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UNSANE

Ad aprire una serata poco popolata ma che si rivelerà uno di quei concerti che non ci si dovrebbe perdere per nulla al mondo, tocca agli italiani SUPER ELASTIC BUBBLE PLASTIC, già visti in azione su diversi palchi e con alle spalle un’esperienza notevole sia in studio che dal vivo. Già di apertura ai Placebo un anno fa, non ebbi la possibilità di godermeli appieno visto che stavo nella zona backstage dove i suoni sembravano provenire da un botola sottomarina; stasera ho potuto colmare la lacuna, e devo dire di essere rimasto soddisfatto a metà. Il trio ha senza dubbio esperienza, e gli ottimi suoni hanno giovato non poco ai buonissimi spunti prensenti dei pezzi dei Super Elastic; c’è però da dire che, come nel caso degli Shell Diving Grace (la cui proposta musicale è però piuttosto diversa), a ottime idee si alternano passaggi molto deboli e su cui lavorare. Lo strano mix di rock ‘n’ roll, stoner e noise della band saprebbe fare grandi cose, ma ha ancora bisogno di essere rifinito. Io sono fiducioso. [Daniele ‘Tormentor’ Amato] Forse siamo troppo abituati a gruppi che dal vivo arrivano, fanno il minimo indispensabile per giustificare il costo del biglietto e se ne vanno, o più probabilmente sono proprio gli UNSANE ad incarnare i canoni della perfezione per quanto riguarda un'esibizione live: intensità, trasporto, complicità e immedesimazione. Chris Spencer (con l'immancabile berretto dei New York Yankees) che prima del concerto gira tranquillamente per il locale e gioca a carte al banco del merchandise è indubbiamente dimostrazione di una modestia notevole, laddove gruppi con molto meno peso "storico" e con alle spalle dei dischi qualitativamente distanti anni luce dalle opere degli Unsane, quasi faticano a dialogare con il proprio pubblico. Il centinaio (o poco meno) di persone presenti nel locale rendono l'atmosfera più intima, nemmeno l'assenza di Dave Curran (sostituito da Jack "Natz" dei Cop Shoot Cop) pone un freno alla riuscita del concerto: gli Unsane non si risparmiano, mai. Chris Spencer violenta continuamente la sua usurata Fender mentre Signorelli ricrea il ritmo urbano tribale di New York e i suoi bassifondi, con tutte le frustrazioni che una megalopoli si porta dietro. Una setlist piuttosto variegata che pesca un po' da tutti i lavori con una particolare attenzione, come è ovvio che sia, per l'ultimo "Visqueen" dove risultano particolarmente riuscite "Against The Grain"e "This Stops At The River". "Sick", "Scrape" e la travolgente "Committed" gettano una colata di asfalto e cemento, preludio per il blues metropolitano che fuoriesce dall'armonica di "Alleged". Gli ultimi 15 minuti sono pressochè improvvisati, con Spencer che scende tra il pubblico, fa imbracciare la chitarra a un fan e se torna sul palco per una nuova serie di distorsioni e dissonanze. Suoni ottimi, una band che suona ancora come se fosse in sala prove e una buona setlist (ma lì dove si pesca, si pesca bene) in poche parole: un concerto indimenticabile. Sono gli Unsane signori, tanto di berretto. [Nicola ‘Mad Butcher’ Marsilio]

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