati una garanzia. E il consiglio, soprattutto per coloro che ancora non li conosce, è quello di porgere con animo sincero l’orecchio verso di loro. E sarà una scelta senza pentimenti e di cui mi ringrazierete per molto tempo.

La seconda caratteristica evidenziata nell’introduzione si addice invece ad una band che negli ultimi anni si è imposta prepotentemente nella scena dell’hard rock classico. Dopo la data del Lo Fi (interessante ma non pienamente convincente) dello scorso febbraio, dall’Islanda tornano a sbarcare in Italia The Vintage Caravan, trio molto giovane che la Nuclear Blast ha assoldato tra le sue nutrite fila, permettendo di produrre due album (‘Voyage’ del 2014 e ‘Arrival’ del 2015) che racchiudono in sé rock classico, blues vintage, psichedelia e un generale senso di audacia e sfrontatezza, tipica della bella gioventù. Quest’ultimo elemento si è emerso ancor più maggiormente sul palco del Magnolia, e che ha permesso di caricare molto i pezzi dell’album dandogli una veste ancora più aggressiva ed imponente. Quei brani che su disco sembrano sì potenti, ma carichi di atmosfera e di psichedelia tangibile, sul palco vengono integrati dalla voglia da parte della band di spaccare il mondo in quattro. Ma la cosa positiva della loro esibizione è che non è tutto solo casino e baldoria quello che i Vintage Caravan producono, ma a tutto ciò si unisce una qualità assoluta ed elevata per dei ragazzi con quell’età. La prova alla chitarra di Óskar Logi è semplicemente fantastica, associa le sue espressioni di estasi pura e di coinvolgimento incondizionato ad un modo di suonare la chitarra e di padroneggiare lo strumento che sono qualcosa di irresistibile. I ritmi possenti e ben sostenuti da parte della batteria di Stefán Ari sono continuamente esaltati soprattutto dal trasporto e dai movimenti che Logi stesso produce. Lo show, durato circa un’ora, si rivela dall’inizio alla fine un continuum martellante di rock duro e di classe sopraffina che soprattutto Logi ha sciorinato. La cosa che, almeno per chi scrive, balza all’occhio (e all’orecchio) in maniera palese è che al Lo Fi i Vintage Caravan hanno suonato sostanzialmente nello stesso modo con cui hanno suonato al Magnolia. Con l’unica, ma sostanziale, differenza che al Lo Fi, location valida ma contenuta in termini di spazi e migliorabile in fatto di resa acustica, è sembrato molto un concerto ai limiti dell’heavy metal, snaturando le qualità principali della band, basate soprattutto su un rock volto a dimensioni psichedeliche e più ragionate. Invece al Magnolia tutto è sembrato quadrare per il meglio, in cui tutto si è incastonato nella maniera ideale possibile, con il pieno godimento dei suoni e della partecipazione dei presenti. I brani (molti dei quali estratti da ‘Arrival’, come “Monolith”, “Babylon”, una versione divina di “Innerverse" ecc.) caricati di maggiore enfasi e di significativa esuberanza sono risultati davvero idonei in un palcoscenico come quello outdoor del Magnolia, facendo quindi risultare questa location (ed al contempo molte altre simili a questa per caratteristiche) la location ideale per ascoltare The Vintage Caravan dal vivo. Con la speranza che questo serva da monito per i concerti futuri della band.

L’unico peccato della serata è stato il forfait dei toscani Psychedelic Witchcraft, che hanno pensato bene, dopo un EP ed un album uscito da pochi mesi come ‘The Vision’ che è tra le uscite discografiche di maggior rilievo nel panorama del vintage rock di quest’anno, di terminare la loro attività a pochi giorni da questo live, a causa di scelte quanto meno discutibili all’interno della band, e che non è volontà di questo report approfondire. Fatto sta che comunque si è assistiti ad una serata dagli alti contenuti musicali e qualitativi, con la piena soddisfazione dei presenti.

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