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SEM E LE VISIONI DISTORTE

Non esistono solamente artisti di fama internazionale che hanno centinaia di migliaia, se non milioni, di sostenitori sparsi per il globo, piuttosto che sui più disparati social network. Cercando e scavando, tra le pieghe dei locali delle varie città, si trovano anche realtà interessanti che meritano di essere maggiormente approfondite, se non altro perché queste realtà hanno in comune il rock'n'roll come forma di divertimento interiore e come via maestra per diffondere il proprio verbo in un determinato contesto. E' il caso, per esempio, dei milanesi SEM E LE VISIONI DISTORTE che possono ben rappresentare l'emblema della rock band senza troppi fronzoli, e con tanta voglia di divertirsi. Il loro motto che li contraddistingue, #cROCKantezza, spiega bene il loro credo. Un normalissimo bar di Sesto San Giovanni, nelle vicinanze degli studi di Punto Musica, è stata la location per una simpatica chiacchierata con il trio capitanato dal leader Samuele Torresani e dal suo immancabile cilindro.

Benvenuto SeM e benvenuti ragazzi su Hardsounds.it. Prima di tutto, lasciamo libero sfogo alla presentazione della band, soprattutto per chi ancora non vi conosce. SeM: SeM e le Visioni Distorte sono un power trio che si diletta nel rock italiano. La definizione che ironicamente ci diamo è “Come se i Motorhead si fossero mangiati i Rats mentre Caparezza applaudiva”, talvolta viene fraintesa questa definizione. Semplicemente è una definizione che vuole dare un’idea al nostro sound: l’aggressività dei Motorhead, un occhiolino al rock italiano anni ’90 tipico dei Rats, e Caparezza per quanto riguarda i testi che vogliono essere importanti, anche se chiaramente non ci mettiamo al livello di Caparezza che probabilmente è uno dei migliori, se non il migliore autore italiano. Ci siamo formati 2 anni fa, da pochi giorni è l’anniversario della nostra prima uscita live in un locale a Sesto San Giovanni che poi ha chiuso, e cerchiamo di divertirci. Mi piace sottolineare che Davide (il chitarrista, ndr) è l’unico professionista effettivo della band, che porta avanti il senso della professionalità, mentre io e Paride (il batterista, ndr) siamo più i rockettari cazzoni.

Dal nome dato alla band, si dovrebbe evincere che tutto parta dal leader Samuele. E’ Samuele la fonte di tutte le ispirazioni, tradotte poi in musica? Oppure il vostro lavoro è più un lavoro di squadra, in cui ognuno contribuisce in modo importante alle stesura dei brani e delle musiche? SeM: Diciamo che è una mistura delle due cose. A tal proposito chiedo ai miei compagni di intervenire.

- Paride: Tendenzialmente tutto parte da una linea di basso di Sem e noi, con batteria e chitarra, cerchiamo ognuno di mettere insieme le proprie idee.

- Davide: Magari io sono quello più rompiballe nell’arrangiamento, ‘facciamo le cose ma facciamole bene’; mentre loro hanno un approccio un po’ più grezzo, io cerco di limare dove si può limare.” Paride: “E dopo aver finito la musica, arriva una lirica di SeM, e si conclude così. In circa due ore tiriamo giù una canzone, che viene poi perfezionata nel tempo come è giusto che sia.

I pezzi che si possono ascoltare dal vostro EP 'Dal Cilindro' sembrano avere dei punti in comune, come ad esempio affrontare la vita quotidiana con la maggior spensieratezza possibile. Nella vostra sfera personale è questo l’obiettivo che vi ponete? Affrontare la vita senza troppi pensieri, un po’ come in “Whiskey & Rock’n’Roll” e nel videoclip prodotto? SeM: Il concetto di ‘Hakuna Matata’ per quanto mi riguarda forse è un po’ troppo eccessivo.  Uno dei miei motti, oltre alla cROCKantezza che è il motto con cui si è formata la band, è ‘Dont’t lose your magic’, cioè non perdere la tua magia. È una sorta di mantra che cerco di ripetermi ogni giorno, anche quando le cose sono dure e schifose, in un certo senso bisogna cercare di non perdere la propria magia e dare sempre il meglio. Poi, la cosa divertente di questo progetto è che alla fine io mi diverto a fare il frontman cazzone, ed anche i miei soci lasciano una bella impronta con il loro modo di raccontare la vita.”

