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OVERFAITH: O.R.A.

data

12/10/2009
86


Genere: Death Thrash Metal
Etichetta: Horus Music
Distro: Rockover Records
Anno: 2009

Finalmente son tornati! Una carriera decennale, una demo alle spalle…e un esordio professionale, dai toni violentissimi ma soprattutto esaltanti. Ci avviciniamo all’ora di durata: tempo questo, perfetto per essere travolti da questa bordata death/thrash…e non solo! Quello che più mi piace di questo disco, e quindi di questa band, è l’aver capito che andar giù in modo brutale e veloce, significa anche apportare idee fresche, innovative. Certo siamo nel 2009 e tanto ormai è stato scritto: ma intanto nel loro piccolo, gli Overfaith hanno iniziato la loro piccola rivoluzione: o come dicono loro il loro risveglio privo di rammarico. Un disco dai toni istericamente oscuri, in costante equilibrio tra luce e ombra, violenza ed eleganza. In termini musicali parliamo di repentini cambi di tempo che mettono in mostra il lato melodico e quello crudo, assemblando riff compatti e stacchi epici in maniera impeccabile. Insolita malinconica intro, continui cambi sull’ottima opener, e poi via: si viaggia verso standard tipici dei (nuovi) Overfaith, come in "The Predator", la terremotante "…And Not In Peace", o ancora "Wake Up In Blood". La band picchia con più ragionevolezza stavolta, tant’è che altri brani hanno addirittura un piglio più moderno, e brani catchy come "This Dying Sun", sono delle piccole perle purtroppo (e spero per poco) nascoste. Bellissima l’intro quasi sul minuto per "In The Hour Of Need", che mi rimanda alle atmosfere della strumentale Whoracle (sapete di chi, non fate i finti tonti!). Questo brano è la prova lampante che loro non si tradiscono, non abbandonano ad esempio quei tocchi orientaleggianti che contraddistinguevano anche le vecchie composizioni. In tutto ciò contate novità come un miglioramento da parte di tutta la band: forse sono troppo pignolo io, ma di immaturo per ora vedo solo le liriche. La prova di Dario è invece mostruosa, registri alti o bassi, o voce pulita non importa: il suo ghigno malefico ci fa sempre compagnia, e devo dire che è migliorato tantissimo. Un plauso a tutta la band non deve mancare: ritmiche assassine che si poggiano su bassi dai toni sempre riflessivi e particolari, un Francesco ispiratissimo alla batteria. Originale brutalità al servizio dell'eleganza d'esecuzione.

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