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BIRTH OF JOY: Prisoner

data

12/03/2014
85


Genere: Rock
Etichetta: Long Branch Records / SPV
Distro: Audioglobe
Anno: 2014

Sesto album per questo trio olandese che fa dell'acid rock il suo credo esistenziale. C'è da divertirsi ascoltando il disco, riffoni alla Queens Of The Stone Age mischiati ad hammond di fede doorsiana fanno si che l'ascolto diventi una goduria pezzo dopo pezzo. "Keep Your Eyes Shut" ha quell'irriverenza dei californiani Jefferson Airplane, con aggiunto un solo di organo spettacolare. Non è nostro solito sciorinare il track by track, ma 'Prisoner' merita, fare della musica "retrò" in modo cosi attuale può riuscire ai QOTSA e pochi altri, quindi merito ai Birth Of Joy. Dopo esserci persi nella cadenza sincopata della chitarra di "Three Day Road", è il turno di "Grow", si scende per un attimo negli scantinati dove giovani strafatti danzano al groove incalzante di una splendida sezione ritmica. "Rock & Roll Show" e "Longtime Boogie" strizzano ai Doors più che un occhio, se la voce del frontman fosse meno nasale potremmo gridare a qualche mistero della fede come la reincarnazione di Jimbo pre Parigi. "Mad Men" è il punto più basso del disco, siamo onesti, oggi è sempre più difficile trovare lavoro che ti stimolano con undici tracce su undici. "Holding On" riprende il discorso che avevamo lasciato con "Mad Men", e poi c'è la title-track, "Prisoner", cos'è? Catene, passi che si trascinano e si alternano a cigolii di sbarre, cantilene che potremmo collegare al lavoro nei campi di cotone dell'ottocento americano: "Prisoner" è l'essenza di tutto l'album, trip fatti di acido e chitarre distorte, narrazioni illogiche e sentore di strafottenza verso il mondo, prigionieri di un sogno, forse. "Clean Cut" chiude il tutto, un taglio pulito a quello che avevamo scritto fin ora? Si, se nell'intero album sono le spiagge californiane a fare da sfondo, con l'ultima traccia basta attraversare la manica è andare nella terra dei Muse, un "clean cut" moderno nei suoni e nell'approccio, piccolo assaggio del lavoro che verrà? Non importa, 'Prisoner' un album stupendo di per sè, e merita che lo ascoltiamo e viviamo ora, del domani non importa.

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