- Paride: Come dice SeM, è ovvio che la completa leggerezza non è proprio il miglior approccio per vivere la vita. Però non si può neanche avere un approccio totalmente negativo, quindi cercare di vivere sì con leggerezza, ma ricordarsi comunque che la vita è una.

- SeM: La maturità ti ha fatto effetto…

- Paride: Eh sì, la maturità ha tirato fuori il meglio di me…

La produzione dell’EP ha richiesto particolari sforzi sotto vari punti di vista (economico soprattutto), oppure è stato fatto in totale autonomia e con costi sostenibili? SeM: Come scelta personale preferisco non chiedere soldi a nessuno, a parte per le prove perché quelli ce li dividiamo. Per il momento, per quanto riguarda gli investimenti per registrazione, merchandising e ufficio stampa, ad esempio, preferisco giostrarmela io perché questo gruppo è nato sostanzialmente come un mio progetto, al quale credo fortemente.  A due anni di distanza ti dico che senza i miei compagni non sarebbe la stessa cosa. Grazie a loro il progetto è diventata una cosa molto figa. Preferisco però mantenere il peso economico di alcune cose sulle mie spalle perché voglio che loro possano beneficiare di questo progetto leggero e spensierato soprattutto sul lato artistico, che serve a dare al progetto quel qualcosa in più.

- Paride: Certo, poi quando ci sarà il tour mondiale dobbiamo smezzare tutto quanto. Soprattutto gli incassi…

Samuele e il suo cilindro sono ormai un binomio indissolubile. Quando è nato questo attaccamento al quel particolare copricapo? SeM: Mi piace il cappello come accessorio. Il cilindro nello specifico perché è successo che in quel di Torino suonavano i Denimor, band molto particolare e molto molto bravi, probabilmente la mia band emergente italiana preferita in assoluto, tant’è che io ho il tatuaggio con su scritto ‘Don’t lose your magic’ con annesso cilindro perché mi è stato ispirato da una loro canzone, ed è il primo tatuaggio che ho fatto, per farti capire quanto io sia così appassionato di questa band.  Fatto sta che i Denimor andavano in giro a fare i loro live show truccati come clown, molto sullo stile Joker/Jack Nicholson, ed era molto figo con quest’aura circense, ed avevano tutti un cappello diverso: il cantante aveva un cilindro viola, il batterista aveva una bombetta grigia, il bassista aveva un cilindro nero con una banda rossa, ecc. Il 15 settembre 2012 sono venuti a suonare a Cinisello Balsamo (e dove c’era di mezzo anche il mio zampino), ed a fine concerto mi hanno regalato un cilindro. E da quel momento ho iniziato a mettere il cilindro ed è stato bellissimo, perché il cilindro rispecchia il concetto della magia e parte tutto dall’attaccamento a questa band. Giusto per puntualizzare, se non mi vedete con il cilindro in testa nei giorni normali è perché ho i capelli lunghi come ora, o perché fa troppo caldo per metterlo.

Un giudizio veloce da parte vostra sul suo aspetto? Davide: Mah, è un bel ragazzo…è sempre bello con o senza cilindro. Però indubbiamente permette di essere riconoscibile sia sul palco che fuori.

- Paride: Devo dire che inizialmente non la trovavo una grande idea, però devo ammettere che a distanza di due anni è diventato ormai un marchio, se non il marchio della band. Quando si nomina SeM e le Visioni Distorte, vengono subito associati a quelli con il cilindro.

Penso che anche la controparte femminile avrà gli occhi ringiovaniti da questo aspetto…(espressione desolata di SeM…)

Bene, ok. Passiamo alla domanda successiva….Davide: La controparte femminile è tutta concentrata su Paride.

- SeM: “Ci teniamo a puntualizzare che Paride è il sex symbol della band. In pratica abbiamo creato un mostro fin da subito…

(photo by Ivan Licheri)

La vostra descrizione sintetica è la seguente: “Come se i Motorhead si fossero mangiati i Rats mentre Caparezza applaudiva”. Sono queste tre figure musicali i vostri punti di riferimento? Come approccio sia musicale che spirituale e di pensiero, a quale dei tre vi avvicinate di più? SeM: Ci tengo a sottolineare che questa è una definizione più legata al sound della band. Perché poi Paride e Davide hanno anche altre influenze musicali, ed è fighissimo perché a volte suonano completamente contrastanti, ma che poi confluiscono in questa band.  Io mi sento molto vicino a Lemmy, non tanto perché mi faccio di speed, che non ho ma provato anche se c’è sempre il tempo per farlo, o perché sono un alcolizzato anche se me la cavo abbastanza, ma più che altro credo che sia stato una figura davvero istituzionale nel mondo del rock. La sua autobiografia “La sottile linea bianca” mi ha aperto un mondo per quella che era la sua mentalità, sopra e sotto il palco. Un modo di fare assolutamente coerente, dritto, preciso e potente come la sua figura. Quindi Lemmy è la figura che mi ispira di più dal punto di vista musicale.

