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PAIN OF SALVATION: SCARSICK

data

01/02/2007
80


Genere: Progressive
Etichetta: Inside Out
Anno: 2007

Gildenlow rimescola di nuovo le carte, e ci presenta un disco che suona come un ritorno alle origini seppur in parte rivisto in chiave moderna. "Scarsick", quello che dovrebbe essere il seguito di "The Perfect Element pt. I", spiazza ad un primo ascolto. Meglio, non si fa apprezzare pienamente dopo i primi ascolti. Diviso in due "side"(una "anomalia" se si pensa che tutti i lavori dei POS sono suddivisi in tre parti), è un lavoro complesso non tanto per la sua struttura, quanto per la straordinaria mole di arrangiamenti che non permette una subitanea assimilazione. A dire il vero, ci sono brani che non ti entrano dentro neanche dopo molti ascolti. Sintomo che non tutto funziona come dovrebbe perché anche lì dove gli arrangiamenti e le finezze esecutive abbondano, non si può dire altrettanto della bontà del brano: spesso un crescendo che ripete le tre-quattro fasi canoniche del pezzo fino a raggiungere un minutaggio a volte eccessivo. Ma andiamo con ordine. "Scarsick", ovviamente, lo avrete capito, è un concept. Interpretato da Daniel come da par suo in modo istrionico, intenso, commovente, a dir poco geniale come le linee vocali di quello che si appresta a diventare il brano dei POS più controverso della loro esaltante carriera, ossia "Disco Queen"(un titolo, un programma). La band, seppur orfana di Kristoffer Gildenlow al basso, lo segue a ruota con una prestazione esemplare. Come dicevo, suddiviso in due parti, la prima è un chiaro rimando allo stile dei primi album quando l'etichetta di prog metal, tuttavia già allora assai stretta, poteva comunque calzare senza il rischio di sparare eresie. Se si esclude il brano iniziale, la title track, i quattro brani che seguono sono quelli che segnano l'album. Su tutte "Cribcaged" e la già citata "Disco Queen" che toccano apici di emotività la prima(Daniel, diventato da poco padre, fa sentire tutto il peso della responsabilità che si prova ad esserlo), e di genialità la seconda dove la canzone diventa una notevole presa per il culo a chi si vende carnalmente per ottenere in cambio una registrazione(abbastanza espliciti certi riferimenti sessuali), davvero entusiasmati. La seconda parte, invece, sale di intensità a discapito dell'elettricità, e ripercorre lungamente l'atmosfera amara ed introspettiva di dischi quali "Remedy Lane" e dello stesso "The Perfect Element". E' la parte che convince meno, però. Le melodie non affondano quasi mai il colpo(tranne che in "Kingdom Of Loss"), e quello che rimane all'orecchio è un senso d'incompiuto, di sospeso, ed a farne le spese ed il coinvolgmento emotivo. Sinceramente, davvero poco ispirata la conclusiva "Enter Rain", dieci minuti in cui raramente viene stimolato l'umore di chi ascolta. Detto questo, "Scarsick", cosi come tutta la discografia della band, offre molti spunti e richiede attenzione in materia di testi. Quindi, senza questi a portata di mano il disco perderebbe molto del suo fascino. Come si potrebbe fare a meno del testo di "Spitfall" in cui Daniel si immerge in una sorta di "rap battle" sparando a zero contro la finta anima povera e caritatevole di chi ostenta il lusso(tamarro, tipico dei rapper)? O come fare a meno del testo di "America"(con un titolo cosi esplicito dovrei parlarvi dei contenuti)? Ce n'è un goccio per tutti in questo avvincente seguito lirico, per questa contemporaneità nauseante("scarsick"). In definitiva, un grande disco non privo di difetti. E non escludo che questi difetti possano diradarsi con gli ascolti successivi perché band come i POS creano molta aspettativa e, magari, questo condiziona non poco un giudizio complessivo formatosi comunque dopo molti ascolti. Allora starà a voi osannarlo come l'ennesimo capolavoro(attenzione a quel to be continued... posto nel finale), di una delle più importanti band del nostro tempo.

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