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MEMORIZED DREAMS: THEATER OF LIFE

data

25/05/2004
42


Genere: Power Metal
Etichetta: Sound Riot Records
Anno: 2004

Dispiace sempre stroncare una nuova uscita, ma è davvero difficile promuovere un lavoro scarso come questo "Theater Of Life" dei Memorized Dreams. Il gruppo, nato nel 1999, parte come cover band di Stratovarius e simili, cambiando alcuni elementi diventa una prog-band, e alla fine ritorna alle origini, proponendo un power metal MOLTO manieristico e assai poco originale. Inutile dire che da premesse del genere non ci si può aspettare molto... e infatti l'intero cd risulta essere l'ennesimo prodotto senza senso che il mercato del power metal ci propone. Con un'aggravante: il cantante è uno dei più irritanti e incapaci che io abbia mai sentito, con un'espressività pari alla mia segreteria telefonica. Capisco che non tutti possano cantare come Matos o Kiske, ma almeno eliminare le stonature... soprattutto in un lavoro in studio!!! Ma veniamo ai brani che compongono il cd... dopo la breve opener "Welcome To The Theater", ci troviamo di fronte a "Cardinal Sin", brano Hard n' Heavy che non sarebbe nemmeno brutto... se non fosse che il ritornello è veramente insulso e fastidioso. E già si intuisce che la qualità generale non è granchè, anche perchè la produzione dell'intero lavoro lascia alquanto a desiderare. Ma sorprendentemente la terza traccia, "Haloes And Wings", risolleva il morale dell'ascoltatore: con una ritmica power metal serrata e divertente e un ritornello molto "catchy", è sicuramente una bella canzone, la migliore dell'album. Purtroppo da questo momento in poi entriamo in una spirale discendente che arriverà a livelli che credevo inimmaginabili per dei professionisti... e allora ecco "Gates Of Heaven" (con la partecipazione speciale di Olaf Hayer, cantante di Luca Turilli), vero e proprio minestrone di tutto quello che c'è già stato nel power metal, o "Sea Of Oblivion", ballad melensa e davvero brutta. Ma l'orrore supremo viene raggiunto con "Revelating Paradise", brano che oltre ad essere insipido rivela i grossi limiti del cantante Terje Harøy, in seria difficoltà negli acuti (e non solo). Il disco si conclude con "Crimson Dream", pezzo abbastanza interessante e ben costruito, ma rovinato (tanto per cambiare) da un cantato davvero non all'altezza della situazione.

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