- Davide: Oltre a Lemmy, direi proprio i Motorhead perché sono portato più verso la lingua inglese nell’ambito rock, tant’è che questo è il primo e forse ultimo progetto in cui suonerò per un cantante che canta in italiano.

La vostra parola d’ordine, il vostro hashtag è #cROCKantezza, che ormai vi accompagna da sempre. Se doveste associare la vostra musica ad un piatto tipico, quale piatto sarebbe? Paride: Sicuramente un piatto variegato, con tanti gusti diversi, tante cose che magari non si sposano tra di loro, tipo la pizza con l’ananas; due cose che magari nessuno assocerebbe, ma che poi possono essere una figata.

- Davide: Magari un piatto anche esplosivo, potente a livello di gusto, un po’ piccante però simpatico. Piccante ma simpatico. Non c’è una risposta precisa, ci penseremo…

(SeM ci sta ancora pensando…)

Samuele, sappiamo, soprattutto tramite il tuo profilo facebook, della tua esperienza nel Regno Unito. Che apporto ti ha dato nel tuo bagaglio culturale e musicale vivere in UK? SeM: Io ho vissuto ad una mezz’ora di distanza da Londra, nella contea del Kent, nella ridente cittadina di Seven Oaks. Quello che ho potuto vedere dal punto di vista musicale, a parte che ci sono persone che hanno la mia percezione perché siamo inseriti in un mondo in cui si guarda tanto su Facebook, si conoscono persone per quello che scrivono su Facebook. La cosa che mi sta sulle palle delle persone che ho su Facebook è questo mito dell’estero, dove è tutto più bello e più figo. Secondo me, questa è una visione da limare un attimino, perché la gavetta esiste ovunque, le cover band esistono ovunque perché le prime serate che ho visto di musica live in Inghilterra sono state di gruppi che facevano cover. A volte c’è troppo mito nei confronti dell’estero. Probabilmente lo spirito con cui affrontano tutto è un po’ più serio, più concentrato; anche le figure del settore magari sono un po’ meno sprovvedute. Comunque, non c’è nulla da fare, tutto il mondo è paese e quindi gli imbroglioni, i bamboccioni, ecc. te li ritrovi ovunque. E questo mi ha dato da pensare. La cosa mi ha lasciato chiaramente un po’ di amaro in bocca, pensando all’Italia, è che in Inghilterra anche un baretto sfigato, il pub più piccolo del mondo può organizzare musica con nessun tipo di limitazioni; non ti mettono problemi, i costi sono decisamente inferiori, ed è stato anche divertente, in uno dei primi pub che ho frequentato, spiegare un po’ a grandi linee com’è la SIAE in Italia, come viene gestito lo spettacolo dal vivo in un locale, e vedere da parte loro facce abbastanza perplesse e sconvolte. L’altra cosa che mi piace un sacco sono le ‘open this night’, che sinceramente qua ho trovato molto. Un giorno infrasettimanale un locale mette a disposizione impianto audio, un paio di strumenti, la gente arriva e si prenota, fai tre canzoni e hai altri amici che ti ascoltano, ed è un’occasione per incontrare altra gente appassionata. Qua in Italia abbiamo le ‘jam sessions’, ma non sono propriamente la stessa cosa. L’ultima cosa che vorrei dire è che ho avuto la possibilità di suonare con gente inglese, ed è bellissimo vedere come la musica sia un linguaggio universale, nel senso che anche se il tuo inglese fa cagare e la tua pronuncia è una schifezza, nel momento in cui ti metti con il tuo strumento in mano e hai altre persone che ci credono, si crea un’alchimia molto bella.

