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EVANESCENCE: THE OPEN DOOR

data

20/10/2006
81


Genere: Nu Gothic Metal
Etichetta: Wind Up/Sony
Anno: 2006

Guess who’s back? Gli Evanenescence. La ‘versione americana dei Lacuna Coil’ come a qualcuno piace definirli, che avevano fatto il botto poco più di tre anni fa con lo strepitoso “Fallen”, eccellente e freschissimo concentrato di gothic e nu metal perfettamente bilanciato tra sfacciataggine commerciale e musicianship di prim’ordine. Le aspettative per un nuovo capitolo targato Amy Lee e soci non erano delle migliori. Ben Moody (mastermind ed ex ragazzo storico della graziosa frontwoman) che se ne va sbattendo la porta, uno strombazzato fidanzamento col tizio dei Seether poi scaricato a causa del suo alcolismo, una line up sfaldata, denunce contro il manager per molestie sessuali… insomma, tutto ciò che circondava gli Evanescence nell’ultimo anno e mezzo sembrava essere diventato nient’altro che una farsa, un giocattolo sfuggito di mano ad una ragazzina viziata. E invece tutti quelli che pensavano questo è bene che si ricredano in fretta. Arruolata una nuova band di tutto rispetto (il nuovo lead guitarist e compositore Terry Balsamo fa rimpiangere ben poco il paffuto Moody), Amy Lee torna alla carica con la voglia di bissare il successo del debut, cosa che tra l’altro sembra le stia riuscendo piuttosto bene. Personalmente ai primi ascolti questo “The Open Door” mi è sembrato un disco men che mediocre; incompiuto quasi, i brani apparivano quasi incompleti come abbozzi di qualcosa che non era mai nato. E’ bastata una decina di giri per farmi cambiare idea in modo diametralmente opposto. “The Open Door” è un platter maturo, ricco di feeling e pathos, sicuramente meno immediato di “Fallen” (e ahimè meno ruffiano, ma questo è ancor più soggettivo) ma altrettanto solido, se non di più. Soprattutto per merito di una prima parte assolutamente da urlo, con “Sweet Sacrifice”, il singolo “Call Me When You’re Sober”, la ballad “Lithium” e il trittico “Cloud Nine”, “Snow White Queen” e “Lacrymosa” a dettare legge. Peccato solo per una seconda parte non altrettanto carica di emozioni ma che di frecce al suo arco ne ha eccome. Insomma, la porta è aperta, e io vi consiglio caldamente di entrarci.

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