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DEATHLESS LEGACY

Tremate, tremate, le streghe son tornate! La band toscana horror-metal Deathless Legacy, che si scontra con le pudicizie, i moralismi e le ipocrisie del mondo bigotto, torna a far parlare di sé con questo attesissimo quarto lavoro: 'Rituals Of Black Magic'. I Deathless sfogliano un tomo di rituali di magia nera, pesante, scomodo e ce lo raccontano in queste tredici nuove lyrics, ma attenzione: non ripetete niente a casa e tenete lontani i bambini! Volevamo sapere qualcosa di più di questo ultimo album e dei loro prossimi progetti e Steva, leader e fondatrice dei Deathless si è resa disponibile per rispondere alle nostre domande. 

Chapter One:
'Rituals Of Black Magic': The concept album

Parliamo di questo concept album: 'Rituals of Black Magic'. Come mai l’idea del “concept” è nata adesso? E’ stato un puro caso o credete che il concept richieda delle particolari qualità che si maturano solo dopo un po’ di esperienza di scrittura dei brani? Già con il precedente 'Dance With Devils' avevamo giocato con l’idea di proporre una tematica portante - quella della stregoneria - che si riversava in gran parte dei brani. Questa volta abbiamo strutturato un concept più nel vero senso della parola, incentrato su un libro di rituali di magia nera. Sicuramente un po’di esperienza ci è stata utile, ma prevalentemente è stata la giusta ispirazione ad avere un ruolo indispensabile.

In genere come hanno luogo i vostri album? Si parte dalla musica o dal testo? Ed in questo specifico caso? Generalmente partiamo dalla musica, salvo qualche caso in cui il punto di partenza è il testo, o solo qualche parola. Semplicemente gettiamo in un calderone tutte le idee che abbiamo, sobbolliamo a fuoco lento e poi tiriamo fuori ogni singola idea che sviluppiamo trascorrendo ore e ore in studio. In questo caso sono stati decisi i titoli prima di procedere con la composizione musicale, cosa che ci ha permesso di rendere più pertinenti le atmosfere.

Per altro questo album mi è sembrato, passatemi il termine, più lineare in termini di melodie rispetto ai precedenti. In particolar modo ho adorato il ritornello di "Vigor Mortis" e devo dire che anche dei passaggi di Mr. Lucatti in "The Abyss" sono notevolmente d’impatto. Quest’evoluzione stilistica, con qualche arrangiamento forse più vicino a sonorità power, può secondo voi avvicinare anche altre tipologie di fans, rendendo il vostro prodotto più fruibile anche a coloro che non masticano horror metal quotidianamente? Il fatto di non esserci mai schierati né etichettati in maniera troppo soffocante ci ha permesso di sperimentare e di coinvolgere persone provenienti dai più disparati generi musicali. Ci auguriamo di esserci riusciti anche questa volta.

Devo fare una menzione d’onore anche alla traccia conclusiva del disco "Dominus Inferi" che trovo molto ricca di atmosfere inerenti al concept. E alle linee vocali complessivamente presenti nel disco: sono davvero interessanti. Quanto tempo ci è voluto per mettere in chiaro le idee di 'Rituals of Black Magic' e trasformarle in lavoro concreto? Dalla pre-produzione al disco completato ci sono voluti almeno sei mesi di lavoro molto intenso. Abbiamo voluto avere la possibilità di concentrarci al massimo su ogni aspetto della composizione.

Pur restando perfettamente integrato nel vostro mondo e nel vostro genere d’appartenenza, in che modo e in che cosa, a parer vostro, questo disco si differenzia dagli altri? Questa volta abbiamo voluto affrontare seriamente il tema dell'occulto e dell'esoterismo. Nei lavori precedenti, seppure la tematica fosse presente, era comunque trattata più marginalmente. Stavolta è la protagonista indiscussa, affrontata con serietà e dedizione.

E a livello musicale e compositivo? Avendo prima di tutto deciso i titoli che avrebbero composto il lavoro, abbiamo voluto dare un’impronta più amalgamata, concentrandoci su atmosfere dense e ricche di ambientazioni, ovviamente, cupe ed orrorifiche. Diciamo che la tematica dell’occulto ha profondamente ispirato l’intera sessione musicale/compositiva ed il risultato finale. 