Che carica vi dà suonare con Davide Pozzoli, che sappiamo suona in una band italiana importante come i Planethard? E che tipo di carica riceve Davide suonando con la creazione di Sem? Davide: Sinceramente con SeM ho un ruolo molto più importante rispetto a suonare con i Planethard, più che altro perché nella band di SeM sono l’unico chitarrista, e quindi la sezione armonica la porto io, gli assoli sono solo miei e li gestisco come voglio io, e sul palco siamo in tre, quindi di meno rispetto ai Planethard dove siamo in cinque, ed anche l’attenzione è divisa in cinque persone, mentre in questo caso siamo in tre e quindi mi sento molto più responsabilizzato. Poi, scrivendo i pezzi ho molta più responsabilità perché con i Planethard, appunto, servo solo come chitarra in più durante i live. Però sono tutte e due ottime esperienze di cui sono orgoglioso.

- Paride: Essendo io molto più giovane rispetto a loro due, le esperienze che avevo fatto erano davvero molto poche quando iniziai. Questo è il primo progetto importante per me, e sicuramente sono due membri che mi stanno facendo crescere molto sia a livello umano che musicale, e Davide è, come dice SeM, forse il professionista della band, e quindi io da lui posso solo imparare molto. Infatti di qualsiasi consiglio ne faccio sempre tesoro. Ho molto rispetto per lui.

- SeM: Devo ammettere che è una figata suonare con Davide. Noi ci siamo conosciuti in circostanze bizzarre, e tra parentesi avevi appena cominciato a suonare con i Planethard, erano le prime uscite. Io cercavo disperatamente un chitarrista per fare questa band; lui suona la chitarra e suona da paura, e ci siamo conosciuti. Io lo definisco il professionista della band perché, al di là del fatto che ha effettivamente una conoscenza teorica e pratica di grande livello, è un dato oggettivo e non mi vergogno di dirlo. A me piace suonare con Davide perché ha tanto gusto nel modo di fare le cose. Sicuramente a volte scappano delle battute sul fatto che ha suonato con i Planethard di supporto agli Scorpions, o di quando hanno suonato al Gods of Metal di qualche anno fa, e quindi suonare in palchi importanti. Quindi chapeau. Dall’altra parte, mi piace la diversità che hanno i due progetti, perché sempre di rock si parla, ma i Planethard sono di un altro pianeta, e noi invece ci muoviamo in altri lidi un po’ più pazzi. Mi piace che Davide sia un chitarrista così versatile, e poi mi piace un sacco, e musicalmente parlando è veramente tanta roba.

Quali sono state le serate live che vi hanno particolarmente soddisfatto? E se c’è stata invece quale situazione spiacevole? Davide: Mi ricordo in particolare un paio di serate. Una in provincia di Genova, a Cavi di Lavagna, alla ‘Tana del luppolo’. Una serata elettrica in un locale che era forse la metà di questo bar (sede dell’intervista, un due locali in sostanza, ndr), con gente disposta ad ascoltare e a divertirsi, siamo piaciuti, in una situazione in cui ci siamo dovuti arrangiare ad un livello che neanche i primi Nirvana si arrangiavano così. Cavi direttamente nelle casse senza passare dal mixer, asta scocciata col Super Attack per tenerla su, perché arriviamo lì e noi gli diciamo: ‘Noi abbiamo portato questo. Cosa c’è nel locale? Niente…’. Bene, chiamiamo altri locali della zona per vedere se potevano prestare qualcosa. Poi alla fine la serata è andata benissimo, abbiamo mangiato benissimo. L’unico posto dove si mangia male è Milano. E l’altra serata che mi è piaciuta molto è stata al Blue Rose di Bresso (MI), tipo il 26 dicembre, dove abbiamo fatto un concerto noi, e poi jam con altri ragazzi sul palco a suonare con noi. Ed era la prima volta, o forse la seconda, che SeM tornava dall’Inghilterra e quindi c’era tutta la gente che era venuta a salutare SeM, in un Blue Rose pieno con gente che cantava le nostre canzoni, ed anche grazie ai parenti di Paride come vocal people. Per me sono queste due serate ad essere ricordate.

- SeM: Giusto per citarne un’altra di serata, a me non era dispiaciuta l’atmosfera che si era creata alla finale del Rock In Park. E poi il Legend Club è uno dei locali di musica live più importanti di Milano. Una serata proprio brutta fino in fondo è veramente difficile trovarne, non credo ci siamo mai riusciti.

