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ANATHEMA: A NATURAL DISASTER

data

25/02/2005
78


Genere: Rock
Etichetta: Music For Nations
Anno: 2003

Gli Anathema sono sempre stati uno dei miei gruppi preferiti, e ho apprezzato tutti i lavori del gruppo di Liverpool, qualcuno di più, qualcuno di meno ovviamente, perché sono sempre stati un passo avanti a tutti gli altri gruppi, sempre capaci di rimettersi in gioco ad ogni nuova release, mai soddisfatti del risultato precedente. Se il periodo death/doom é ormai morto e sepolto da tempo (SIGH!!), così come qualsiasi altro rimasuglio di aggressività tipica della musica propriamente detta METAL, gli Anathema di oggi si fanno apprezzare per essere degli ottimi musicisti innanzitutto, con un talento ed una ricerca del gusto fuori dal comune. 'A Natural Disaster', così come il precedente 'A Fine Day To Exit' del 2001 si presenta essenzialmente come album dal sound rock decadente, altamente influenzato da certe soluzioni dark e malinconiche degli odierni Katatonia. Durante il periodo (breve) di tempo trascorso dall'ultimo album in studio, ci sono stati parecchi assestamenti all'interno della line-up degli Anathema: Dave Pybus, il bassista preso in prestito dai Cradle Of Filth, ha lasciato il gruppo ed al suo posto ritorna il terzo dei fratelli Cavanagh, ossia Jamie (già presente ai tempi dei demos). Inoltre era circolata una voce abbastanza veritiera di un abbandono di Daniel, cosa poi sfumata, dato che su 'A Natural Disaster', compare ancora una volta il suo bel faccione. Comincio subito a mettere in guardia tutti coloro che si stessero per buttare all'ascolto di questo album senza averne prima letto le avvertenze, come si fa per le medicine: si tratta di un disco molto molto difficile da digerire, anche se come ha suggerito Daniel Cavanagh (g) c'è da dire che in questo caso la struttura delle canzoni è stata semplificata. L'aura protettiva e benevola dei Pink Floyd è sempre presente e forte, anche se questa volta si fa sentire con meno prorompenza rispetto al passato (cosa che il sottoscritto ha gradito molto). "Balance", "Closer" o la stessa title track, sono esempi chiarissimi di quello che ho appena detto, mentre "Pulled Under At 2000 Metres A Second" stranamente si riappropria di certe accelerazioni (sempre molto pacate e discrete, per carità) che non si sentivano più dai tempi di 'Judgement' (1999) e personalmente è una delle canzoni che ho apprezzato di più dell'intero lotto. Arrivati a questo punto, penso sia il momento di esternare quella paura che ogni buon fan degli Anathema si porta dentro da quasi cinque anni: sarà questo il fatidico ultimo album del gruppo? E in caso non lo fosse, in che direzione si muoveranno in futuro gli Anathema?

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