Per affrontare questi temi all’interno dei vostri testi, deduco che vi sia un notevole background culturale e che sia sempre in continuo aggiornamento.  Da dove nasce la passione per queste tematiche e quali sono le vostre principali fonti ispiratrici? Siamo sempre stati tutti bambini strani, con passioni per elementi che, teoricamente, dovrebbero inorridire o almeno terrorizzare i più piccoli. Inoltre siamo tutti appassionati di lettura, arte, teatro e filosofia, che ci ha portati a sviluppare una curiosità acuta la quale, a sua volta, ci ha portati alle soglie dell’occulto e dell'esoterismo. Le principali fonti di ispirazione, da sempre,  per noi sono F. Nietzsche, A. Crowley, A. LaVey, H. P Lovecraft, R. W. Chambers, E. A. Poe.

Copertina di 'Rituals Of Black Magic', in uscita il 19 gennaio per Scarlet Records
 

Chapter Two:
I personaggi.

La vostra storia ormai è di dominio pubblico: voi siete nati come tribute band dei Death SS, la prima se non l’unica band italiana che è riuscita a fare un successo senza precedenti, sventolando alto lo stendardo dell’horror-metal e da lì avete poi identificato il vostro percorso, che vi ha trasformati passo dopo passo nei Deathless Legacy. Senonché anche voi oggi siete, quantomeno a livello nazionale, una delle band più affermate del settore. Io credo che le vostre personalità siano molto forti, così come i vostri personaggi. Vi sentite ormai del tutto indipendenti dalle vostre origini o credete che ci sia ancora un cordone ombelicale legato ai grandi Death SS, anche agli occhi del pubblico? Sicuramente per il pubblico, vista la leggenda che sono i Death SS, il cordone ombelicale è ancora presente. Se il concept dell’horror metal dei Deathless Legacy deve sicuramente molto a quello dei Death SS, ci sentiamo piuttosto indipendenti ormai e crediamo di aver trovato la nostra strada. Ovviamente guardiamo al passato con orgoglio e siamo molto felici del percorso che abbiamo intrapreso.

Quanto c’è dei vostri alter-ego nella vostra vita fuori dal palco e quanto di voi in loro? Personalmente il mio alter-ego ha una vita del tutto sua che si anima autonomamente sul palco. Al di fuori sono una persona molto diversa, anche se, soprattutto quando siamo in pausa dal tour, lo sento scalpitare.

So che i costumi di scena sono spesso ritoccati da voi stessi, se non addirittura creati da zero: sono molto curiosa di sapere la genesi di quella giacca con capelli al posto delle frange, che spesso indossi nei vostri live e che personalmente trovo meravigliosa: si può dire o deve restare un segreto? Semplice! Non portando rancore, i nemici li sistemo subito! A parte gli scherzi, tutto ruota attorno a quel grottesco che tanto amiamo. E i capelli sono particolarmente disgustosi, soprattutto adesso, dopo un paio di anni di tour e almeno uno di pensionamento durante il quale temo abbiano definitivamente preso vita.

I meriti delle vostre scenografie vanno a qualcuno in particolare o nascono tutte dalla commistione delle vostre idee? Dalla commistione delle nostre idee. Sviluppiamo i nostri personaggi di volta in volta seguendo il loro istinto e limitandoci a soddisfare le loro richieste.

Eleonora "Steva" Vaiana (vocals)

Chapter Three:
Le performances.

Un ruolo importantissimo nei vostri live e nella vostra storia artistica lo ricoprono senz’ombra di dubbio le performances. Avete già pensato a come rappresentare questo album dal vivo? Verranno introdotti elementi nuovi? Certo, come da tradizione a ogni nuovo album lavoriamo su nuovi elementi. Ogni brano ha in sé la propria performance, che ci è suggerita dalla canzone stessa. Ogni performance è costruita in base a ciò che evoca il brano e in linea con la storia esemplificata dal testo. Anche per 'Rituals of Black Magic' ci saranno, insieme ai nuovi brani, nuove performance.

Principalmente la struttura delle performance da quale mente nasce? Le performance nascono, generalmente, dopo la stesura definitiva dell’album. Ognuno di noi riflette sul significato delle canzoni e cerca di far sì che la musica ci suggerisca cosa fare. A volte nascono dai nostri incubi notturni, altre da intuizioni, oppure ci vengono suggerite da entità antiche. Annotiamo tutto quanto e successivamente ci troviamo tutti assieme per discutere delle nostre visioni. Dopo aver trovato un punto comune, ci occupiamo della messa in scena e della creazione dei costumi.