Forse l’unica serata un po’ particolare dal punto di vista organizzativo è stata quella in Liguria, che poi avete recuperato suonando e ricevendo apprezzamenti…Davide: Sì, se arrivava una band con la puzza sotto al naso diceva: ‘No no, qui non ci torniamo più’.

- SeM: E invece ci vogliono ancora.

Guardando sia la dimensione dell’ascolto musicale sotto diversi formati (cd, streaming, ecc.), sia la dimensione live, come pensate sia l’interesse degli ascoltatori medi italiani verso proposte musicali prettamente underground come la vostra, partite dal basso, le quali si sbattono molto, in termini di tempo, impegno e soldi? La gente è interessata a seguire questo tipo di proposta musicale, ha dei riscontri positivi? SeM: Ti dico, per quella che è la mia esperienza personale io ho avuto due band importanti: la mia prima band con cui facevo metal, e questa qua. Poi ho avuto altre robe, però metterei queste due come le più importanti. Guardando la mia band e guardando cosa c’è attorno, ti dico che secondo me dipende un po’ dalla tua attitudine e un po’ da quello che proponi. Nel senso che è vero che l’ascoltatore medio magari è interessato di più a quello che è fatto da RTL, da Amici, ecc. Ma non è vero che non ascolta la musica underground.  Ad esempio, avendo Paride nella band, lui ha tanti amici giovani che hanno altri gusti musicali, però vengono a sentirci, e tornano. Questo mi ha fatto pensare, nel senso che se il rock non è il tuo genere di punta, e torni per una band di cazzoni sconosciuta che fa rock, vuol dire che l’ascoltatore medio non è proprio uno stupido. Bisogna semplicemente trovare il modo in cui presentargli la proposta. D’altro canto, penso che attualmente ci sia troppo mercato, troppa roba perfetta per il mercato, troppe cose. Anche Youtube, dieci anni fa era una piattaforma di nicchia in cui c’erano pochi video; adesso invece tutti con Gmail hanno un account su Youtube, e tutti possono caricare video. È una cosa che, secondo me, è stata portata all’ennesima potenza.

A questo punto immaginate di trovare una porta con un cartello con su scritto “Futuro”. Aprendo questa porta, cosa riuscite a vedere? Davide: Per il futuro stiamo scrivendo nuove canzoni.

- SeM: Ho deciso di tornare in Italia a fine luglio. E parte della motivazione è anche questo progetto, giusto per farti capire che sono completamente fuso o forse perché ci credo troppo. Però a me piace molto lavorare con loro e non vedo perché non debba continuare a portare avanti quello che abbiamo coltivato. Quindi assolutamente canzoni nuove, e non perché non mi piace suonare le mie canzoni, ma perché sento l’esigenza di fare qualcosa di nuovo. Si sta pensando, prima di pubblicare ogni altra cosa, di cercare un’etichetta, fare delle pre-produzioni da proporre a qualcuno, e poi nel momento in cui si dice ‘Ok, possiamo lavorare con te in una certa maniera’ possiamo pubblicare. Fino adesso abbiamo avuto un approccio DIY (DoItYourself), abbiamo fatto sempre tutto noi. Adesso cerchiamo di fare uno step in più. Già ‘Dal cilindro’ rispetto a ‘cROCKantezza’ è uno step in più. Adesso è il caso di guardare a qualcos’altro ancora, quindi la collaborazione con un’etichetta, piccola o grossa adesso lo vedremo. Poi, pensare ad un booking più serio, perché sinceramente fare del booking per i fatti nostri è piuttosto arduo. Questo non vuol dire che non ci siamo riusciti, però è sempre meglio che ci sia qualcuno a darci una mano in questo, per quanto riguarda gestione di interviste, comunicati, uscite video, ecc.

- Paride: Dietro la porta con su scritto ‘Futuro’ c’è il verbo ‘crescere’.

Vi ringrazio per quest'intervista. Da ultimo, vi chiedo di fare un messaggio rivolto sia ai lettori di Hardsounds.it, sia agli appassionati di musica in generale. Un messaggio che spinga loro a seguirvi ed ascoltarvi. SeM: Io di solito saluto dicendo stronzate tipo ‘Pace, amore e rock’n’roll’, oppure ‘cROCKantezza’, ‘Fuoco e fiamme, whiskey e rock’n’roll’ che è un po’ quello che ci contraddistingue. (con atteggiamento da spot pubblicitario) Seguiteci perché la nostra musica vi servirà per farvi una grassa risata e cercare emozioni vere. 

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