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EDGUY: ROCKET RIDE

data

22/01/2006
80


Genere: Power Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Anno: 2006

Ripetersi dopo il successo dello strepitoso “Hellfire Club” sembrava una cosa impossibile ma tant’è che il collaudato gruppo di Fulda è riuscito nuovamente in quest’impresa spiazzando chi, dopo aver visto la goliardica copertina, non avrebbe scommesso più di due lire su questo disco. Dopo due anni gli Edguy tornano a farsi sentire e questo “Rocket Ride” rappresenta un ulteriore fondamentale tassello della loro carriera. E’ inutile negarlo, qualcosa è cambiato rispetto al passato. Quello che salta all’orecchio ascoltando questo nuovo disco è che gli Edguy stanno lentamente abbandonando il loro lato più “tenebroso” (con tante virgolette) e gli elementi classici del genere per dedicarsi ad un sound di maggiore spinta ed impatto, dal taglio ancora più hard rock rispetto al passato, con il solo grande obbiettivo di divertirsi e far divertire. Ne sono prova l’artwork volutamente provocatorio (immaginatevelo sullo scaffale del negozio in mezzo a tutte le copertine metal o accanto allo stesso “Hellfire Club”, rende l’idea no?) e le mirabolanti trovate inscenate da Sammet che sicuramente rimarranno impresse nella vostra memoria. C’è anche da dire che non tutto il lavoro degli anni passati è andato perduto, la “vecchia” vena si manifesta forte e valida in più di un occasione. Ad esempio l’opener “Sacrifice” è un vero e proprio gioiello ricco di pathos e forte di un songwriting decisamente maturo. Con i suoi otto minuti non fa rimpiangere suite del calibro di “Tears Of A Mandrake” o “The Piper Never Dies” cosa che invece accadrà con “The Asylum”, brano dotato di buone idee ma nel quale troppo spesso vengono alla luce i richiami alla già citata suite di “Hellfire Club” . La titletrack è un potente brano power alla Edguy, degno del titolo che porta, mentre la successiva “Wasted Time” sembra avere qualche arma in più come un chorus potente e delle gustose parti strumentali. Ad impegnare maggiormente il buon Felix Bohnke alla batteria ci pensa la potente “Return To The Tribe”, ottima cavalcata nella quale Sammet s’inventa un solo di chitarra cantandolo direttamente nella distorsione (un genio, sono morto dalle risate.) e che non sfigura accanto a quello vero ed ottimo di Jens Ludwig. Sempre in tema di “gag” parliamo di “Catch Of Century”, che di per se risulta un classico brano alla Edguy come la successiva “Out Of Vogue”, dove però nel finale troviamo un simpatico siparietto tra Sammet ed il produttore Sascha Paeth (volete saperne di più? Leggetevi l’intervista!). La vena “nuova” si manifesta in principio con brani come “Matrix”, il cui inizio lascia piuttosto perplessi ma che successivamente ci regala un gustoso mid-tempo. Sorprende anche la ballad “Save Me” che salta fuori dal coro delle solite smielate come “Scarlet Rose” o “Sands Of Time” e che risulta un piacevolissimo brano “rock” tutto da cantare. Il trittico finale non vuole essere da meno ed anzi, probabilmente è da considerarsi come l’apice dell’intero album o quantomeno del divertimento. Il singolo “Superheroes” oramai non ha più bisogno di presentazioni e se non è già diventato un inno poco ci manca. L’arrogante hard rock di “Fucking With Fire” mi ha conquistato, nonostante la sua infinita vena ironica, con il suo riffin’ ruffiano mentre la vera perla è “Trinidad”, capitolo successivo dell’esplosiva “Lavatory Love Machine” anch’essa tutta da cantare e dotata di un energia positiva fuori dal comune. Questo nuovo “Rocket Ride” per tutti i fans degli Edguy sarà senz’ombra di dubbio una sorpresa anche se il risultato complessivo è leggermente inferiore rispetto ad “Hellfire Club”. Un album potente e divertente nel quale troviamo il giusto bilancio tra il vecchio operato della band e quello che ci preserverà probabilmente il futuro.

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