Quando vi vediamo salire sul palco sappiamo che sta per iniziare una narrazione ben precisa della storia: c’è molta esperienza teatrale, più che di danza, anche se per muoversi su alcune tipologie di palchi serve davvero tanto equilibrio e tanta padronanza dei propri movimenti. La scelta di rendere queste rappresentazioni più teatrali è dovuta a qualche preciso indirizzo stilistico della band o ad un’attitudine personale di voi ragazze? Cerchiamo di dare udienza (come direbbe Pirandello) ai personaggi che bussano alla nostra porta. Indubbiamente, inserire il teatro, ci aiuta a raccontare tutte queste storie senza che siano presenti le parole dell’attore. Tuttavia non lo definirei teatro puro, ma più teatro-danza, perché il corpo cerca appunto di incarnare personaggi muti. Per cui la parte fisica è estremamente presente, e direi fondamentale.

Sulla copertina di Rituals of Black Magic appare solo la vostra Anfitrite, cioè Valentina Baccelli. C’è un motivo preciso per cui Arianna Nencini (aka The Red Witch) questa volta non c’è? Sarà comunque presente ai live? Arianna è andata a vivere a New York per lavoro. Non possiamo che augurarle la massima fortuna e speriamo di poterla andare a trovare presto, magari in tour.

(A Valentina) Ormai stai diventando un’esperta del settore ed una veterana di live. Pochi mesi dopo il tuo ingresso eri già stata scaraventata sull’imponentissimo palco del Wacken e da lì in poi non sei mancata una sola volta. E’ stato difficile, inizialmente, subentrare a fianco di Arianna e riadattare le scene a due performers o è stato un processo naturale? Valentina (Anfitrite): Il mio battesimo nei Deathless è stato un battesimo di fuoco. Dopo la Metal Battle essere sul palco del Wacken è stato un sogno che si realizzava. Il mio background è prevalentemente di tipo teatrale, teatro di parola e teatro-danza. Scoprire di poter portare queste discipline anche al Wacken è stata una sorpresa meravigliosa. Il processo di adattamento delle performance, è stato profondamente naturale. Mi sono trovata bene a lavorare con Arianna ed è stato piacevole rielaborare o creare da zero nuove performance per due persone.

Quali sono stati, secondo te, i maggiori apporti del tuo personaggio al progetto? Valentina (Anfitrite): Un personaggio che si aggiunge a una storia genera una novità dalla quale ha sicuramente modo di dare un’impronta nuova alla situazione. Con il mio ingresso abbiamo avuto modo di aggiungere un elemento in più all'aspetto generale delle performances, sia lavorando con Arianna che grazie alla mia formazione teatrale, specialmente in 'Rituals of Black Magic'. 

Immagini tratte dall'Halloween Night al Circolo Colony di Brescia - 31/10/2017 (photo: Margherita Bandini)
 
Chapter Four:
Live
 
Abbiamo contato circa 17 live nel 2017: questo 2018 come si aprirà? Quali saranno le tappe principali del prossimo tour?Abbiamo già molte date annunciate: 19 Gennaio al Borderline (Pisa), 20 Gennaio al The One (Cassano d'Adda, MI), 3 Febbraio al Midian (Cremona). E tante altre che potete (e potrete) trovare sulla nostra pagina Facebook.

Qualche anteprima sul luogo del Release Party? La data del Release Party è già stata annunciata e sarà il 19 gennaio al Borderline, a Pisa. In questa fantastica e storica location vi renderemo parteci del nostro rito.

Se vi doveste augurare di solcare un palco eccezionale quest’anno, quale scegliereste? Non ci dispiacerebbe tornare a Wacken! Vorremmo portare il nostro spettacolo in giro per l’Europa e per il Mondo e ci auguriamo di poterlo fare in questo 2018.

Ci lasciate con un saluto per i lettori di Hardsounds e per i vostri fan? Certo! Un saluto agli amici di Hardsounds e un ringraziamento caloroso a Margherita per le belle domande. Ci vediamo presto in tour, preparate le vostre anime!

Steva vi ringrazia per l'attenzione (photo: Raffaele Pisani)

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